Avevamo già segnalato ai nostri lettori come l'ex assessore Caudo fosse stato l'unico tra gli assessori uscenti,che ha lasciato traccia del suo passaggio in Campidoglio indirizzando una lettera al commissario Tronca in cui venivano elencati tutti i lavori iniziati sotto il suo assessorato ma non ancora conclusi.Coerentemente prosegue anche l'iniziativa da lui fortemente voluta del workshop internazionale sulla Trasformazione Urbana del Comune di Roma che vedrà la sua inaugurazione il prossimo 18 dicembre presso la Fondazione MAXXI con MAXXI Architettura presentano“ROMA 20-25 – Nuovi cicli di vita per la metropoli”.Un workshop internazionale dunque e una mostra che coinvolgono dodici università italiane e tredici internazionali per produrre letture, visioni e progetti per la Roma futura.Il 18 dicembre ci sarà l’inaugurazione della mostra Romaprossima, che dal 19 dicembre al 17 gennaio sarà aperta a tutti. A gennaio, nell’ultima settimana prima della chiusura della mostra, si terrà un seminario per discutere di Roma Prossima.(dal sito www.roma20-25.it)
Ghisi Grütter, che partecipa come Roma 3 al progetto nel quadrante 8, ha inviato la nota che segue, fornendo ai nostri lettori maggiori elementi di approfondimento sulla mostra.
“ROMA 20-25 - Nuovi cicli di
vita della metropoli”
workshop internazionale e mostra
Come pensi che sarà Roma fra dieci anni? Come
vorresti si sviluppasse?
Sono un po’ queste le domande che venticinque Università
– di cui dodici Dipartimenti di Architettura italiani e tredici stranieri – si
sono poste per questa occasione.
Prendendo spunto da Roma Interrotta del 1978 organizzata da Piero
Sartogo
(una mostra riproposta recentemente dal
MAXXI), il gruppo dirigente del museo stimolato dall’allora Assessore alla “trasformazione
urbana” Giovanni Caudo, ha suddiviso il territorio romano in una griglia di 25 quadrati,
ruotati a 45 gradi, di 10 km di lato per un totale di 50
x 50 km. Attraverso una nuova mappa
della città metropolitana, identificata come perimetro della vita sociale ed
economica della Roma di oggi, a ciascuna università è stata affidata una
porzione di territorio da leggere e progettare - un progetto difficile perché
in scala 1:10.000. Il workshop quindi
presenterà modi e metodi diversi di interpretazioni e proposte su varie
tematiche che vanno dall’architettura al paesaggio alle infrastrutture
dell’abitare.
Roma Interrotta era un progetto promosso da Incontri Internazionali d’Arte
che ha visto dodici noti architetti internazionali utilizzare la pianta di
Giovan Battista Nolli del 1748 immaginando che Roma si fosse fermata due secoli
e mezzo prima, e in tal mondo hanno ricominciato a progettare la città. “ROMA 20-25. Nuovi cicli di vita
della metropoli” prende
spunto dall’esercizio progettuale ma opera un salto nel tempo in avanti e,
invece di operare sull’intera dimensione urbana, fornisce dei tasselli di
approfondimento.
La
scelta di affidare questo lavoro alle università evoca anche altri precedenti,
ad esempio “Learning from Las Vegas” di Venturi e Scott-Brown, e il dispositivo
del figure-ground di Colin Rowe come strumento di
analisi e progettazione urbana. Si tratta di due letture della città
contemporanea che hanno avuto origine da esperienze didattiche (a Yale, e nell’Urban
design studio della
Cornell University). Il primo è quello del “Learning
from”, che prendeva dall’osservazione dei fenomeni l’ispirazione per un
progetto (un’idea nata da un fieldtrip
a Las Vegas di studenti dell’università di Yale guidati da Robert Venturi e
Denise Scott-Brown). Il secondo è quello dell’”Understanding”, che cerca di comprendere i fenomeni rielaborandoli
in progetti che vogliono essere efficaci perché in sintonia con i processi
(un’idea che nasce dal fieldtrip di
Dubai da parte degli studenti di Harvard guidati da Rem Koolhaas).
Le
Università sono i luoghi deputati della ricerca e sono meno condizionate dell’amministrazione
comunale pressata da fenomeni contingenti (dai giubilei vari alle elezioni
politiche e così via) che in qualche modo condizionano le scelte di politica
urbana. La fiducia che Caudo ha nelle Istituzioni lo ha portato a voler sentire
le varie posizioni che esse possono avere sul territorio romano.
Negli
ultimi decenni le discipline dell’architettura e dell’urbanistica si sono
confrontate con due macro-paradigmi affermatisi dopo l’idea che la città
potesse essere costruita sulla base di un progetto complessivo, applicando
modelli urbani come quelli messi a punto dalla modernità. Mi ricordo che quando studiavo Bruno Zevi aveva coniato
la nuova parola dell’Urbatettura e apparve nel
suo libro “Il linguaggio moderno dell'architettura” del 1973.
I promotori di ROMA 20-25 propongono di interrogarsi su un nuovo paradigma, che condivide
con i precedenti il riconoscimento della realtà urbana: la città è quella che
c’è, ma che sia un paradigma al tempo stesso critico e proiettivo, efficace e
visionario. Compito arduo per chi si trova a dover dare una risposta perché ci
si aspetta un doppio risultato: non si accontenta di un’osservazione dei
fenomeni, e chiede allo stesso tempo che una proposta sia compiutamente
motivata.
Venerdì
18 dicembre si inaugura la mostra che rimarrà per un mese fino al 17 gennaio
2016.
Ghisi Grütter
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