5 luglio 2015

I racconti di Tre Righe: GINA di Giuseppalfonso Mascolo


GINA

 

 

La sveglia suona puntuale ogni mattina come il rumore del tram delle sei e trenta che passa vicino a casa mia sulla via Prenestina a Roma e fa vibrare i vetri delle finestre e tintinnare i bicchierini di zia Marisa, quelli blu smaltati che mi piacciono tanto, tutti in piedi di fianco ai piatti buoni nella credenza della mamma.

Alzarsi, vestirsi e preparare il latte ai bambini, urlando ad Eros, mio marito, di fare presto è un’abitudine che non mi crea più alcun fastidio tranne quello di non potermi truccare con calma come vorrei, con quel rimmel nero per gli occhi che mi fa impazzire e che vendono all’UPIM di fronte alla chiesa.

Pazienza ma la fretta di arrivare all’ASL in tempo non mi consente altro che sommari preparativi del pranzo con lo scongelamento di due fettine di carne e di un pacco di piselli, visto che i ragazzi ritornano nel pomeriggio dopo aver mangiato a scuola ed Eros rientra a casa dopo le otto.

Sprofondato nella sua poltrona, con i suoi immancabili calzini e canottiera, sicuramente anche stasera protesterà per l’ennesima minestrina calda che gli ricorda il collegio reclamando ad alta voce le fettuccine buone come quelle di sua madre.

Ma come posso fare?

Si calmerà con la TV e poi, come al solito, ci si addormenterà davanti!

Certo, anni fa quando appena sposati, giravamo con la nostra RITMO con quei meravigliosi cuscini all’uncinetto sul sedile posteriore che facevano morire d’invidia tutti i vicini di casa, Eros mi portava spesso a mangiare la pizza in qualche piccolo ristorante di Roma.

Alla fine della cena eravamo stanchi morti ma quando ritornavamo a casa anche per colpa della birra bevuta in abbondanza, ci scappava sul divano quasi sempre un bacio frettoloso con le sue inevitabili conseguenze. Forse le nostre effusioni erano un po’ troppo veloci ma il giorno dopo Eros lavorava al cantiere e quindi anche lui come me doveva alzarsi presto.

Belli quei tempi, senza soldi senza figli ma tanto innamorati.

Sono arrivata e meno male che ho trovato posto con la mia piccola Fiat 126 vicino all’ambulatorio perché di solito non si trova parcheggio e quando piove e sono lontana, arrivo all’ASL tutta bagnata.

Oggi per fortuna sono addetta ai prelievi di sangue nell’ambulatorio del primo piano perché dopo tutti questi anni sono ancora una semplice infermiera e nei turni mi sarebbe potuto capitare anche di peggio come partecipare per esempio a quegli esami in cui  “parti del nostro corpo sempre coperte” diventano oggetto di interesse da parte di sonde “indiscrete e vagabonde” con tutto quello che tale “vagabondaggio” può provocare…!

Prima di iniziare telefono a mamma per sapere se è ripartito lo scaldabagno che non funzionava e la saluto in fretta perché oggi il “rito del caffè” tocca a me ed è già tardi.

A causa dei prezzi alti dei bar, della pigrizia, del clima esterno, a turno ognuno di noi alle dieci prepara una enorme caffettiera per gli altri, medici e colleghi che poi beviamo incredibilmente tutti insieme.

Tra un sorso e l’altro, Rita, con un cenno del viso, mi indica che il Dr. Cingolani, l’oculista, mi sta fissando da un po’ di tempo con una intensità che non capisco e che mi sorprende.

Ma non sarà che sta guardando quella zoccola di Bice, una caposala seduta vicino a me che la darebbe sempre e anche gratis?

E invece no, quando lei si allontana, lui continua a cercarmi con gli occhi intriganti mentre fa finta di parlare animatamente con i suoi colleghi.

Mi faccio un veloce esame di coscienza, rivedendomi si, belloccia e con un fisico passabile ma a quarantasei anni suonati, con evidenti i segni della famiglia da mandare avanti, del mutuo da pagare, dei pensieri, si maledizione, dalla stanchezza delle solite cose!

Forse gli stivali bianchi che indosso oggi mi danno un’aria più giovanile e sembro più alta ma sono sempre Gina con la messa in piega che Alfredo, il parrucchiere sotto casa mi fa quando posso permetterlo.

E lui insiste!

Faccio finta di niente ma la pausa caffè è terminata ed io riprendo il mio lavoro ripensando a quello strano Dr. Angelo Cingolani alto, distinto e diciamocelo pure, bello si, proprio bello!

Prima non mi aveva mai degnato di uno sguardo, solo piccole cortesie tra “inquilini” della ASL ma nulla di più… ed ora mi fulmina con quei suoi occhi neri che cercano i miei!

Sono quasi le due e devo sbrigarmi nel riepilogo di tutti i nomi dei pazienti e delle analisi del sangue prelevato e poi devo pulire e poi ancora , devo scappare per ritornare a casa, fermandomi anche se possibile a comprare la frutta ed altre cose che mancano sempre a casa nel solito traffico della città.

L’apertura improvvisa della porta mi scuote dai pensieri ed ecco entrare Cingolani che incomincia a parlarmi dopo essersi seduto vicino a me di fianco al tavolo dei prelievi.

Parla, parla, di se stesso, della ASL, della moglie con la quale non va d’accordo, dei figli che vanno male a scuola, dei soldi che non bastano mai, con una voce sempre più lenta e dolcissima che mi sta pian piano stregando.

Gina? che fai? Mi chiedo.

Guarda che la mano di lui è sulla tua e tu non la stai togliendo.

Pronto? Che succede? Gina, attenta, lui ti sta parlando all’orecchio e tu lo ascolti beata e compiaciuta.

No, Gina non puoi, sei sposata…!

Ok, ti ha baciato!

Si, mi ha baciato ed io sono rimasta lì a farmi baciare!

E’ bellissimo e mi sembra finalmente, di volare.

Eros, il mutuo, il traffico, mia madre, mio figlio Valmore e la matematica, i preparativi per la prima Comunione dell’altra figlia Sarah, tutto mi passa davanti agli occhi come in un film muto.

Basta, ho deciso!

Chiudo a chiave la porta dell’ambulatorio e mi lancio su Angelo, incominciando a spogliarlo con una sfrontatezza da adolescente smaliziata. Tra un bacio e l’altro finiamo sul lettino dei prelievi e poi per terra con una foga quasi dimenticata.

Che direbbe Eros con i suoi calzini calati, la sua canottiera, le sue imprecazioni per la Lazio quando perde, la sua digestione rumorosa…

Che sono una troia?

Ok, lo sono!

O forse avevo bisogno di qualcuno che mi desiderasse ancora. Non lo so!

Oddio speriamo di non avere le calze smagliate, se no, che figura! E quando mi sono depilata l’ultima volta?

Non importa ormai è andata e subito dopo rimaniamo sdraiati ed ansimanti per terra per alcuni minuti mano nella mano mentre l’ASL sembra improvvisamente essere diventata complice e silenziosa.

Angelo è dolcissimo, non credo sia uno sciupafamiglie anzi lo escludo. E’ solo smarrito… come me.

Ma i suoi occhi sono sinceri e parlano d’amore…

Squilla il telefono e rispondo subito dicendo a Maria, una collega, che ho fatto tardi ma ho finito e sto scendendo.

Un bacio lunghissimo che è già un addio ma quanto è durata e quanto mi è piaciuta, altro che Eros che si spiccia subito e poi si fuma una sigaretta.

Piuttosto, speriamo che non sia oggi il ventotto del mese. Aiuto! No, è il dieci!

Meno male, sono salva e poi chi se ne frega, domani è un altro giorno ed eventualmente si vedrà.

Un pallone mi sfiora le gambe e mi sveglia di colpo dopo che mi ero addormentata a causa di quel libro un po’ troppo noioso.

La spiaggia non è molto grande ma il sole è splendido anche se il colore del mare è grigio perché la foce del Tevere è vicina e prepotentemente inquinata.

Maccarese non è Capri ma d’estate ci sto bene, i figli si divertono con gli amici ed Eros dopo aver giocato a carte ed aver mangiato un panino con la cotoletta, dorme beato sulla sdraio.

Ho sognato? Forse, anche se avrei voluto comunque che tutto fosse durato di più…

Riprendo a leggere ma quel bel ragazzo con la barba, sdraiato dietro il mio ombrellone,  sembra che mi stia fissando con troppa insistenza mentre tra uno sguardo e l’altro fa finta di studiare.

Un po’ sfacciato, forse…

Certo con il due pezzi e gli zoccoletti di legno non sono poi così male…!

Eros continua a dormire mentre quel ragazzo si avvicina lentamente e mi chiede se fumo e se ho da accendere.

Banale, forse, ma tu Gina gli hai risposto di si e non fumi…!

 

 

 

 

 

Ogni riferimento a nomi, persone e fatti è puramente casuale

1 commento:

  1. Che dire, ancora un esempio dell'acuta, ellittica e ficcante capacità di osservazione della realtà fattuale da parte dell'autore. Molto semplicemente mi verrebbe da aggiungere "ogni riferimento a nomi, persone e fatti è pure casuale"!!!!

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