Solo
per Vendetta
Giovedì
11 settembre, una rete TV non di Stato, trasmette un film di genere: giallo,
psicologico, d’azione, intitolato: ‘Solo per vendetta’ regia di Roger
Donaldson.
Datato
2011, il telespettatore che lo ha seguito, chi prima, chi dopo, avrà già tirato
le sue somme critiche, ma rimane pur sempre valida nel tempo, l’occasione per
innovare una forma di dialogo ambientata sull’informativa che l’opera auspica
veicolare.
Potenzialmente
divulgativo di vicende che difficilmente si riescono a decriptare, che di rado
risulterebbero plausibili in assenza di evidenti prove, nella trama è l’effetto
di un modello autonomo di rivalsa a
far da padrona e lo si rintraccia in quel procedimento lucido con cui viene
raccontato.
Una
donna, un uomo, avulsi dall’organizzazione di uno stato parallelo, conducono serenamente
il loro idillio, fintanto che una aggressione violenta non li sconvolge.
Nel
momento di immenso dolore, di sensazione d’impotenza, di tormentoso strazio per
l’accaduto, arriva fulminea quanto inaspettata una proposta da parte della
signora Vendetta!
La tentazione irresistibile, bussa a causa di, per il tramite di e il supplizio
autodistruttivo ha inizio da un’azione efferata che partorisce altra ferocia.
Il
pensiero è unico laddove non v’è pubblica sicurezza capace di prevenire, dove
non s’intravede autorità giudiziaria imparziale e soprattutto, quando ad
incrudire la realtà più triste, ti sussurrano alle orecchie che il delinquente,
sebbene acciuffato, tornerà a fare male, come ha già fatto.
Il
protagonista della storia, un uomo qualunque, un docente di letteratura, colui
che ha subìto di riflesso la violenza sulla donna amata, viene improvvisamente
avvicinato da uno sconosciuto che gli propone un patto e più di qualche impegno da concordare…
Nel
disegno presentato, si delinea il: non mi
hai mai visto, non fare parola con nessuno del nostro incontro e stai pur certo che il colpevole, un recidivo, già
condannato, sarà giustiziato! Ma tu, in cambio, mi sarai devoto alleato e quando ti chiamerò, dovrai esserci come adesso io ci sono…
Il
momento è di piena debolezza, di sconforto e basta un’ora per convincere il
brav’uomo che dentro sé cova rancore per la prepotenza inflitta, a dire sì a quel tale che gli raccomanda
estrema segretezza.
Nel
continuo sviluppo quotidiano, storie non troppo dissimili, effettivamente
sussistenti per quanto occultate,
potrebbero non essere estranee ai più,
che in maniera sottaciuta e codificata, l’esperienza del salta il coniglio affamato! l’hanno vissuta.
Con quell’articolazione
è un tessuto combinato che cammina, sistematicamente, passo dopo passo e ad ogni
incontro, si estende il reale significato d’una logica inopportuna, dentro un
apparato civile inadeguato, criminale, frantumato.
Per
connettersi, sicuramente bisogna essere sintonizzati
su di una frequenza analoga, solo
così avviene il riconoscimento effettivo degli elementi che appartengono allo
stesso nucleo.
L’azione
è dettata nell’ombra e le cellule che
entrano nel cerchio, fuori misura,
con buona probabilità, tra di loro non si conoscono tutte, perché poi, anche
raccontare a se stessi certe situazioni, può fare paura; in quel groviglio
infido, ciascuno rimane chiuso nel suo guscio di difesa.
Gli
aderenti agiscono comandati, talvolta nella singolarità e i più abili,
conservano memorie.
E’
un circuito più diffuso e conosciuto di quanto lo si pensi, ma per come è
architettato e asservito agli scopi, rimane sotterraneo.
Per coprire
il primo errore ci si invischia dentro un altro, nell’ingranaggio a spirale, si
scatena l’eterna condanna alla menzogna.
In
ogni momento, il percorso intrapreso è intriso di abbagli, equivoci, di false
piste, tutto ha inizio dal primo sbaglio.
Unica
via di salvezza, in un dedalo di strade, il ricorso all’investigazione
personale, verso una indagine che muove razionalmente, prendendo le distanze
dal desiderio di violenza primordiale.
Perché
com’è vero che «fra gli errori ci sono
quelli che puzzano di fogna e quelli che odorano di bucato», nessuno è infallibile!
Nel
chiarimento della legge di causa ed effetto, secondo cui per ogni azione corrisponde
una reazione, non è semplice motivare la concatenazione degli eventi.
Ci
si trova travolti, non si riesce a gestirli, a respingerli, ma non basta a
scagionarsi.
La metamorfosi
che da soggetti plasma in puri e semplici oggetti, non si capisce pienamente nei
risvolti delle azioni compiute e bisogna intrufolarsi nel passato, quando le circostanze
non sono sufficienti.
Eppure
le corresponsabilità ci sono, inconfessate,
tante quante i mea culpa da espiare!
Prima
di avviarsi nella direzione di senso che ne illumini la comprensione, ognuno
secondo capacità e ingegno, attiva un processo di identificazione; scoprirlo da
sé e dentro di sé, è possibile, ma come
e a chi comunicarlo risulta
complicato.
Gli
interpreti del racconto non sono che uno sfondo d’autore che ha già deciso di mettere
a nudo le sue verità da raffigurare.
La
storia è una carica esplosiva, piena di significato straordinariamente reale e
solo introducendosi in ogni azione di scena, si coglie ogni minimo dettaglio, anche
quello che dalla prima impressione, può apparire insignificante,
incomprensibile.
Tenacemente
alla ricerca di un senso obiettivo, talvolta si s cade nella ripicca e il desiderio di vendetta pervade e s’incarna
laddove non si riscontra barlume di giustizia!
In
un paese dove filtri e controlli non funzionano a monte, in cui la compagine
burocratica è ampiamente corrotta e incancrenita da un’alimentazione tossica, tutti
i settori cardine, compresa la magistratura inquirente e giudicante, non hanno
quasi più anticorpi per reagire…
Quando
è fondata una concomitanza e anteriorità di abusi compiuti già ai passaggi
preliminari, il sistema s’ingolfa al punto che dipanarli, sarebbe come
intraprendere una missione trascendentale…
E quando
s fugge l’errore giudiziario che non
necessariamente deve essere eclatante, per una ingiusta condanna a un innocente,
o per iniqua assoluzione d’un colpevole, c’è l’irresponsabilità burocratica, caratteristica comune ad ogni
istituzione dove nessuno si espone e lo stile ufficiale è di completa
inettitudine.
Il tessuto gode di completa immunità, di totale copertura, è una trama di vigliacchi ridotti a imbastire finzioni e
chi ne sta fuori, difficilmente trova interlocutori
valorosi disposti a infrangere quel
muro di omertà.
Salta il coniglio affamato!
Amara
conclusione!
Alessandra Mastronardi.
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