Riflessioni indotte dalla puntata di Piazza Pulita di ieri sera dedicata
alle vicende drammatiche di chi ha perso i suoi risparmi nelle quattro
banche commissariate. Gli esperti, i giornalisti, i politici presenti
che intervenivano con le loro opinioni orchestrate da Formigli,
sembravano tutti impegnati a capire e a spiegare chi aveva sbagliato,
dove e perché. Le banche che non avevano reso evidente il rischio
elevato in certi tipi di investimento? I risparmiatori ingenui e
sprovveduti che avrebbero dovuto sapere e si sono invece fatti
ingenuamente abbindolare dal miraggio di guadagni facili? Ma - ha
osservato qualcuno - come volete sia verosimile che un investimento
proposto su un titolo finanziario possa rendere l'8 o il 10%, se il PIL
dell'economia non cresce più dello zero virgola per cento, sempre
ammesso che cresca? Ma, peggio, nessuno ha spiegato che la fase
dell'economia capitalistica in atto, quella della finanza speculativa, è
rappresentabile come una idrovora dalla forza distruttiva terrificante
perché capace di elevare il valore monetario di un bene a una potenza
virtuale folle.Gli indicatori, i parametri della ricchezza reale è come
venissero immessi in una centrifuga e fatti schizzare in un iperuranio
che ha sempre meno contatto con il dato dell'economia reale. L'economia
su dominante base finanziaria è diventata così un enorme casinò
funzionale a una avidità sfrenata affidata alle danze fuori controllo di
un algoritmo. Quindi, i risparmiatori di Banca Etruria o delle Marche
sono stati gli ignari donatori di sangue irretiti da insaziabili
vampiri. Prendersela con la Banca d'Italia o con la Consob è come
fingere che lo scenario sia ancora quello dei pastori agresti
dell'Ottocento, o dello sviluppo industriale del Novecento. Non sono i
controllori che vanno richiamati alla vigilanza, è l'uscita
dall'idrovora impazzita della finanza speculativa che va immaginata e
realizzata. Pena l'estendersi e il moltiplicarsi, al di là della buona
volontà dei controllori, della follia e della rovina. Qui non solo la
ricchezza è finita nelle mani dell'1% della popolazione, ma si tratta
sempre più di ricchezza fittizia e farlocca. La macchina dello sviluppo e
della crescita, nelle mani private dei detentori della ricchezza che
vogliono solo moltiplicarla a prescindere, è impazzita. Continuando
così distruggiamo noi e il Pianeta. Altro che furto dei risparmi sudati
del povero pensionato della Banca Etruria.
Gian Carlo Marchesini
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