I FUNAMBOLI.
Lasciare la comunità terapeutica tra
difficoltà e speranze.
Altreconomia
edizioni, Milano 2014, € 10,00
A
cura di Donatella Barazzetti e Antonella Cammarota
Questo
piccolo libro costituisce uno sguardo prezioso sul grosso problema di
re-integrazione che il paziente
psichiatrico deve affrontare nel momento in cui la “cura” è, in un certo
senso, terminata. I funamboli è
un’interessante volume collettivo – curato
dalle sociologhe Donatella Barazzetti e Antonella Cammarota – che ci
restituisce attraverso la voce di molti protagonisti, il percorso che il paziente compie una volta
terminata la fase della Comunità Terapeutica e inizia il lungo e faticoso
percorso di autonomizzazione e di socializzazione.
La Provincia
di Roma, mediante un bando “Prevenzione Mille”, ha finanziato un percorso
progettuale – “In cammino” e “In cammino 2” da cui nasce il volume - che è iniziato
nel 2009 mettendo insieme soggetti pubblici e privati sociali per coadiuvare il
paziente nel superamento di tutte quelle difficoltà – soggettive e oggettive –
che incontra nella sua riabilitazione. Il progetto è stato portato avanti dall’Associazione
“Tininiska Onlus” assieme alla Comunità “Reverie”
di Capena. Sono stati condotti tre Laboratori sulla fotografia, sulla scrittura
creativa e sull’informatica, i cui esiti sono raccolti nel libro. L’osservazione
è condotta con rigore scientifico ma è anche partecipato emotivamente in quanto una delle due
curatrici - Antonella – è pure la madre di un paziente. Quindi, come lei stessa
scrive nell’Introduzione, da un
doloroso evento del proprio privato, è riuscita a farne un’occasione di studio,
materia di ricerca e di partecipazione sociale e politica.
Secondo lo psichiatra Antonio Maone,
intervistato nel libro, per la riuscita del passaggio sono basilare un paio di cose:
il coinvolgimento familiare e l’adeguata e costante assistenza sanitaria e
domiciliare perché esiste oggi un conflitto di competenze, anche se le leggi al
riguardo non fanno distinzione tra disabilità fisica e psichica.
Chiunque abbia sofferto di una lunga
malattia o abbia subito un intervento chirurgico, sa, per esperienza, quanto
sia faticosa e delicata la fase di riabilitazione, della cosiddetta
convalescenza, che è un processo lungo e discontinuo con alti e bassi, spesso
con ricadute. È forse la fase più delicata in cui magari gli amici e parenti
non ci vengono più a trovare o ad aiutare perché in qualche modo è passata
l’”emergenza”. Così se la malattia è di tipo psicologico o psichiatrico il
ri-apprendimento ad affrontare la vita quotidiana magari senza “protezioni”,
talvolta senza più medicine o dipendenze in generale, ci fa provare una grande
fragilità. Proprio questo è il passaggio difficile seguito dal progetto “In
Cammino 2” e narrato ne I Funamboli.
Di estremo interesse è il progetto di cohousing “Le chiavi di casa” che, come
si evince dal nome, considera “adulto”, in qualche misura, il paziente dimesso, favorisce la sua emancipazione
anche con il reperimento di appartamenti dove andrà ad abitare con uno o altri due,
che si sono reciprocamente scelti. Questa scelta è fondamentale perché fa parte
del processo di emancipazione ed è proprio la differenza con l’accoglimento
nella casa famiglia. Il progetto “Le chiavi di casa” ha al suo attivo 21
successi su 23 casi di indipendenza abitativa, nel senso che solo 2 persone
hanno dichiarato di non farcela nel processo di riacquisizione della
progressiva autonomia.
Interessante, dal mio punto di vista,
è la scelta strategica dei luoghi abitativi dove reperire gli appartamenti. Di
là dal problema non indifferente del costo degli affitti, è preferibile (sempre
secondo Maone) una situazione di forte densità abitativa, dove il paziente ha
la possibilità di “con-fondersi” e di non viversi troppo la “diversità”.
Mi viene in mente un film che ho
appena rivisto in questi giorni “Una giornata particolare” di Ettore Scola con
Sophia Loren e Marcello Mastroianni tutto girato in Via XXI Aprile a Roma nelle
case di edilizia economica e popolare progettate da Mario De Renzi nel 1931. In
effetti, l’alta densità abitativa dello stabile favorisce la promiscuità tra
gli abitanti e l’incontro tra l’omosessuale ex annunciatore dell’EIAR e la
casalinga insoddisfatta, due "diversi" entrambi vittime del
maschilismo del regime. Tante
diverse figure che condividono lo stesso habitat.
Il Laboratorio fotografico descritto
nel libro - condotto da Emanuela Vincenti ha curato l’aspetto
oggettivo/soggettivo delle immagini ponendo l’attenzione sul fatto che una foto
«ha in sé un carico enorme di emozioni, sensazioni, storia…la si può
immaginare come lo scrigno che allo stesso tempo custodisce e svela mondi
interiori, sia di chi l’ha scattata, sia di chi la guarda».
Il Laboratorio di scrittura creativa
invece è stato condotto da Maria Ciambella che è anche la responsabile della
struttura “La Reverie“ di Capena. Il
gruppo diventa un importante strumento comunicativo che «restituisce parola e considerazione ai partecipanti, che
consente a molti pazienti, rimasti in silenzio per tanto tempo, di aprirsi».
Nel Laboratorio di Informatica, condotto da Gianpaolo
Miele, da un lato si sono introdotti elementi d’informatica di vita quotidiana per
il superamento del digital divide–
anche qui molta importanza è data alla comunicazione - dall’altro, spunti di
riflessione sulle conseguenze che l’informatizzazione ha prodotto nella società
e nei nostri rapporti sociali.
Chissà quanti di noi, anche se non affetti da particolari
sofferenze psichiatriche, potrebbero essere agevolati dalla partecipazione a
questo tipo di lavoro portato avanti nei Laboratori, che
stimola il gruppo, aiuta la comunicazione e consolida i rapporti sociali.
Il
libro si può comprare nelle botteghe del Commercio Equo e Solidale o
richiederlo al sito www.altreconomia.it/libri. I ricavi ottenuti della vendita, andranno
all’Associazione “Tininiska Italia Onlus” – alla quale porgo i miei migliori
auguri - con l’obiettivo di proseguire i progetti “In Camino”.
Ghisi Grütter
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