23 maggio 2015

BRUTALITA' ED ALTRO

Il capitalismo è inumano e brutale. Se contenesse disumanità e brutalità, si potrebbe pensare di estirparle. Quello che rimarrebbe sarebbe un capitalismo pulito, umano e gentile.
Penso che, per renderlo umano e non brutale, bisognerebbe eliminare la concorrenza spietata, basata sulla capacità di ottenere prodotti di miglior qualità, derivanti da mix di fattori di produzione al più basso costo compatibile, per stare sul mercato di riferimento. Per questo è necessario subordinare ogni “moralità” a utilità e efficienza.

Bisognerebbe per di più (come diceva una volta chi si illudeva che fosse possibile, pur all’interno del sistema ) che il fattore “lavoro” fosse una “variabile indipendente”.nel processo di massimizzazione del profitto

Invece il lavoro deve essere considerato un fattore di produzione alla stregua di ogni altro, per il corretto funzionamento del sistema che “crea valore per gli azionisti”.

Il lavoro deve essere precario e “disponibile”. Pochi eletti nella cabina di regia e per il resto una massa di manovra, gonfiabile o sgonfiabile, secondo i canoni del “mercato”, al minor costo possibile, tecnologicamente scambiabile con fattori diversi non umani.

Il fatto che la proposta politica, ovunque (l’Italia arrancando per dimostrarsi buon alunno perspicace) si sia uniformata al dominio culturale e tecnico del liberismo assoluto, fa sì che “le regole” dettate dai gruppi di potere, senza distinzione, siano accolte come estranee e certamente non vincolanti. La regola aurea non è più la moralità sociale e il bene comune, ma il diritto alla sopravvivenza, coniugato secondo l’unico criterio dell’interesse individuale, da opporre a quello, altrettanto privatistico e abnormemente potente delle oligarchie dominanti.

La garanzia che il costo del fattore lavoro potrà essere sempre compresso al livello più basso compatibilie con la sopravvivenza del prestatore di sè (braccia o cervello) è data dalla accertata – e crescente, complice la tecnologia – disponibilità di inoccupati disponibili. Il capitalismo non garantisce – nè ha mai garantito, a livello mondiale – la piena occupazione.


Dalla considerazione che il sistema è iniquo in sè, derivano altre mie opinioni su temi di cui non discutiamo mai.

Ne propongo due:

· la scuola

· l’invecchiamento delle società.



.Incomincio dalla scuola, dichiarando quello che penso della riforma renziana e della impostazione che in genere prevale, non solo in Italia, su questo tema.

Se non ci saranno reazioni non starò a argomentare di più; non ha senso monologare.


Credo che per attuare una qualunque riforma del sistema scolastico, sia necessario dichiarare a cosa debba servire la scuola.

Per quello che mi sembra di avere capito (nessuno lo ha mai detto con precisione), non concordo con il compito che alla scuola è stato affidato.

Di seguito, sono::


· Contrario all’aggiramento della norma costituzionale sul finanziamento della scuola privata.

· Contrario all’ autonomia scolastica

· Contrario alla valutazione degli insegnanti e alla definizione del merito, da monetizzare

· Contrario alla possibilità dei genitori di finanziare la propria scuola

· Contrario alla chiamata diretta degli insegnanti


Non avendo invece sufficenti conoscenze sul come insegnare, mi astengo dal dare giudizi ( non so nemmeno se la riforma tratti questo capitolo importantissimo)

Mi astengo anche dal giudicare se gli insegnanti di sostegno debbano avere un ruolo a parte o no. Anche qui, non ne so abbastanza.


Su argomenti più “politici” (nel senso di più elettoralistici), credo che dire che alla scuola sono destinati 3 miliardi è improprio: buona parte di questi soldi, servirà a stabilizzare i precari,.

che, stabilizzati o no, continueranno a fare quello che facevano prima. Si tratta di questione che concerne il mercato del lavoro e non la scuola.

Considero ridicolo il finanziamento alla “formazione” autonoma degli insegnanti.
 
Umberto Pradella

IL DIBATTITO IN RETE

Hic Rhodus, Hic Salta.
ossia: le condizioni attuali on mi sembrano tali da consentire l'app[plicazione di quei salutari criteri da te enunciati. (al difuori di una sano riorientamento di distacco dal neo liberismo, di cui tu parli, e che non costerebbe nulla se non perdita di potere di qualcuno)

Le scuole parificate svolgono in qualche modo, un lavoro non svolto da quelle statali e laiche.

Dire : "volete la scuola privata PagAevela! " e´ in pratica unO slogan.


Quando i miei figli erano piccoli, da noi non c'erano scuole pubbliche, c'era solo l'istituto S. chiara, mal condotto dalle monache.

O spesso la ambientazione e´ squallida, malsana, " sgarrupata", per usare un termine del famoso "io, speriamo ch e me la cavo". Anche qui , parlo per esperienza.

Si puo inverare lo slogan solo se lo stato offra una credibile possibilità e che le scuole private siano una opzione, non un monopolio.
Altrettanto vale per gli asili nido. quasi tutti privati, per fortuna anche laici.
Fintanto che lo stato non si deciderà di fare una seria lotta agli sprechi ( di materiali, di appalti corrotti, di rendite parassitarie, di super burocrati pagati per compiere talvolta diisastri) non se ne verra fuori.
Ad esempio: riforma delle procedure burocratiche che impiegano persone di cui si potrebbe fare a meno.
Un mio capo, a me giovane ingegnere a; promo lavoro, mi disse " Si ricordi P., in una organizzazione chi non e utile , non e´che e´inutile, ma dannoso!
Per giustificare il suo salario d ti creera procedure e problemi che solo lui sapra risolvere.
(E qui viene un episodio a me occorso 50 anni fa circa.

Ad una cena, incontrai l'allora ministro Preti (PSI). Ministro per la "riforma della pubbica amministrazione". E gli chiesi , a brutto muso : " Ma cosa sta facendo per la riforma?"
Mi rispose " praticamente nulla. Infatti la P.A. e stracarica di persone che sono state assunte per ragioni elettorali. La riforma sarebbe buttarli tutti fuori, e ricominciare daccapo. E chi e´colui che avrebbe un potere tale? e se lo avesse? Chi si azzarderebbe a mettere sul lastrico uomini che " Io tengo famiglia!")
Perche?
Perche' solo in quel modo si potrà ridurre il debito pubblico che drena una larga fetta del nostro PIL e costringe vari settori ( scuola cenerntola) a raccogliere le briciole.
Tutto cio non implica che ci si debba rassegnare.E certamente sii puo fare del meglio di quanto non si ta facendo ora.
Per esempio : dare una impostazione laica e "umanistica" alla scula ( anche se di tecnologia) per fare comprendere chela scuola e´arricchimento dell;individua prima ancora che mezzo per creare qualifiche nel mondo produttivo
Scuole " generosa" non utilitaristica secondo il modello "neo liberistico" attualmente in vigore.

Per esempio: vi dovrebbe essere l'obbligo contrattuale che impone al docente la presenza per tutto l'anno scolastico nella sua classe. Insegnare e un dovere un obbligo, non un modo per guadagnarsi da vivere,pensione ed assistenza sanitaria compresa.

Il docente e´un soldato in prima linea. Non si e mai visto che un sodato possa dire in battaglia al capitano " ora me ne vado in vacanza per qualche giorno"

Questa rotazione di supplenti di cui ho memoria ( avviene ancora?)era micidiale per la creazione di un concetto di una scuola da rispettare.

Queste sono poche solo aneddotiche osservazioni al molto piu corposo "sasso nello stagno" di Umberto.

FP




 

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