15 settembre 2014

Visto in tv:SOLO PER VENDETTA ,regia di Roger Donald


Solo per Vendetta

Salta il coniglio affamato!

 

 

Giovedì 11 settembre, una rete TV non di Stato, trasmette un film di genere: giallo, psicologico, d’azione, intitolato: ‘Solo per vendetta’ regia di Roger Donaldson.

Datato 2011, il telespettatore che lo ha seguito, chi prima, chi dopo, avrà già tirato le sue somme critiche, ma rimane pur sempre valida nel tempo, l’occasione per innovare una forma di dialogo ambientata sull’informativa che l’opera auspica veicolare.

Potenzialmente divulgativo di vicende che difficilmente si riescono a decriptare, che di rado risulterebbero plausibili in assenza di evidenti prove, nella trama è l’effetto di un modello autonomo di rivalsa a far da padrona e lo si rintraccia in quel procedimento lucido con cui viene raccontato.

Una donna, un uomo, avulsi  dall’organizzazione di uno stato parallelo, conducono serenamente il loro idillio, fintanto che una aggressione violenta non li sconvolge.

Nel momento di immenso dolore, di sensazione d’impotenza, di tormentoso strazio per l’accaduto, arriva fulminea quanto inaspettata una proposta da parte della signora Vendetta!

La tentazione irresistibile, bussa a causa di, per il tramite di e il supplizio autodistruttivo ha inizio da un’azione efferata che partorisce altra ferocia.

Il pensiero è unico laddove non v’è pubblica sicurezza capace di prevenire, dove non s’intravede autorità giudiziaria imparziale e soprattutto, quando ad incrudire la realtà più triste, ti sussurrano alle orecchie che il delinquente, sebbene acciuffato, tornerà a fare male, come ha già fatto.

Il protagonista della storia, un uomo qualunque, un docente di letteratura, colui che ha subìto di riflesso la violenza sulla donna amata, viene improvvisamente avvicinato da uno sconosciuto che gli propone un patto e più di qualche impegno da concordare…

Nel disegno presentato, si delinea il: non mi hai mai visto, non fare parola con nessuno del nostro incontro e stai pur certo che il colpevole, un recidivo, già condannato, sarà giustiziato! Ma tu, in cambio, mi sarai devoto alleato e quando ti chiamerò, dovrai esserci come adesso io ci sono

Il momento è di piena debolezza, di sconforto e basta un’ora per convincere il brav’uomo che dentro sé cova rancore per la prepotenza inflitta, a dire a quel tale che gli raccomanda estrema segretezza.

Nel continuo sviluppo quotidiano, storie non troppo dissimili, effettivamente sussistenti per quanto occultate, potrebbero non essere estranee ai più, che in maniera sottaciuta e codificata, l’esperienza del salta il coniglio affamato! l’hanno vissuta.

Con quell’articolazione è un tessuto combinato che cammina, sistematicamente, passo dopo passo e ad ogni incontro, si estende il reale significato d’una logica inopportuna, dentro un apparato civile inadeguato, criminale, frantumato.

Per connettersi, sicuramente bisogna essere sintonizzati su di una frequenza analoga, solo così avviene il riconoscimento effettivo degli elementi che appartengono allo stesso nucleo.

L’azione è dettata nell’ombra e le cellule che entrano nel cerchio, fuori misura, con buona probabilità, tra di loro non si conoscono tutte, perché poi, anche raccontare a se stessi certe situazioni, può fare paura; in quel groviglio infido, ciascuno rimane chiuso nel suo guscio di difesa.

Gli aderenti agiscono comandati, talvolta nella singolarità e i più abili, conservano memorie.

E’ un circuito più diffuso e conosciuto di quanto lo si pensi, ma per come è architettato e asservito agli scopi, rimane sotterraneo.

Per coprire il primo errore ci si invischia dentro un altro, nell’ingranaggio a spirale, si scatena l’eterna condanna alla menzogna.

In ogni momento, il percorso intrapreso è intriso di abbagli, equivoci, di false piste, tutto ha inizio dal primo sbaglio.

Unica via di salvezza, in un dedalo di strade, il ricorso all’investigazione personale, verso una indagine che muove razionalmente, prendendo le distanze dal desiderio di violenza primordiale.

Perché com’è vero che «fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna e quelli che odorano di bucato», nessuno è infallibile!

Nel chiarimento della legge di causa ed effetto, secondo cui per ogni azione corrisponde una reazione, non è semplice motivare la concatenazione degli eventi.

Ci si trova travolti, non si riesce a gestirli, a respingerli, ma non basta a scagionarsi.

La metamorfosi che da soggetti plasma in puri e semplici oggetti, non si capisce pienamente nei risvolti delle azioni compiute e bisogna intrufolarsi nel passato, quando le circostanze non sono sufficienti.

Eppure le corresponsabilità ci sono, inconfessate, tante quante i mea culpa da espiare!

Prima di avviarsi nella direzione di senso che ne illumini la comprensione, ognuno secondo capacità e ingegno, attiva un processo di identificazione; scoprirlo da sé e dentro di sé, è possibile, ma come e a chi comunicarlo risulta complicato.

Gli interpreti del racconto non sono che uno sfondo d’autore che ha già deciso di mettere a nudo le sue verità da raffigurare.

La storia è una carica esplosiva, piena di significato straordinariamente reale e solo introducendosi in ogni azione di scena, si coglie ogni minimo dettaglio, anche quello che dalla prima impressione, può apparire insignificante, incomprensibile.

Tenacemente alla ricerca di un senso obiettivo, talvolta si s cade nella ripicca e il desiderio di vendetta pervade e s’incarna laddove non si riscontra barlume di giustizia!

In un paese dove filtri e controlli non funzionano a monte, in cui la compagine burocratica è ampiamente corrotta e incancrenita da un’alimentazione tossica, tutti i settori cardine, compresa la magistratura inquirente e giudicante, non hanno quasi più anticorpi per reagire…

Quando è fondata una concomitanza e anteriorità di abusi compiuti già ai passaggi preliminari, il sistema s’ingolfa al punto che dipanarli, sarebbe come intraprendere una missione trascendentale…

E quando s fugge l’errore giudiziario che non necessariamente deve essere eclatante, per una ingiusta condanna a un innocente, o per iniqua assoluzione d’un colpevole, c’è l’irresponsabilità  burocratica, caratteristica comune ad ogni istituzione dove nessuno si espone e lo stile ufficiale è di completa inettitudine.

Il tessuto gode di completa immunità, di totale copertura, è una trama di vigliacchi ridotti a imbastire finzioni e chi ne sta fuori, difficilmente trova interlocutori valorosi disposti a infrangere quel muro di omertà.

Salta il coniglio affamato!

Amara conclusione!

                                                                                                      Alessandra Mastronardi.

 

 

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