Ancora su Marino, per l’ultima volta e poi non ne scriverò più.
Sappiamo
tutti che il problema del debito del comune di Roma è enorme; si è
accumulato negli anni e costituisce un vincolo asfissiante per chiunque
cerchi di governare questa città, nonostante il governo Berusconi, per
dare una mano all’indagato Alemanno, ne abbia messo una fetta colossale a
carico della fiscalità generale. Alemanno è riuscito, durente il suo
mandato, a farlo subito lievitare di nuovo, regalandolo al suo
successore.
Poco
tempo fa, avevo riportato i numeri fattii dal Sole 24Ore, relativi ai
flussi di accumulo del debito romano e le responsabilità degli ultimi
sindaci.
Il
“migliore” in questa classifica dei peggiori, è stato Francesco
Rutelli che è riuscito a far lievitare il debito comunale di circa
900mila euro per ogni giorno del suo mandato complessivo; Lo segue
Gianni Alemanno che, in ogni giorno della sua permanenza al Campidoglio,
lo ha fatto lievitare di 450mila euro.
A ruota viene Veltroni, con circa 420mila euro per ogni giorno in cui è stato sindaco.
Questi
numeri, che sono la misura del disastro di Roma, che viene da molto
lontano e che è sempre cresciuto con un gran ritmo, dovrebbero far dare
un giudizio molto severo achi ha allegramente dissestato – no,
continuato a dissestare – Roma..
Fino
a Marino. Con Marino la corsa si è fermata (è diminuita di una
bazzecola, ma ha comunque invertito la rotta (circa 13mila euro in meno
per ogni giorno di incarico).
Non
può essere una notizia di scarsa importanza, che insieme alla chiusura
di Malagrotta (nonostante l’’Eu, sempre aperta) e alla proclamazione
della rottura con il malaffare, pretenderebbero da sole, la riconoscenza
degli abitanti di questa città.
Invece
lo spazio è per le trombonate di Rutelli pontificante, per Marchini il
palazzinaro e per quel mediocre e incolore senatore piemontese, eletto
al comune di Roma con lo scopo preciso di cacciare Marino, coadiuvato
dagli ignavi che con il malaffare vegetavano tranquilli .
Marino però è:
un “non politico” ingenuo..
non era all’altezza di una città così complicata come Roma.
Erano
all’altezza invece quei sindaci Rutelli e Veltroni (lasciamo perdere
Alemanno), che nella scia dei loro ignobili predecessori, hanno riempito
di debiti Roma, se non intrallazzando con il malaffare, sicuramente non
vedendolo, non curandosene o forse ben conoscendolo, facendo finta che
non ci fosse, mentre sono decenni e più che la criminalità e il marciume
prosperano sotto e dentro il campidoglio?
Sulla ingenuità e sulla incoscienza non si può discutere. Lo è certamente stato. Lo ho scritto molto tempo fa.
Chiunque
si fosse fatto eleggere nelle fila del PD romano e volesse fare la
guerra al malaffare, avrebbe dovuto sapere che sarebbe stato solo, anzi
che sarebbe stato calunniosamente osteggiato dal suo stesso partito.
Si
pensa che, normalmente, se un partito si accorge che il sindaco che ha
espresso, necessita di aiuto,si appresti a sostenerlo.
Il
PD romano non poteva farlo;sarebbe equivalso a un volontario suicidio.
Marino, questo aspetto, lo ha certamente sottovalutato; oppure ha
soppravalutato se stesso.
Rimane
innegabile che chi verrà (se non espressione del malaffare, al momento
in difficoltà), nonostante Roma sia politicamente e socialmente oscena e
sconti l’ingombrante presenza del papato e della curia e della
burocrazia comunale della peggior specie, avrà compito più semplice;
Marino ha fatto da parafulmine contro tutti i burocrati corrotti, le
mafie, le congreghe, i ladri, gli intrallazzatori, nel pubblico e nel
privato.
La prima rottura seria dell’andazzo mefitico di una capitale infetta.
Umberto Pradella
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