12 dicembre 2015

NON C'E' PACE PER IL NEPAL

 In occasione del terremoto in Nepal ,Tre Righe si fece promotrice di una raccolta fondi per sostenere alcuni progetti in Nepal,direttamente, senza passare dalle organizzazioni internazionali umanitarie, grazie alla presenza nella nostra redazione di Raffaele,che ha lavorato come antropologo in questo sfortunato Paese ed ancora adesso ha contatti e relazioni.
Vediamo  com'è oggi  la situazione.   
 
           Un'immagine suggestiva del Nepal

Sono passati più di nove mesi dal terribile terremoto che ha devastato il Nepal.
Il terremoto, denominato Gorka ,dalla regione dell'epicentro,ha fatto quasi 9000 vittime e decine di migliaia di feriti e da quel 25 aprile, le scosse non sono mai terminate: dopo quella altrettanto forte di maggio se ne sono succedute una serie interminabile, di cui quasi cinquecento di magnitudo superiore ai 4 gradi della scala Richter.
I nepalesi sono un popolo abituato ai movimenti della terra: basti pensare che il centro sismologico nazionale nepalese ne ha contati più di centocinquantamila dal 2012 ad oggi ed ogni centinaio di anni si aspettano una “grande” scossa, l'ultima delle quali si era verificata appunto nel 1934.
Subito dopo il terremoto è nata un' imponente mobilitazione internazionale, legata anche al fatto che il Nepal, pur essendo un piccolo paese lontano e tutto sommato anche poco conosciuto, nell'immaginario collettivo è vissuto come un luogo di spiritualità, un paese speciale per le vette delle sue montagne, per la sua gente dolce e ospitale. Come spesso accade in questi casi la maggior parte degli aiuti è stata spesa per tamponare le emergenze, anche per l'arrivo della stagione dei monsoni che ha impedito interventi più strutturali. Una buona notizia che è arrivata proprio al termine della stagione delle piogge è stata la promulgazione della prima Costituzione, in agenda del governo nepalese già dal 2006, alla fine della guerra civile, che ha provocato più di tredicimila morti e la conseguente caduta della monarchia. Il lungo iter per la stesura e l'approvazione della Costituzione è derivato dal fatto che per la prima volta nella sua storia, diventando una repubblica federale, il governo del Nepal ha voluto dare voce alle innumerevoli minoranze etniche e religiose che lo abitano: basti pensare che esistono più di novanta lingue e sessanta gruppi etnici alcuni di questi suddivisi in caste e sottocaste. Uno dei gruppi etnici politicamente e economicamente più importanti e fortemente legato all'india è quello dei Madhesi che abitano la zona a cavallo del confine con l'India stessa. Da questa frontiera arriva il 90% dei prodotti di consumo essenziali per il popolo nepalese, come carburante, gas per uso domestico, medicinali ed è l'unica via per l'ingresso in Nepal della maggior parte degli aiuti internazionali. Sono proprio queste frontiere che dalla fine di settembre i Madhesi e la popolazione Tharu, entrambi insoddisfatti degli assetti politici derivanti dalla nuova Costituzione, stanno bloccando, impedendo così il rifornimento di questi generi così importanti per la vita quotidiana delle popolazioni nepalesi. Gli osservatori internazionali affermano che i blocchi siano peraltro dovuti ad una intenzionale volontà dell'India, anche per il forte legame culturale e politico con i Madhesi, per fare pressione sul governo e per contrastare la crescente presenza cinese nell'economia di quest'area.
La conseguenza è che ora in tutto il Nepal si fa sempre più difficile reperire carburante, gas e medicinali e che i prezzi dei generi alimentari sono saliti alle stelle, la maggior parte delle scuole, dei negozi e degli uffici sono chiusi, i voli delle compagnie aeree nazionali sono dimezzati, la popolazione deve sopportare lunghe file, anche di giorni, per poter comprare carburante e gas da cucina, tant'è che il governo ha cominciato nelle scorse settimane a distribuire gratuitamente carbone. Anche gli ospedali sono allo stremo e non possono disporre di medicinali e attrezzature adeguate al bisogno. Tutto ciò sta creando un grave ulteriore disagio per la popolazione ed in particolare per i sopravvissuti del terremoto nelle aree più colpite dal sisma che sono circa mezzo milione e che vivono ancora in case temporanee senza adeguato riparo per l'inverno.
Il Nepal quindi, dopo il devastante terremoto e nonostante la generosità della comunità internazionale, si trova ora in una situazione sempre più critica. L'Unicef ha diramato proprio in questi giorni un allarme per la salute di quattro milioni di bambini nepalesi e le Nazioni Unite hanno inserito il Nepal al quinto posto tra le nazioni in grave crisi umanitaria dopo Paesi che vivono devastanti guerre civili: Iraq, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Siria.
Ci auguriamo che l'attenzione della comunità internazionale, purtroppo oggi focalizzata sul tema del terrorismo, possa contribuire a risolvere questa situazione, che diventerà sempre più disastrosa con l'avanzare dell'inverno, favorendo un dialogo costruttivo tra Nepal e India.
 
Raffaele Fischetto

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