11 novembre 2015

Ancora su Marino, per l’ultima volta

Ancora su Marino, per l’ultima volta e poi non ne scriverò più.

Sappiamo tutti che il problema del debito del comune di Roma è enorme; si è accumulato negli anni e costituisce un vincolo asfissiante per chiunque cerchi di governare questa città, nonostante il governo Berusconi, per dare una mano all’indagato Alemanno, ne abbia messo una fetta colossale a carico della fiscalità generale.  Alemanno è riuscito, durente il suo mandato, a farlo subito lievitare di nuovo, regalandolo al suo successore.
Poco tempo fa, avevo riportato i numeri fattii dal Sole 24Ore, relativi ai flussi di accumulo del debito romano e le responsabilità degli ultimi sindaci.
Il “migliore” in questa classifica dei peggiori, è stato Francesco Rutelli  che è riuscito a far lievitare il debito comunale di circa 900mila euro per ogni giorno del suo mandato complessivo; Lo segue Gianni Alemanno che, in ogni giorno della sua permanenza al Campidoglio, lo ha fatto lievitare di  450mila euro.
A ruota viene Veltroni, con circa 420mila euro per ogni giorno in cui è stato sindaco.
Questi numeri, che sono la misura del disastro di Roma,  che viene da molto lontano e che  è sempre cresciuto con un gran ritmo, dovrebbero far dare un giudizio molto severo achi ha allegramente dissestato – no, continuato a dissestare – Roma..
Fino a Marino. Con Marino la corsa si è fermata (è diminuita di una bazzecola, ma ha  comunque invertito la rotta (circa 13mila euro in meno per ogni giorno di incarico).
Non può essere una notizia di scarsa importanza, che insieme alla chiusura di Malagrotta (nonostante l’’Eu, sempre aperta) e alla proclamazione della rottura con il malaffare, pretenderebbero da sole, la riconoscenza degli abitanti di questa città.
Invece lo spazio è per le trombonate di Rutelli pontificante, per Marchini il palazzinaro e per quel mediocre e incolore senatore piemontese, eletto al comune di Roma con lo scopo preciso di cacciare Marino, coadiuvato dagli ignavi che con il malaffare vegetavano tranquilli  .
Marino però è:
un “non politico” ingenuo..
non era all’altezza di una città così complicata come Roma.
Erano all’altezza invece quei sindaci Rutelli e Veltroni (lasciamo perdere Alemanno), che nella scia dei loro ignobili predecessori, hanno riempito di debiti Roma, se non intrallazzando con il malaffare, sicuramente non vedendolo, non curandosene o forse ben conoscendolo, facendo finta che non ci fosse, mentre sono decenni e più che la criminalità e il marciume prosperano sotto e dentro il campidoglio?
Sulla ingenuità e sulla incoscienza non si può discutere. Lo è certamente stato. Lo ho scritto molto tempo fa.
Chiunque si fosse fatto eleggere nelle fila del PD romano e volesse fare la guerra al malaffare, avrebbe dovuto sapere che sarebbe stato solo, anzi che sarebbe stato calunniosamente osteggiato dal suo stesso partito.
Si pensa che, normalmente, se un partito si accorge che il sindaco che ha espresso, necessita di aiuto,si appresti a sostenerlo.
Il PD romano non poteva farlo;sarebbe equivalso a un volontario suicidio. Marino, questo aspetto, lo ha certamente sottovalutato; oppure ha soppravalutato se stesso.
Rimane innegabile che chi verrà (se non espressione del malaffare, al momento in difficoltà), nonostante Roma sia politicamente e socialmente oscena e sconti l’ingombrante presenza del papato e della curia e della burocrazia comunale della peggior specie, avrà compito più semplice; Marino ha fatto da parafulmine contro tutti i burocrati corrotti, le mafie, le congreghe, i ladri, gli intrallazzatori, nel pubblico e nel privato.
La prima rottura seria dell’andazzo mefitico di una capitale infetta.  
Umberto  Pradella

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