3 novembre 2015

RIMOZIONE FORZATA

da Carte in Regola

 

Rimozione forzata

spiazziamoli countdown richeista campidoglio(Riflessioni a margine dell’intervista di Fabrizio Barca pubblicata da  “Il fatto quotidiano” il 28 ottobre)
Ignazio Marino è stato suo malgrado  un’arma di distrazione di massa, che ha permesso ai partiti di bypassare la doverosa autocritica su Mafia Capitale e scaricare tutti i problemi di Roma  su un  Sindaco marziano e pasticcione. E, alla luce di questa rimozione collettiva in atto, la famosa relazione Barca “#mappailPD”  rischia di diventare un ulteriore diversivo,  dato che finisce con l’indicare come “partito cattivo, pericoloso e clientelare” solo quello dei circoli, senza mettere minimamente in discussione la classe dirigente  Dem della Capitale, che ha costruito negli anni questo  sistema politico, di cui i circoli “cattivi” sono solo l’ultima rotellina.
No, il titolo non si riferisce al Sindaco Marino, anche se potrebbe prestarsi molto bene a descrivere la situazione di un Sindaco eletto dai cittadini mandato a casa da un Presidente del Consiglio che non è stato eletto dai cittadini*. La rimozione di cui parlo è la rimozione collettiva in atto da tempo,  quella che ha cancellato il  coinvolgimento dei partiti e dei politici in Mafia Capitale (e Regionale: altra rimozione collettiva) per concentrarsi solo sul martellante referendum: Marino sì/Marino no.  Perchè diciamoci  la verità: Ignazio Marino è stato suo malgrado  un’arma di distrazione di massa. A forza di parlare  delle sue gaffes, delle vacanze ai Caraibi,  di insofferenze papali, di scontrini, si è riusciti  a far sparire nel nulla l’allucinante  galleria di consiglieri comunali e regionali indagati e arrestati, e l’inquietante serie  di intercettazioni che ha spinto molti politici (anche non indagati) a fare un passo indietro (1).   Ma le rimozioni, come le bugie,  hanno le gambe corte: tra  pochi giorni, il 5 novembre,   inizierà il processo che scaturisce dalle indagini  dell’operazione  “Mondo di mezzo”,  che vedrà alla sbarra, insieme a Massimo Carminati, il “cecato”,  e  a Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, molti   personaggi di primo piano della politica capitolina e non solo. E  se proviamo a guardare ai fatti nudi e crudi, eliminando le incrostazioni di  gossip  e di veleno,  questa rimozione  appare  evidente:
Nessuno, NESSUNO, parla più  di Mafia Capitale, dello tzunami che ha investito Roma e il Lazio da quasi un anno a questa parte e dell’inimmaginabile (per  penetrazione  e dimensioni)  verminaio  che ha toccato in diversa  misura tutti i partiti tradizionali, in primis il Partito Democratico e  PDL/ Forza Italia. (nè dei vari scandali che hanno investito, in un passato neanche lontano, la Regione Lazio). L’iniziativa “Spiazziamoli! per la democrazia contro le mafie, promossa il 6 e il 7 marzo scorso da 100 comitati e associazioni (e anche militanti di   vari partiti) per scuotere una politica e un’opinione pubblica che avevano   già archiviato gli arresti  e le perquisizioni del 3 dicembre 2014, è stata una voce nel deserto.  La richiesta delle stesse associazioni, il 16 aprile,  di  un’Assemblea Capitolina aperta sulle mafie e sulla corruzione è stata ignorata fino  a oggi da tutto il Consiglio (2). L’unica iniziativa pubblica   organizzata dal PD, a cui si sono aggiunte Lista civica Marino e SEL e alcune associazioni come ARCI e ACLI (oltre alle istituzioni),  è  la  manifestazione del 3 settembre scorso alla Chiesa Don Bosco, dove qualche settimana prima era andato in scena il funerale Casamonica (3). Iniziativa lodevole, ma troppo isolata per non sembrare  un modo per   “mettere una pezza” all’inquietante show in stile “Suburra” e nello stesso tempo pagare un simbolico tributo antimafia  tenendosi alla larga da un confronto vero con la città. (4)
Nessun dibattito aperto nei circoli e nelle sezioni, nessuna assemblea pubblica, nessun congressoMentre nell’area centrodestra il silenzio ha regnato assoluto,  il Partito Democratico qualcosa ha  fatto. E’ stato commissariato il Partito, con la nomina del Presidente Matteo Orfini (ora rinnovata per il secondo anno dopo un frettoloso voto dei membri  della Direzione via email)  e sono state portate avanti  due iniziative parallele. La prima è “#mappailPD” di  Fabrizio Barca, che  dopo aver sottoposto  un questionario   ai circoli  romani,  li ha  catalogati  sulla base di  6 tipologie, che vanno dai “circoli progetto” – quelli  più virtuosi, che hanno la  capacità di coinvolgere i cittadini in iniziative per il territorio,  a quelli all’estremo opposto,  denominati “potere per il potere”, dove l’interesse collettivo si è perso per strada e prevalgono gli interessi particolari (5). La seconda è  un’indagine avviata dalla Federazione sui dati del tesseramento,  spesso lievitato notevolmente prima delle elezioni (o delle primarie) per poi riscendere subito dopo, con un grave inquinamento della vita democratica dei circoli. Ora apprendiamo, da un’intervista a Fabrizio Barca  su Il fatto Quotidiano di ieri 28 ottobre, che in questi mesi “il commissario Orfini ha chiuso i [40 ndr] circoli che abbiamo definito “non utili” alla città. La parte cattiva, sulla carta, è stata cancellata(5). Quindi l’operazione è stata condotta fino in fondo e senza sconti a nessuno.
Ma fatemi capire: scoppia Mafia capitale, in cui si scoprono coinvolti  altissimi esponenti  del Partito  Democratico romano –  vengono arrestati un Presidente dell’Assemblea Capitolina, un Presidente di Commissione Capitolina, un Presidente di Municipio, sono indagati l’ex Presidente del PD romano e altri, dai giornali saltano fuori  fiumi di intercettazioni, che anche se riguardano  consiglieri non indagati, spingono alcuni alle dimissioni dal ruolo ricoperto in Campidoglio o in Consiglio Regionale, e l’ex capogruppo capitolino a dimettersi da consigliere –  e l’unica risposta del Partito è sguinzagliare giovani ricercatori a fare le pulci ai militanti dei circoli? Come se in un ristorante si verificassero casi di intossicazione e anzichè indagare sui cuochi si mettessero sotto accusa i camerieri e la donna delle pulizie. Perchè i circoli “incriminati” saranno stati anche   il terminale della filiera di quel “partito cattivo, pericoloso e clientelare” da riformare, ma non sono certo i promotori  di quel sistema “cattivo, pericoloso e clientelare” che gestisce da anni pezzi di politica e amministrazione romana. Scrivevo – forse un po’ troppo entusiasticamente – all’indomani della presentazione della Relazione Barca (6) : “non può esserci cambiamento se prima non si affronta la realtà e soprattutto non si fa autocritica, individuando i motivi di errori e “mutazioni genetiche”, per ricominciare a costruire su una base solida” e  mi auguravo che “il PD di Orfini, dopo questo primo passo coraggioso, dovrebbe fare  quello successivo: #Mappairappresentantidelpd. Non ci si può limitare a indagare i danni del “potere per il potere” o l’inerzia della feudalizzazione del Partito limitandosi solo ai valvassini. Adesso si tratta di porsi delle domande anche sui valvassori e sui vassalli” . E questo, a oggi, non è accaduto.
Ma soprattutto a questo punto  Fabrizio Barca, a quanto pare,  qualche idea sul “Partito cattivo” che va al di là (e sta sopra) i  circoli sembra  essersela fatta, dato che alla domanda del giornalista: “C’è una parte del partito “cattivo” che sfrutta la situazione e usa Marino per tornare ad avere una posizione centrale?” risponde “Assolutamente sì. Persone che si appoggiano proditoriamente a Marino, e magari nemmeno lo sostenevano prima. Gli stessi che attaccano Orfini. Sono quelli che sperano che il rinnovamento si fermi». Un’affermazione molto grave, che ci  aspettiamo che un esponente così importante del Partito nazionale,  che ha parlato con grande sincerità e immediatezza al “popolo della sinistra che spera” accorso alla sua presentazione di giugno, abbia il coraggio di spiegare  apertamente. Perchè le persone serie – e i partiti seri – affrontano le situazioni difficili con coraggio, parlando chiaro e  andando  fino in fondo. Altrimenti siamo sempre –  più che nel “mondo di mezzo”- nel mondo di sotto: quello della guerra per bande, delle insinuazioni, degli avvertimenti.
Un mondo da cui speriamo che Roma, e il PD, si elevi  alla svelta.
Anna Maria Bianchi Missaglia

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