2 novembre 2015

Recensione film:THE LOBSTER di Yorghos Lanthimos

Locandina The Lobster


The Lobster è un film strano, una pellicola grottesca con dettagli talvolta raccapriccianti di gusto decisamente surrealista, in linea con il cinema intricato - talvolta definito “stralunato” -del regista greco Yorgos Lanthimos.
In un ipotetico “oggi” (un presente parallelo) in una realtà trasfigurata forse Irlanda o forse un altro affascinante paese nordico, David (un bravo Colin Farrell ingrassato appositamente) cerca una compagna di vita e la trova in un hotel squallidissimo, dove le persone sono come dei manichini pilotati dai gestori dell’albergo: una coppia di intrattenitori-cantanti. La vicenda è narrata con gusto del paradosso illuminata da una luce sinistra sempre un po’ marroncina… È vietato essere single nella società e se non si riesce a fidanzarsi in 45 giorni  si viene trasformati, sempre nell’albergo, in un animale a scelta: Colin Farrell ha scelto di diventare l’aragosta nella malaugurata ipotesi di rimanere single (vivono tantissimo e sono sempre in mare, spiega), ed è accompagnato da Bob, un cagnolino che una volta, appunto, era suo fratello.
Attorno all’albergo vi è un fitto bosco dove, vivono i “solitari” cioè le persone che sono riuscite a fuggire dall’Hotel. Qui al contrario è vietato accoppiarsi e, nel caso ciò avvenisse, ci sarebbero pene fisiche tremende e orrende mutilazioni. Rachel Weisz è una “solitaria” molto bella di cui David s’innamora: condividono entrambi l’essere miopi.  
Il capo di questa seconda comunità rappresentata nel film è una perfida e determinata Léa Seydoux. Colin e Rachel, dopo aver coniato perfino un linguaggio del corpo tutto loro che gli permette di comunicare senza parlare e senza essere decifrati dagli altri membri della comunità, cercano di eludere la sorveglianza del capo per tornare insieme in Città e coronare il loro sogno d’amore. Vincerà il potere o vincerà il desiderio di amore? Ci sarà un prezzo da pagare?
In entrambi gruppi comunque la società impone sempre regole rigide sui comportamenti individuali che non lasciano spazio alla libertà, alla fantasia, agli affetti. E per assurdo sembrerebbe invece che l’amore possa nascere solo in condizioni di divieto, di rischio dell’incolumità.
Presentato a Cannes nel 2015, dove ha vinto il premio della Giuria, The Lobster ha diviso la critica sul considerare o meno di essere alla presenza di un classico del cinema satirico.

 Ghisi Grütter

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