Nel panorama mondiale da alcuni descritto come una crisi sistemica, da altri come stagnazione secolare e da tutti osservata con il fiato sospeso, perchè, sulla base dei segnali di ogni tipo, che arrivano da ogni parte, si sta ingrossando la schiera di economisti, sociologi, politologi e compagnia che intravvedono la parabola discendente della ideologia borghese capitalistica, il segnale della concentrazione della ricchezza si va facendo sempre più nitido.
Negli ultimi 12 mesi, dal luglio 2013 al giugno 2014, il numero dei miliardari in dollari, a livello mondiale – secondo la consueta ricerca annuale di Wealth-X e UBS, che non fa mai i nomi – è aumentato del 7%, passando da 2170 a 2325, per una ricchezza complessiva di 7300 miliardi di $ (+ 12%).
Quello che risalta è che gli aumenti %ali più significativi compaiano in due paesi colpiti pesantemente dalla recessione: Italia e Spagna, dove il tasso dei senza lavoro è certamente “fuori scala” in Europa.
In Italia i miliardari sono aumentati di 4, passando da 29 a 33 (+14% circa), con un patrimonio che balza da 97 a 115 miliardi (+ 19% circa). In Spagna, la performance è addirittura strabiliante:
i miliardari passano da 22 a 32 (+ 46% circa) con un patrimonio che vola dai 74 ai 130 miliardi (+76% circa).
La cosa che balza subito agli occhi, considerando la eccezionale performance della Spagna, rispetto all’Italia, è che là, le “riforme” necessarie per allineare il paese all’Europa e alla sostanza del “capitalismo evoluto” che la caratterizza, sono in gran parte già state fatte.
Altra considerazione è che la Francia in questo quadro non brilla. Dovrà adeguarsi e fare riforme profonde (che la UE chiede insistentemente e che Hollande sta accingendosi a fare).
Ultima considerazione: l’aumento della ricchezza nelle mani di pochi (e ancora maggiore quella detenuta da organizzazioni impersonali), non impedisce il regresso e la corsa verso l’epilogo; anzi: le riforme che tendono ad uniformare l’Europa e a sottometterla al credo liberista più duro, di tipo statunitense (ma guarda, anche cinese), conducono ciecamente dritto alla catastrofe di cui i segnali sono macroscopici.
L’Italia scala 2 posizioni in Europa e la Spagna ne scala sei, piazzandosi rispettivamente al 15° e al !7° posto nel mondo.
La ricchezza complessiva dei paperoni (i 7300 miliardi di dollari) deriva per il 47% da investimenti privati, per il 29% da società quotate, per il 5% dall’immobiliare e per il 19% da denaro liquido, cioè, come ha documentato Piketty, per una parte maggioritaria, da rendita.
Il 40% dei membri di questo club ha addirittura ricevuto la ricchezza da eredità o elargizioni. Il 60% si è fatto da solo. Pochissimi con progetti industriali; la maggioranza nella finanza.
Così va il mondo dove, si racconta, che chiunque abbia voglia, ha la possibilità, sgomitando, di costruire la propria fortuna.
Molti i chamati (una balla) e pochi (pochissimi) gli eletti (in %ale sempre meno).
Umberto Pradella
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