11 novembre 2015

CHE FINE FARA' IL CONSIGLIO DI ROMA METROPOLITANA?

Dopo la "cacciata" di Marino per via notarile,il consiglio di Roma Metropolitana che fine deve fare?Deve continuare a svolgere le sue funzioni o decadere insieme al suo Sindaco?Ricordiamo ai nostri lettori che i consiglieri eletti al consiglio metropolitano e tra cui alcuni con deleghe speciali (tra cui i noti e sempreverdi Corsetti e Azuni),sono stati eletti dai componenti dei consigli stessi delle amministrazioni comunali e municipali che compongono la città metropolitana di Roma in proporzione a determinati parametri.La parte del leone ovviamente l'ha fatta il Comune di Roma,che attraverso i consiglieri del Comune  e dei 15 Municipi ha eletto la maggior parte dei rappresentanti,mentre come vicesindaco è stato votato il sindaco di Monterotondo.Ora succede che con la decadenza di Marino automaticamente dovrebbero decadere tutti ,consiglieri e delegati.In principal modo quei consiglieri che siedevano in aula Giulio Cesare e che hanno sottoscritto l'antidemocratico documento di sfiducia del Sindaco.Ma è giusto nei confronti deI consiglieri eletti negli altri comuni che nulla hanno a che fare con i mal di pancia del PD romano?
A dire il vero finora nessuno si era accorto a Roma e Provincia dell'esistenza di questo consiglio di Roma Metropolitana nè tantomeno dei benefici,o presunti  tali,interventi delle azioni dei suoi consiglieri metropolitani in particolare quelli delegati.O forse si,qualcuno se ne era  accorto:i consiglieri stessi a caccia di incarichi e di visibilità.Quelli sì sempre pronti a saltare in groppa sui cavalli che potrebbero rivelarsi carichi di prospettive e di "occasioni".
Pubblichiamo a tal proposito un articolo tratto da www.cinquequotidiano.it
D.F.

                                                                       Palazzo Valentini

L’avvio finora poco brillante delle città metropolitane si arricchisce, almeno nella nostra provincia, di un nuovo interrogativo: i consiglieri metropolitani di Roma capitale sono decaduti o no? Se lo stanno chiedendo in molti dopo l’addio dal Campidoglio di Ignazio Marino. La legge infatti ha fatto decadere automaticamente Ignazio Marino dalla carica di sindaco metropolitano, ma sul destino dell’organo assembleare di Palazzo Valentini la nebbia resta fitta. Se ne devono andare solo i consiglieri eletti a Roma? Il consiglio decade per intero o resteranno tutti al loro posto fino a nuove elezioni?
La voce circolata nei giorni scorsi della decadenza dei consiglieri comunali di Roma capitale eletti anche nel consiglio metropolitano non sarebbe affatto confermata dalla legge in vigore, che in alcuni passaggi resta vaga e non ha alle spalle consuetudini né giurisprudenza (essendo stata approvata nel 2014 e al suo primo vero banco di prova). I più interessati alla vicenda sono ovviamente i consiglieri delegati di Roma: Gianni Paris delegato alla Pianificazione strategica e territoriale e Bilancio, Gemma Azuni, assessore al Sociale, Immigrazione, Pari Opportunità, Trasparenza e Anticorruzione, Svetlana Celli responsabile della Mobilità e Viabilità, Politiche giovanili e strutture sportive) e Marco Palumbo allo Sviluppo economico e Attività produttive, Protezione Civile e difesa del suolo. Per tutti loro (alle prese con compiti a volte anche gravosi come la gestione di strade e scuole) il rischio paventato nei giorni scorsi è quello della surroga, ovvero la sostituzione.
Ma a una attenta analisi del problema sarebbe proprio la surroga l’unico elemento escluso da questa vicenda, mentre la lettura della legge nazionale (insieme allo statuto della città metropolitana) obbligano a riflettere su quale percorso seguire da qui fino alle prossime elezioni. Secondo lo Statuto metropolitano infatti “il consiglio cessa anticipatamente in caso di rinnovo della Assemblea capitolina di Roma capitale”, per cui l’organo andrebbe sciolto per intero. Ma la legge nazionale dice anche che “nelle ipotesi di scioglimento” bisogna aspettare la proclamazione del nuovo sindaco metropolitano per rinnovare, tramite elezioni, il nuovo consiglio “entro sessanta giorni” in coincidenza “con il primo turno elettorale utile previsto dalla legge”.
Ecco dunque che di fronte al tema di una “nuova composizione” del consiglio metropolitano sembrano sussistere tutti i presupposti per mantenere attivo il consiglio metropolitano esistente (compresi i membri provenienti dalla sciolta Assemblea capitolina), ovviamente per “atti urgenti e improrogabili”, fino allo svolgimento delle prossime elezioni amministrative. Si pongono quindi solo due alternative: lo scioglimento totale o il proseguimento dei lavori per l’ordinaria amministrazione fino alle prossime elezioni.

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