25 luglio 2015

Recensione film: UN MONDO PERFETTO di Clint Eastwood


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Locandina italiana Un mondo perfettoPoster Un mondo perfetto  n. 1

 
 
UN MONDO PERFETTO

di Clint Eastwood

del 1993
 
In questo film si ritrovano tanti elementi che Eastwood svilupperà nei suoi lavori più maturi.
Gli individui descritti da Clint non rientrano mai, o quasi mai, nella categoria del cattivo (ma neanche in quella del buono); sembra che lui voglia proprio trasmetterci l’impossibilità a giudicarli. Così in “Grand Torino” il vecchio Walt Kovalski, scorbutico reduce della guerra in Corea, si fa intenerire dal piccolo vicino asiatico, e così in “Million Dollar Baby” Eastwood mostra come l’eutanasia possa essere considerata una sorta di atto d’amore.
“Un mondo perfetto“ è un film del 1993 retrodatato di trent’anni all’epoca della campagna elettorale per il governatorato del Texas pochi giorni prima della famigerata “parata di Dallas“ dove venne ucciso John F. Kennedy. Il killer Butch  - evaso con un compagno dal carcere – in qualche modo salva la famiglia di Phillip ma è costretto a portare con sè il bambino con il quale nasce una storia di amicizia. Butch (Kevin Costner) è un amante dei bambini e vedere trattare male un piccolo lo fa montare su tutte le furie e diventare violento; è anche un’idealista, un sognatore e vuole fuggire in Alaska come per rigenerarsi e cominciare una nuova vita. Di fronte alla famiglia di neri quando il padre dà un forte schiaffo al figlio, Butch ha una reazione esagerata: alla fine Phillip non sa decidere se è più violento il padre o lo stesso Butch.
La storia in mano a Clint presenta anche dei classici clichés del cinema americano: i cecchini dei Texas rangers, il poliziotto buono e quello cattivo, l’esperta criminologa che battibecca con il detective (lo stesso Clint Eastwood) e così via.
Il tema dell’infanzia innocente violata è molto spesso presente nei films di Clint Eastwood: in “Mystic River” la profanazione dell’innocenza infantile di uno dei tre protagonisti lo condizionerà negativamente per tutta la vita.  Per me rimarrà sempre un evento incomprensibile come abbia fatto un attore di successo - peraltro non troppo espressivo - a diventare un tale bravo regista!

Ghisi Grütter

 

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