10 settembre 2014

VINCERA'SEMPRE ALI' BABA'




Vincerà sempre Alì Babà

Bingo Bango Bengo

 

Quando i giocatori partecipano entro una realtà chiusa in se stessa, con regole che non hanno altra intenzione se non quella di allontanare dalla vita reale, si congegnano consapevolmente verità fittizie, diverse da quelle della vita ordinaria, comune e regolare.

Disinteresse, cinismo e distacco, mettono a rischio il benessere collettivo, perché quel gioco pericoloso, non è dotato di regole rispondenti alle necessità razionalmente effettive.

In questo gioco di società, di contraddizioni, inadeguatezze, permessi, autorizzazioni e concessioni, che affatto aderiscono al fabbisogno cittadino, chi fa il gioco sporco?

Coloro che generano quelle norme, non giocano forse con le vite altrui più di un giocatore che danneggia se stesso?

Nel gioco delle parti, chi è il vero ammalato?

Per raggiungere il tabaccaio più vicino con almeno una slot al suo attivo, alla distanza di due piazze di quartiere Re di Roma e piazza Zama, anzi pure meno, nelle immediate adiacenze, l’incontro è più che ravvicinato con tre sale di macchinette mangiasoldi, in via Albalonga n. 20, in via Fregene n. 25, un BingoRe lungo la via Cerveteri, in via Siponto e voltato l’angolo, il ritrovo d’azzardo fuori controllo è con malavita, riciclaggio e degrado… a piede libero.

Se questa non è trattativa, come la si vuole definire: connivenza, collusione?

E una volta per tutte, chiamiamola pure per nome!

 

Alì Babà e le ∞ poltrone

 

Prego, si accomodi

Abituati a soffocare e ad essere strozzati con nastrini di seta e cordoncini dorati, ad ascoltare fiabe da mille e una notte, educati alle buone maniere,

ai nuovi arrivati che affondano le proprie natiche su di una sedia o su qualsivoglia poltrona, gli altri si inchinano, con le più mirabolanti esibizioni, dimostrando in onore degli ospiti attesi, tutte le loro attenzioni, ma…

Gli altri, siamo Noi

Siamo le gerarchie costituite che costituiamo

Siamo il potere a fin di […omissis…] che esercitiamo

Siamo le scelte che preferiamo e quelle che rifiutiamo

Siamo l’appartenenza a un gruppo con affidamento condizionato

Siamo partecipazione se ci va con sentimento leale e critico

Siamo vari ed eventuali

Siamo imperfetti umani

 

Il potere, che è nullo senza gli altri, per quel legittimo riconoscimento identitario, reca con sé un nome proprio di individuo e ne presuppone il controllo.

L’esito conclusivo, non è esclusiva del pavone in capo, tra gli altri, animale più colorato e vanitoso; lui esercita una forza in virtù di quel codazzo che gli sta dappresso!

Nell’allegra fattoria, viene cresciuto e riconosciuto come ornamento, vista la ruota che ci propone, ma se è vero che gli incantesimi durano fino a un certo punto, e per camuffare realistiche furberie, perché non cominciare a chiamarle con il loro nome!

I benefici, le provvidenze, che raggiungono inopinatamente i soliti noti, si concretizzano riunendo le forze, quelle che nessun comandante in capo comunque, in quanto singolo, giammai avrebbe, e che da solo, non potrebbe mai raggiungere.

Ecco allora che entrano a far parte del gioco i membri del gruppo. Uno per tutti e tutti per uno!

Alla parola magica: Apriti Sesamo, il tesoretto sgraffignato dalle sacche dei più polli, scorre fluido attraverso le carte di indagini che solo tempo e congiunture favorevoli potranno svelare.

Frattanto, le frodi si perpetuano, creando vantaggio rispetto agli altri che non rubano.

Le compromissioni suppongono già una certa predisposizione al compromesso e com’è vero che le liste, non sono i listini, la più moderna democrazia di Stato impone anche questo, il così fan gli altri.

Per ipotesi, se quel mazzo è davvero guasto e le regole d’intrattenimento sono formulate dagli stessi giocatori, non sono le carte che aggrediscono il sistema fallito, ma le persone che sguazzano in quel gioco!

Se putacaso, toccasse a turno, ciascuno di Noi al posto di altri, chi non alimentasse il bottino della grotta e chi non avesse nulla da servire, in questi svaghi di scambio, rimarrebbe in buona sostanza, isolato, disturbato soltanto dalle scaramucce quotidiane e fuori da quell’universo concertato.

Pertanto, giunta l’ora in cui s’affaccia un tema d’una tal faccenda non di pertinenza, e che non porta acqua al proprio mulino, alla domanda dubitativa personale sul perché tenerlo a cuore, si fa presto a rispondere che sicuramente è meglio scacciarlo via, lontano, fintanto che non ci riguarda più da vicino!

Ed è proprio quella, la prospettiva che manca!

La partita che a tutt’oggi sta giocando l’Italia, è già manomessa da quei collettivi che fungono da falange alleata e la cui potenza distruttiva, sbaraglia ogni compagine di qualsivoglia ordine.

Dunque, quando si levano voci in dissonanza, sono cori effettivi o canti di sirene?

La competizione, per essere leale, presuppone regole certe e paritarie per tutti i partecipanti, ma quando impera la concorrenza sleale, si parte già sconfitti.

La sfida esige uguaglianza, identità, corrispondenza!

Gli ultimi arrivati, gli insoliti noti penta stellati, si sono forse accomodati alla mensa del signore per mangiare ciò ch’è stato servito loro già bell’e apparecchiato?

La consueta pausa estiva ha familiarizzato anche con loro sino a renderli compiacenti d’un sistema talmente intriso di vergogne che nessuno, seppur in coalizione, può scardinare?

La fattoria degli animali è protesa per includere tutti, ognuno con i suoi vocalizzi…

Chissà perché una volta dentro, da lì si diffondono solo brani stonati, assordanti, e ripetitivi, boh!

Sarà che anche i cavalli di razza, entro il recinto, foraggiati da eccesso di biada, non riescono più a saltare la staccionata e cominciano la mimesi di muli da soma.

Orecchie da lucignolo contagiose, starebbero affollando le sale dei palazzi, è forse questo il nostro paese, quello delle meraviglie o dei balocchi?

Come per il nobile marchese e il netturbino, anche per gli altri arriva il tempo della livella, unica certezza, che ammassa i corpi, là dove non trova luogo la memoria…

Appesi a un quadro o figurine dentro a un ritratto, sicuramente ci avranno convinti che la vita è un infingersi nel sogno, un’illusione che ci aiuta a rimanere vivi, e che per competere alla pari, occorrerà essere estinti.

                                                                          Alessandra Mastronardi.

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