Monta a Roma la paura di un sistema di potere smascherato e colpito a morte. PD e Pdl, destra e sinistra, si scopre con inoppugnabile evidenza dagli atti della Procura, da anni si sono date appuntamento a una trasversale e solidale greppia. Mafia Capitale è diventata tale in vent'anni e passa di queste pratiche predatorie fraterne. Carminati, Buzzi, Oldevaine, sono stati in cucina i masterchef assoluti di questi vomitevoli intrugli. Il panico del si salvi c...hi può sta producendo effetti che sarebbero esilaranti se non fossero sconvolgenti. Ignazio Marino, che è atterrato su questa montagna di letame come una astronave piovuta dallo spazio, oggi viene difeso ad oltranza dallo stesso PD che prima ha fatto di tutto per ostacolarlo. Nello stesso tempo, all'unisono, destra e M5S ne reclamano le immediate dimissioni additandolo come responsabile del malaffare in pieno e in toto. La destra puntando sul detto: tutti responsabili, nessun colpevole. Il M5S, dispiace dirlo, come belva che sente l'odore del sangue e intravede la possibilità, se tutta la politica a Roma crolla, di assurgere al Campidoglio come salvatore della Patria.
Ignazio Marino è l'ultimo baluardo, in tanto trasversale calcolo opportunistico e schifezza, di limpida e generosa, anche se a volte un pò ingenua, onestà. Tolto di mezzo lui, andrebbe in scena un incontrollabile demoniaco sabba.
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Nel Partito Democratico romano c’è un contesto molto malato. Le dichiarazioni di Anzaldi che ha detto che a Roma le cose non vanno e che Marino non ha passione? Anzaldi, più che occuparsi della passione di Marino, dovrebbe preoccuparsi del problema che tre consiglieri del PD sono stati arrestati. Parlare d'altro è poco comprensibile, bisogna imparare a stare zitti, meglio tacere che dire cazzate. A Roma i miei compagni di partito secondo me non hanno ancora capito: il prob...lema non è continuare a cercare di colpire Marino. Mi aspetterei dai compagni romani un po’ di autocritica, questo tiro al piccione nei confronti di Marino è incomprensibile, ma è possibile che davanti a una situazione del genere il problema sia lui? Lo aiutino, Marino, invece di fare il tiro al piccione. Lo dico con una certa sofferenza: che la smettano di rompere i coglioni a Ignazio Marino”. (Esposito, commissario del PD a Ostia dopo l'arresto del precedente minisindaco Tassone)
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Gian Carlo Marchesini
Ignazio Marino è l'ultimo baluardo, in tanto trasversale calcolo opportunistico e schifezza, di limpida e generosa, anche se a volte un pò ingenua, onestà. Tolto di mezzo lui, andrebbe in scena un incontrollabile demoniaco sabba.
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Nel Partito Democratico romano c’è un contesto molto malato. Le dichiarazioni di Anzaldi che ha detto che a Roma le cose non vanno e che Marino non ha passione? Anzaldi, più che occuparsi della passione di Marino, dovrebbe preoccuparsi del problema che tre consiglieri del PD sono stati arrestati. Parlare d'altro è poco comprensibile, bisogna imparare a stare zitti, meglio tacere che dire cazzate. A Roma i miei compagni di partito secondo me non hanno ancora capito: il prob...lema non è continuare a cercare di colpire Marino. Mi aspetterei dai compagni romani un po’ di autocritica, questo tiro al piccione nei confronti di Marino è incomprensibile, ma è possibile che davanti a una situazione del genere il problema sia lui? Lo aiutino, Marino, invece di fare il tiro al piccione. Lo dico con una certa sofferenza: che la smettano di rompere i coglioni a Ignazio Marino”. (Esposito, commissario del PD a Ostia dopo l'arresto del precedente minisindaco Tassone)
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L'ho già detto e scritto ma mai come in questo caso repetita juvant.
Penso di essere stato l'unico negli ultimi anni ad avere tenuto un diario costante e pubblico di critica battente, dall'interno dell'impegno politico in un Circolo del PD romano, nei confronti di tutti i fatti, gli episodi e i comportamenti a mio giudizio opachi, scorretti, antidemocratici e politicamente manipolativi di cui via via sono stato osservatore. A contatto di ogni manifestazione di logiche di un ...certo dominante brodo di cultura - il fare politica come competizione tra gruppi, bande e cordate nella conquista di opportunità e risorse pubbliche - ne sono stato pubblico ed implacabile denunciatore. Insomma, ho preso sul serio principi e valori dichiarati, e ne ho preteso l'osservanza e la pratica nei comportamenti concreti. Perfino chi mi era più consonante e vicino, nel Circolo e nel Partito, mi giudicava, per la mia foga argomentata e indignata, un idealista un pò folle e un ingenuo poeta. Ahimé, i fatti emersi con Mafia Capitale mi hanno largamente sopravanzato e quasi annichilito. Ma perfino io, al Circolo e nel Partito ultimo arrivato, me n'ero perfettamente reso conto - anche se non nella consistenza criminale pervasiva ora emersa.
A determinare l'avvio di questo mio impegno furono, nell'estate del 2009, due avvenimenti: l'uccisione ad Acciaroli di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica e impegnato politicamente nel PD, per il suo impegno intransigente a difesa della legalità e dell'ambiente. E le primarie, allora entusiasmanti e serie, cui partecipò Ignazio Marino, allora ancora oggetto politico misterioso, che a me apparve subito come antidoto necessario all'imperversare evidente della mala politica. Questa mia esperienza si è trasformata in un libro, Diario militante, che ho presentato e discusso con don Roberto Sardelli, Luciana Castellina, Umberto Croppi e Pietro Folena. Altri - Morassut e Goffredo Bettini, tanto per fare due nomi - incuriositi si sono avvicinati, ma, dopo averlo letto ed elogiato, allarmatissimi sono scomparsi.
Da un anno non frequento più il Circolo di Via Catanzaro, che vide tra i suoi iscritti anche Pietro Ingrao e negli anni della Resistenza fu base operativa partigiana. I troppi episodi di guerra del PD romano contro Ignazio Marino, subìto da molti obtorto collo, mi hanno definitivamente disgustato.
Ora seguo con attenzione Civati e Landini, e mi impegno senza riserve nelle battaglie dei comitati e delle associazioni a tutela dei beni comuni e dell'integrità del territorio e dell'ambiente.
Confesso infine che Orfini, commissario del PD romano, non mi convince né appassiona. E' stato dirigente del Partito durante gli anni in cui il marciume di mafia Capitale si propagava. Ci vuole ben altra tempra, esperienza e personalità per contribuire a ridare credibilità a un Partito così devastato.
A proposito: dove è finito Fabrizio Barca?
Penso di essere stato l'unico negli ultimi anni ad avere tenuto un diario costante e pubblico di critica battente, dall'interno dell'impegno politico in un Circolo del PD romano, nei confronti di tutti i fatti, gli episodi e i comportamenti a mio giudizio opachi, scorretti, antidemocratici e politicamente manipolativi di cui via via sono stato osservatore. A contatto di ogni manifestazione di logiche di un ...certo dominante brodo di cultura - il fare politica come competizione tra gruppi, bande e cordate nella conquista di opportunità e risorse pubbliche - ne sono stato pubblico ed implacabile denunciatore. Insomma, ho preso sul serio principi e valori dichiarati, e ne ho preteso l'osservanza e la pratica nei comportamenti concreti. Perfino chi mi era più consonante e vicino, nel Circolo e nel Partito, mi giudicava, per la mia foga argomentata e indignata, un idealista un pò folle e un ingenuo poeta. Ahimé, i fatti emersi con Mafia Capitale mi hanno largamente sopravanzato e quasi annichilito. Ma perfino io, al Circolo e nel Partito ultimo arrivato, me n'ero perfettamente reso conto - anche se non nella consistenza criminale pervasiva ora emersa.
A determinare l'avvio di questo mio impegno furono, nell'estate del 2009, due avvenimenti: l'uccisione ad Acciaroli di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica e impegnato politicamente nel PD, per il suo impegno intransigente a difesa della legalità e dell'ambiente. E le primarie, allora entusiasmanti e serie, cui partecipò Ignazio Marino, allora ancora oggetto politico misterioso, che a me apparve subito come antidoto necessario all'imperversare evidente della mala politica. Questa mia esperienza si è trasformata in un libro, Diario militante, che ho presentato e discusso con don Roberto Sardelli, Luciana Castellina, Umberto Croppi e Pietro Folena. Altri - Morassut e Goffredo Bettini, tanto per fare due nomi - incuriositi si sono avvicinati, ma, dopo averlo letto ed elogiato, allarmatissimi sono scomparsi.
Da un anno non frequento più il Circolo di Via Catanzaro, che vide tra i suoi iscritti anche Pietro Ingrao e negli anni della Resistenza fu base operativa partigiana. I troppi episodi di guerra del PD romano contro Ignazio Marino, subìto da molti obtorto collo, mi hanno definitivamente disgustato.
Ora seguo con attenzione Civati e Landini, e mi impegno senza riserve nelle battaglie dei comitati e delle associazioni a tutela dei beni comuni e dell'integrità del territorio e dell'ambiente.
Confesso infine che Orfini, commissario del PD romano, non mi convince né appassiona. E' stato dirigente del Partito durante gli anni in cui il marciume di mafia Capitale si propagava. Ci vuole ben altra tempra, esperienza e personalità per contribuire a ridare credibilità a un Partito così devastato.
A proposito: dove è finito Fabrizio Barca?
Gian Carlo Marchesini
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