Giovani si diventa
nonostante presenti una storia un po’ banale, è un film fatto bene, leggero e
divertente. Noah
Baumbach, già autore dell’alleniano Frances
Ha (di cui abbiamo avuto modo di parlare) fa parte di quei filmakers amanti di New York con
tematiche tipicamente ebraiche. In questo caso centrale è la narrazione
dell’anti-eroe (un bravissimo Ben Stiller) che diventa quasi goffamente onesto
in un mondo di “squali”. Si ravvedano temi sulla paranoia (“è un complotto
contro di me!”) e soggetti come il successo e il potere e, alla fine, si può
dire che il film tratta della perdita di valori quale l’etica professionale
e il senso di verità - quasi virtù desuete appartenenti a vecchie generazioni.
La storia parla di una coppia di quarantenni Josh e Cornelia
Srebnick– documentarista
lui e produttrice lei, figlia di un famoso regista - che si lasciano sedurre
dalla vivacità di un’altra coppia di documentaristi venticinquenni – Jamie e Darby - e cominciano a seguirne le
varie pratiche (il santone che fa vomitare il male) e attività disparate (hip-hop
scatenato). I due lui delle coppie
stringono amicizia e Josh, sentendosi rigenerato, aiuta generosamente il
giovane (Adam Driver dal volto intenso) in una regia. Risulterà in finale che
tutta la vicenda è stata il frutto di una truffa e che i giovani “spontanei e
disinteressati” avevano ben calcolato tutto raggirando il correttissimo e
onesto Josh e sua moglie - Naomi Watts.
Le
caratteristiche positive del film si ritrovano nei dettagli che Baumbach,
osservatore attento, ci mostra come ad esempio la collezioni di vinili,
macchine da scrivere e i vari oggetti vintage
che Jamie colleziona in modo maniacale. Inoltre nel film sono descritte varie
situazioni divertenti come un’alta coppia di amici coetanei con neonata, la cui
vita è stata completamente rivoluzionata da questo parto tardivo.
È raro vedere un film americano dove ci siano pochissime
scene girate in esterno nei “luoghi canonici” newyorkesi (ponti, panchine,
Central park, Husdon river ecc.) ma ciononostante traspiri così tanto
l’atmosfera di una certa Manhattan intellettuale. Solo sul finale, nella serata
d’onore dedicata al padre di Cornelia, con una prospettiva dall’alto s’intravvede
una strada in asse dalle vetrate interne dal Lincoln Center Theatre.
Ghisi Grütter
Nessun commento:
Posta un commento