In occasione del terremoto in Nepal ,Tre Righe si fece promotrice di una raccolta fondi per sostenere alcuni progetti in Nepal,direttamente, senza passare dalle organizzazioni internazionali umanitarie, grazie alla presenza nella nostra redazione di Raffaele,che ha lavorato come antropologo in questo sfortunato Paese ed ancora adesso ha contatti e relazioni.
Vediamo com'è oggi la situazione.
Un'immagine suggestiva del Nepal
Sono passati più di nove mesi dal terribile terremoto che ha devastato il Nepal.
Vediamo com'è oggi la situazione.
Un'immagine suggestiva del Nepal
Sono passati più di nove mesi dal terribile terremoto che ha devastato il Nepal.
Il
terremoto, denominato Gorka ,dalla regione dell'epicentro,ha fatto
quasi 9000 vittime e decine di migliaia di feriti e da quel 25
aprile, le scosse non sono mai terminate: dopo quella altrettanto
forte di maggio se ne sono succedute una serie interminabile, di cui
quasi cinquecento di magnitudo superiore ai 4 gradi della scala
Richter.
I
nepalesi sono un popolo abituato ai movimenti della terra: basti
pensare che il centro sismologico nazionale nepalese ne ha contati
più di centocinquantamila dal 2012 ad oggi ed ogni centinaio
di anni si aspettano una “grande” scossa, l'ultima delle quali si
era verificata appunto nel 1934.
Subito
dopo il terremoto è nata un' imponente mobilitazione
internazionale, legata anche al fatto che il Nepal, pur essendo un
piccolo paese lontano e tutto sommato anche poco conosciuto,
nell'immaginario collettivo è vissuto come un luogo di
spiritualità, un paese speciale per le vette delle sue
montagne, per la sua gente dolce e ospitale. Come spesso accade in
questi casi la maggior parte degli aiuti è stata spesa per
tamponare le emergenze, anche per l'arrivo della stagione dei monsoni
che ha impedito interventi più strutturali. Una buona notizia
che è arrivata proprio al termine della stagione delle piogge
è stata la promulgazione della prima Costituzione, in agenda
del governo nepalese già dal 2006, alla fine della guerra
civile, che ha provocato più di tredicimila morti e la
conseguente caduta della monarchia. Il lungo iter per la stesura e
l'approvazione della Costituzione è derivato dal fatto che per
la prima volta nella sua storia, diventando una repubblica federale,
il governo del Nepal ha voluto dare voce alle innumerevoli minoranze
etniche e religiose che lo abitano: basti pensare che esistono più
di novanta lingue e sessanta gruppi etnici alcuni di questi suddivisi
in caste e sottocaste. Uno dei gruppi etnici politicamente e
economicamente più importanti e fortemente legato all'india è
quello dei Madhesi che abitano la zona a cavallo del confine con
l'India stessa. Da questa frontiera arriva il 90% dei prodotti di
consumo essenziali per il popolo nepalese, come carburante, gas per
uso domestico, medicinali ed è l'unica via per l'ingresso in
Nepal della maggior parte degli aiuti internazionali. Sono proprio
queste frontiere che dalla fine di settembre i Madhesi e la
popolazione Tharu, entrambi insoddisfatti degli assetti politici
derivanti dalla nuova Costituzione, stanno bloccando, impedendo così
il rifornimento di questi generi così importanti per la vita
quotidiana delle popolazioni nepalesi. Gli osservatori internazionali
affermano che i blocchi siano peraltro dovuti ad una intenzionale
volontà dell'India, anche per il forte legame culturale e
politico con i Madhesi, per fare pressione sul governo e per
contrastare la crescente presenza cinese nell'economia di quest'area.
La
conseguenza è che ora in tutto il Nepal si fa sempre più
difficile reperire carburante, gas e medicinali e che i prezzi dei
generi alimentari sono saliti alle stelle, la maggior parte delle
scuole, dei negozi e degli uffici sono chiusi, i voli delle compagnie
aeree nazionali sono dimezzati, la popolazione deve sopportare lunghe
file, anche di giorni, per poter comprare carburante e gas da cucina,
tant'è che il governo ha cominciato nelle scorse settimane a
distribuire gratuitamente carbone. Anche gli ospedali sono allo
stremo e non possono disporre di medicinali e attrezzature adeguate
al bisogno. Tutto ciò sta creando un grave ulteriore disagio
per la popolazione ed in particolare per i sopravvissuti del
terremoto nelle aree più colpite dal sisma che sono circa
mezzo milione e che vivono ancora in case temporanee senza adeguato
riparo per l'inverno.
Il
Nepal quindi, dopo il devastante terremoto e nonostante la generosità
della comunità internazionale, si trova ora in una situazione
sempre più critica. L'Unicef ha diramato proprio in questi
giorni un allarme per la salute di quattro milioni di bambini
nepalesi e le Nazioni Unite hanno inserito il Nepal al quinto posto
tra le nazioni in grave crisi umanitaria dopo Paesi che vivono
devastanti guerre civili: Iraq, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e
Siria.
Ci
auguriamo che l'attenzione della comunità internazionale,
purtroppo oggi focalizzata sul tema del terrorismo, possa contribuire
a risolvere questa situazione, che diventerà sempre più
disastrosa con l'avanzare dell'inverno, favorendo un dialogo
costruttivo tra Nepal e India.
Raffaele
Fischetto
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