Vincerà
sempre Alì Babà
Bingo Bango Bengo
Quando
i giocatori partecipano entro una
realtà chiusa in se stessa, con regole che non hanno altra intenzione se non
quella di allontanare dalla vita reale, si congegnano consapevolmente verità
fittizie, diverse da quelle della vita ordinaria, comune e regolare.
Disinteresse,
cinismo e distacco, mettono a rischio il benessere collettivo, perché quel gioco pericoloso, non è dotato di regole
rispondenti alle necessità razionalmente effettive.
In questo
gioco di società, di contraddizioni,
inadeguatezze, permessi, autorizzazioni e concessioni, che affatto aderiscono
al fabbisogno cittadino, chi fa il gioco
sporco?
Coloro
che generano quelle norme, non giocano forse con le vite altrui più di un
giocatore che danneggia se stesso?
Nel
gioco delle parti, chi è il vero ammalato?
Per
raggiungere il tabaccaio più vicino con almeno una slot al suo attivo, alla distanza di due piazze di quartiere Re di
Roma e piazza Zama, anzi pure meno, nelle immediate adiacenze, l’incontro è più
che ravvicinato con tre sale di macchinette mangiasoldi, in via Albalonga n. 20,
in via Fregene n. 25, un BingoRe lungo la via Cerveteri, in via Siponto e
voltato l’angolo, il ritrovo d’azzardo
fuori controllo è con malavita,
riciclaggio e degrado… a piede libero.
Se
questa non è trattativa, come la si vuole definire: connivenza, collusione?
E
una volta per tutte, chiamiamola pure per nome!
Alì
Babà e le ∞ poltrone
Prego,
si accomodi
Abituati
a soffocare e ad essere strozzati con nastrini di seta e cordoncini dorati, ad
ascoltare fiabe da mille e una notte,
educati alle buone maniere,
ai
nuovi arrivati che affondano le proprie natiche su di una sedia o su qualsivoglia
poltrona, gli altri si inchinano, con
le più mirabolanti esibizioni, dimostrando in onore degli ospiti attesi, tutte
le loro attenzioni, ma…
Gli
altri, siamo Noi
Siamo le gerarchie costituite che costituiamo
Siamo il potere a fin di […omissis…] che esercitiamo
Siamo le scelte che preferiamo e quelle che rifiutiamo
Siamo l’appartenenza a un gruppo con affidamento
condizionato
Siamo partecipazione se ci va con sentimento leale e
critico
Siamo vari ed eventuali
Siamo imperfetti umani
Il potere, che è nullo senza
gli altri, per quel legittimo
riconoscimento identitario, reca con sé un nome proprio di individuo e ne presuppone
il controllo.
L’esito
conclusivo, non è esclusiva del pavone in capo, tra gli altri, animale più colorato e vanitoso; lui esercita una forza in virtù di quel codazzo che gli sta
dappresso!
Nell’allegra
fattoria, viene cresciuto e riconosciuto come ornamento, vista la ruota che ci
propone, ma se è vero che gli incantesimi durano fino a un certo punto, e per
camuffare realistiche furberie, perché non cominciare a chiamarle con il loro
nome!
I
benefici, le provvidenze, che raggiungono inopinatamente
i soliti noti, si concretizzano riunendo le forze, quelle che nessun
comandante in capo comunque, in quanto singolo, giammai avrebbe, e che da solo,
non potrebbe mai raggiungere.
Ecco
allora che entrano a far parte del gioco i membri del gruppo. Uno per tutti e
tutti per uno!
Alla
parola magica: Apriti Sesamo, il
tesoretto sgraffignato dalle sacche dei più polli,
scorre fluido attraverso le carte di indagini che solo tempo e congiunture
favorevoli potranno svelare.
Frattanto,
le frodi si perpetuano, creando vantaggio rispetto agli altri che non rubano.
Le
compromissioni suppongono già una certa predisposizione al compromesso e com’è
vero che le liste, non sono i listini, la più moderna democrazia di Stato impone anche questo,
il così fan gli altri.
Per
ipotesi, se quel mazzo è davvero guasto e le regole d’intrattenimento sono
formulate dagli stessi giocatori, non sono le carte che aggrediscono il sistema
fallito, ma le persone che sguazzano in quel gioco!
Se
putacaso, toccasse a turno, ciascuno di Noi
al posto di altri, chi non alimentasse
il bottino della grotta e chi non avesse nulla da servire, in questi svaghi di scambio, rimarrebbe in buona sostanza,
isolato, disturbato soltanto dalle scaramucce quotidiane e fuori da quell’universo
concertato.
Pertanto,
giunta l’ora in cui s’affaccia un tema d’una tal faccenda non di pertinenza, e
che non porta acqua al proprio mulino, alla domanda dubitativa personale sul
perché tenerlo a cuore, si fa presto a rispondere che sicuramente è meglio
scacciarlo via, lontano, fintanto che non ci riguarda più da vicino!
Ed è proprio quella, la prospettiva che manca!
La
partita che a tutt’oggi sta giocando l’Italia, è già manomessa da quei collettivi
che fungono da falange alleata e la cui
potenza distruttiva, sbaraglia ogni compagine di qualsivoglia ordine.
Dunque,
quando si levano voci in dissonanza, sono cori effettivi o canti di sirene?
La
competizione, per essere leale, presuppone regole certe e paritarie per tutti i
partecipanti, ma quando impera la concorrenza sleale, si parte già sconfitti.
La
sfida esige uguaglianza, identità, corrispondenza!
Gli
ultimi arrivati, gli insoliti noti penta stellati, si sono forse accomodati
alla mensa del signore per mangiare ciò ch’è stato servito loro già bell’e
apparecchiato?
La
consueta pausa estiva ha familiarizzato anche con loro sino a renderli
compiacenti d’un sistema talmente intriso di vergogne che nessuno, seppur in
coalizione, può scardinare?
La
fattoria degli animali è protesa per includere tutti, ognuno con i suoi vocalizzi…
Chissà
perché una volta dentro, da lì si diffondono solo brani stonati, assordanti, e ripetitivi,
boh!
Sarà
che anche i cavalli di razza, entro il recinto, foraggiati da eccesso di biada,
non riescono più a saltare la staccionata e cominciano la mimesi di muli da
soma.
Orecchie
da lucignolo contagiose, starebbero affollando le sale dei palazzi, è forse
questo il nostro paese, quello delle meraviglie o dei balocchi?
Come
per il nobile marchese e il netturbino, anche per gli altri arriva il tempo della livella,
unica certezza, che ammassa i corpi, là dove non trova luogo la memoria…
Appesi
a un quadro o figurine dentro a un ritratto, sicuramente ci avranno convinti che
la vita è un infingersi nel sogno, un’illusione che ci aiuta a rimanere vivi, e
che per competere alla pari, occorrerà essere estinti.
Alessandra
Mastronardi.
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