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Massimo Cacciari in
televisione mi ricorda ispido e irsuto una versione del gatto mammone tra il
collerico e il sornione. Ora ha deciso che la politica imperiale americana è
stata in questi ultimi anni un disastro epocale. Gli americani sono andati in
Afghanistan e Iran senza una strategia politica chiara. Occupare per occupare è
come decidere di usare il randello per far vedere quanto ce l’hai potente,
grosso e bello. Ma se una volta
che sei lì non hai ben capito cosa fare dopo, sei in trappola mentre pensavi di
avere conquistato un trono o l’altare. Ora non bisogna ri-sbagliare - dice
Cacciari. Non bisogna cadere nella solita trappola dell’inviare truppe proprie.
Bisogna armare e pagare profumatamente chi può fare al posto nostro il lavoro
sporco. Il dato curioso è che a fare questa analisi, a suggerire una strategia
da impero intelligente e vincente, non è Bush o Kissinger, cioè un leader del
campo imperialista, ma un anti imperialista che è stato leader non secondario
del comunismo rivoluzionario. Oramai, nella rincorsa bertinottiana a chi si
accredita di più come vecchio e saggio liberale, i vecchi bolscevichi leninisti
si sono trasformati in raffinati strateghi filo imperialisti. Sarà per questo
che Cacciari, pur sempre intelligentissimo, nel sorridere suggerisce
inquietante qualcosa di irrimediabilmente perduto, malato e guasto?
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