Microcritiche / I figli, scoperta inquietante
12 settembre 2014
“I nostri ragazzi” è un esempio di film dove la storia è più importante della sua stessa realizzazione. Liberamente tratto dal romanzo “La cena” di Herman Koch, il film tocca inquietanti problematiche attuali insite nella società contemporanea come la violenza gratuita, l’assenza di valori da trasmettere, la fragilità di sopravvissute ideologie. Il mal di adolescenza è una costante ma raramente si arriva a tali livelli.
Ivano De Matteo incentra sempre le trame dei suoi film sulla tematica della fragilità reale in contrapposizione alla solidità apparente della famiglia borghese; “I nostri ragazzi” esce a soli due anni da “Gli equilibristi” e dopo “La belle gente” del 2009.
Protagonisti del film sono due nuclei familiari benestanti, apparentemente diversi nonostante i due capofamiglia siano fratelli. Le scene sono girate prevalentemente in un paio d’interni: due differenti habitat che sottolineano e commentano le diversità. Massimo è l’avvocato freddo e distaccato (un magistrale Alessandro Gassman) che vive in una casa minimalista (arredata sicuramente da un architetto!) con la giovane moglie neo-mamma, la figlia adolescente avuta da un precedente matrimonio e la donna di servizio con crestina e grembiulino. Paolo, interpretato da Luigi Lo Cascio è, invece, il fratello medico chirurgo “caldo e umano” che si arrabatta nella struttura pubblica, sempre pronto a confortare pazienti e madri nell’ospedale pediatrico. Vive con la moglie Clara (Giovanna Mezzogiorno) e il figlio adolescente in un appartamento molto più popolare e un po’ disordinato di un edificio a corte nel quartiere romano del Salario.
Di fronte a un evento imprevisto e inquietante (i genitori scoprono che i loro figli una notte hanno picchiato a sangue una barbona) le sicurezze genitoriali crollano, le madri non vogliono crederci e i padri permissivi dimostrano debolezza e assenza di rigore nell’educazione. Ci sarà per assurdo, una sorta d’inversione di ruoli nel comportamento dei due fratelli entrambi, comunque, incapaci ad affrontare una realtà così sconvolgente, con un finale improvviso e anche superfluo.
Un cast di bravi attori, però, non basta al film per fare un salto di qualità. Rimane comunque di stimolo alla riflessione; viene infatti spontaneo chiedersi: Come mi sarei comportata io nella stessa situazione? Cosa avremmo fatto noi? Come si potrebbe evitare di arrivare a tutto questo?
Ivano De Matteo incentra sempre le trame dei suoi film sulla tematica della fragilità reale in contrapposizione alla solidità apparente della famiglia borghese; “I nostri ragazzi” esce a soli due anni da “Gli equilibristi” e dopo “La belle gente” del 2009.
Protagonisti del film sono due nuclei familiari benestanti, apparentemente diversi nonostante i due capofamiglia siano fratelli. Le scene sono girate prevalentemente in un paio d’interni: due differenti habitat che sottolineano e commentano le diversità. Massimo è l’avvocato freddo e distaccato (un magistrale Alessandro Gassman) che vive in una casa minimalista (arredata sicuramente da un architetto!) con la giovane moglie neo-mamma, la figlia adolescente avuta da un precedente matrimonio e la donna di servizio con crestina e grembiulino. Paolo, interpretato da Luigi Lo Cascio è, invece, il fratello medico chirurgo “caldo e umano” che si arrabatta nella struttura pubblica, sempre pronto a confortare pazienti e madri nell’ospedale pediatrico. Vive con la moglie Clara (Giovanna Mezzogiorno) e il figlio adolescente in un appartamento molto più popolare e un po’ disordinato di un edificio a corte nel quartiere romano del Salario.
Di fronte a un evento imprevisto e inquietante (i genitori scoprono che i loro figli una notte hanno picchiato a sangue una barbona) le sicurezze genitoriali crollano, le madri non vogliono crederci e i padri permissivi dimostrano debolezza e assenza di rigore nell’educazione. Ci sarà per assurdo, una sorta d’inversione di ruoli nel comportamento dei due fratelli entrambi, comunque, incapaci ad affrontare una realtà così sconvolgente, con un finale improvviso e anche superfluo.
Un cast di bravi attori, però, non basta al film per fare un salto di qualità. Rimane comunque di stimolo alla riflessione; viene infatti spontaneo chiedersi: Come mi sarei comportata io nella stessa situazione? Cosa avremmo fatto noi? Come si potrebbe evitare di arrivare a tutto questo?
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