All’inizio della storia crudele e tragica (altrimenti sarebbe ridicola) della Grecia e dei suoi creditori, si trova un falso perpetrato dai governanti greci che accreditavano la crescita del PIL del paese oltre il 3,5% annuo.
Era una bufala, di cui tutti erano a conoscenza; la realtà, già prima dell’intervento “salvatore della Troika, era di recessione (in effetti non si capisce come fosse possibile, anche senza andare tanto per il sottile, che mentre la “crisi” aveva colpito tutti, una economia debolissima come quella della Grecia, paese corrotto, con una evasione fiscale alle stelle, potesse essere in stato di grazia).
La Europa a 18 ha deciso di prendere i dati per buoni e la Grecia è entrata nell’Euro.
Quando la sostenibilità della bugia è diventata impossibile e i trucchi contabili per sostenerla, troppo evidenti, la verità è venuta a galla.
La falla nei conti pubblici era allora di una entità facilmente assorbibile. Sarebbe stato sufficiente che le banche estere (principalmente tedesche e francesi) che vantavano crediti fossero “salvate” dai rispettivi stati, o, almeno che il bilancio della UE assorbisse le perdite delle Banche – cosa certamente fattibile senza traumi – e la cosa sarebbe stata messa sul binario giusto. Alla Grecia, si sarebbe allora giustamente chiesto di approvare riforme della fiscalità, del sistema pensionistico, dell’iva.
La soluzione escogitata è stata sì di accollare ai paesi dell’euro il salvataggio delle banche, ma non potendolo fare impunemente, si è scelto di farlo pagare alla Grecia, che, con un’economia dissestata, ha avuto bisogno che i soldi per questo, le fossero imprestati.
Si è entrati così in una spirale senza fine, in cui le parti hanno giocato a rimpiattino, mettendo iniseme riforme, rigore, finto sviluppo, debiti, ...
La cura imposta dalla Troika nel 2010 e nel 2011, ha approfondito la caduta del PIL greco, attraverso le solite regole del FMI che sono sempre le stesse e non vengono modulate a seconda dello stato e della natura del debitore e, ben sapendo che non sarebbe stato possibile cavare vino da una zucca, i soldi per pagare i debiti sono stati imprestati.
Nei “salvataggi” del 2010 e del 2011 i prestiti sono ammontati, se non sbaglio, a 237 miliardi di euro.
Tra ricapitalizzazione delle banche greche (di cui nessuno ha preteso la nazionalizzazione; la ricetta prevede solo privatizzazioni) – circa 19% del totale dei prestiti - e rimborsi di interessi e capitale dei prestiti, man mano in scadenza – 70% circa – i miliardi imprestati se ne sono andati per circa l’89%. Alla Grecia, per alimentare la “ripresa”, circa l’11%, cioè poco più di 25 miliardi di euro.
Adesso, altri 7,5 miliardi per riaprire le banche greche e tra gli 80 e i 90 miliardi di euro che, di nuovo serviranno per pagare i creditori.
La soluzione prospettata dalla commissione europea di usare il fondo salva stati della UE, per fornire alla grecia i 7,5 miliardi necessari per l’immediato, non è praticabile perchè non riguarda i paesi dell’euro, ma la UE intera e la Gran bretagna ha già detto che il fondo non si tocca. Intanto, a giorni scadono 3,5 miliardi che la grecia deve ripagare alla BCE e i soldi non ci sono.
Allora Tsipras si è davvero confuso e ha condotto le cose in modo scriteriato. L’unico dato certo è che non ci si sottrae impunemente al regime.
Ma c’era un modo “valido” per risolvere la questione, che la grecia avrebbe potuto proporre? Ne dubito fortemente.
Il risultato è che, finalmente il FMI ha detto la verità: la Grecia non è in grado di sostenere il debito. Con le sue forze i soldi non torneranno mai nelle tasche dei creditori.
Allora?
Il guaio è tanto grande da mettere in discussione l’esistenza stessa dell’euro e della europa a 19, se non anche quella a 28.
La democrazia, ingarbugliata e spesso ferita della Grecia ( non dico che abbia imparato dalla Germania, o dall’Italia o dalla Spagna o dal Portogallo o dall’Ungheria...., ma certo non ha avuto buoni esempi) , non sta poi tanto male in un consesso di stati che hanno saputo fare scempio dell’idea di Europa.
L’idea liberista del capitalismo non consente eccezioni. Non sono gli stati, i governi, che possono decidere. Sono le regole ferree dell’economia “di mercato” che stabiliscono le soluzioni possibili.La democrazia non è un requisito necessario.
Temo di sapere quale sia la soluzione per tutti noi.
Umberto Pradella
Nessun commento:
Posta un commento