Penso che, per
renderlo umano e non brutale, bisognerebbe eliminare la concorrenza spietata,
basata sulla capacità di ottenere prodotti di miglior qualità, derivanti da mix
di fattori di produzione al più basso costo compatibile, per stare sul mercato
di riferimento. Per questo è necessario subordinare ogni “moralità” a utilità e
efficienza.
Bisognerebbe per di
più (come diceva una volta chi si illudeva che fosse possibile, pur all’interno
del sistema ) che il fattore “lavoro” fosse una “variabile indipendente”.nel
processo di massimizzazione del profitto
Invece il lavoro
deve essere considerato un fattore di produzione alla stregua di ogni
altro, per il corretto funzionamento del sistema che “crea valore per gli
azionisti”.
Il lavoro deve essere
precario e “disponibile”. Pochi eletti nella cabina di regia e per il resto una
massa di manovra, gonfiabile o sgonfiabile, secondo i canoni del “mercato”, al
minor costo possibile, tecnologicamente scambiabile con fattori diversi non
umani.
Il fatto che la
proposta politica, ovunque (l’Italia arrancando per dimostrarsi buon alunno
perspicace) si sia uniformata al dominio culturale e tecnico del liberismo
assoluto, fa sì che “le regole” dettate dai gruppi di potere, senza distinzione,
siano accolte come estranee e certamente non vincolanti. La regola aurea non è
più la moralità sociale e il bene comune, ma il diritto alla sopravvivenza,
coniugato secondo l’unico criterio dell’interesse individuale, da opporre a
quello, altrettanto privatistico e abnormemente potente delle oligarchie
dominanti.
La garanzia che il
costo del fattore lavoro potrà essere sempre compresso al livello più basso
compatibilie con la sopravvivenza del prestatore di sè (braccia o cervello) è
data dalla accertata – e crescente, complice la tecnologia – disponibilità di
inoccupati disponibili. Il capitalismo non garantisce – nè ha mai garantito, a
livello mondiale – la piena occupazione.
Dalla considerazione
che il sistema è iniquo in sè, derivano altre mie opinioni su temi di cui non
discutiamo mai.
Ne propongo
due:
·
la scuola
·
l’invecchiamento delle
società.
.Incomincio dalla
scuola, dichiarando quello che penso della riforma renziana e della impostazione
che in genere prevale, non solo in Italia, su questo tema.
Se non ci saranno
reazioni non starò a argomentare di più; non ha senso
monologare.
Credo che per attuare
una qualunque riforma del sistema scolastico, sia necessario dichiarare a cosa
debba servire la scuola.
Per quello che mi
sembra di avere capito (nessuno lo ha mai detto con precisione), non concordo
con il compito che alla scuola è stato affidato.
Di seguito, sono::
·
Contrario
all’aggiramento della norma costituzionale sul finanziamento della scuola
privata.
·
Contrario all’
autonomia scolastica
·
Contrario alla
valutazione degli insegnanti e alla definizione del merito, da
monetizzare
·
Contrario alla
possibilità dei genitori di finanziare la propria scuola
·
Contrario alla
chiamata diretta degli insegnanti
Non avendo invece
sufficenti conoscenze sul come insegnare, mi astengo dal dare giudizi ( non so
nemmeno se la riforma tratti questo capitolo importantissimo)
Mi astengo anche dal
giudicare se gli insegnanti di sostegno debbano avere un ruolo a parte o no.
Anche qui, non ne so abbastanza.
Su argomenti più
“politici” (nel senso di più elettoralistici), credo che dire che alla scuola
sono destinati 3 miliardi è improprio: buona parte di questi soldi, servirà a
stabilizzare i precari,.
che, stabilizzati o
no, continueranno a fare quello che facevano prima. Si tratta di questione che
concerne il mercato del lavoro e non la scuola.
Considero ridicolo il
finanziamento alla “formazione” autonoma degli insegnanti.
Umberto Pradella
IL DIBATTITO IN RETE
Hic Rhodus, Hic Salta.
Quando i miei figli erano piccoli, da noi non c'erano scuole pubbliche, c'era solo l'istituto S. chiara, mal condotto dalle monache.
Fintanto che lo stato non si deciderà di fare una seria lotta agli sprechi ( di materiali, di appalti corrotti, di rendite parassitarie, di super burocrati pagati per compiere talvolta diisastri) non se ne verra fuori.
Ad esempio: riforma delle procedure burocratiche che impiegano persone di cui si potrebbe fare a meno.
Un mio capo, a me giovane ingegnere a; promo lavoro, mi disse " Si ricordi P., in una organizzazione chi non e utile , non e´che e´inutile, ma dannoso!
Per giustificare il suo salario d ti creera procedure e problemi che solo lui sapra risolvere.
(E qui viene un episodio a me occorso 50 anni fa circa.
Perche?
Perche' solo in quel modo si potrà ridurre il debito pubblico che drena una larga fetta del nostro PIL e costringe vari settori ( scuola cenerntola) a raccogliere le briciole.
Tutto cio non implica che ci si debba rassegnare.E certamente sii puo fare del meglio di quanto non si ta facendo ora.
Per esempio : dare una impostazione laica e "umanistica" alla scula ( anche se di tecnologia) per fare comprendere chela scuola e´arricchimento dell;individua prima ancora che mezzo per creare qualifiche nel mondo produttivo
Scuole " generosa" non utilitaristica secondo il modello "neo liberistico" attualmente in vigore.
IL DIBATTITO IN RETE
Hic Rhodus, Hic Salta.
ossia: le condizioni attuali on mi sembrano tali da consentire
l'app[plicazione di quei salutari criteri da te enunciati. (al difuori di una
sano riorientamento di distacco dal neo liberismo, di cui tu parli, e che non
costerebbe nulla se non perdita di potere di qualcuno)
Le scuole parificate svolgono in qualche modo, un lavoro non svolto da
quelle statali e laiche.
Dire : "volete la scuola privata PagAevela! " e´ in pratica unO
slogan.
Quando i miei figli erano piccoli, da noi non c'erano scuole pubbliche, c'era solo l'istituto S. chiara, mal condotto dalle monache.
O spesso la ambientazione e´ squallida, malsana, " sgarrupata", per usare
un termine del famoso "io, speriamo ch e me la cavo". Anche qui , parlo per
esperienza.
Si puo inverare lo slogan solo se lo stato offra una credibile possibilità
e che le scuole private siano una opzione, non un monopolio.
Altrettanto vale per gli asili nido. quasi tutti privati, per fortuna
anche laici.Fintanto che lo stato non si deciderà di fare una seria lotta agli sprechi ( di materiali, di appalti corrotti, di rendite parassitarie, di super burocrati pagati per compiere talvolta diisastri) non se ne verra fuori.
Ad esempio: riforma delle procedure burocratiche che impiegano persone di cui si potrebbe fare a meno.
Un mio capo, a me giovane ingegnere a; promo lavoro, mi disse " Si ricordi P., in una organizzazione chi non e utile , non e´che e´inutile, ma dannoso!
Per giustificare il suo salario d ti creera procedure e problemi che solo lui sapra risolvere.
(E qui viene un episodio a me occorso 50 anni fa circa.
Ad una cena, incontrai l'allora ministro Preti (PSI). Ministro per la
"riforma della pubbica amministrazione". E gli chiesi , a brutto muso : " Ma
cosa sta facendo per la riforma?"
Mi rispose " praticamente nulla. Infatti la P.A. e stracarica di persone
che sono state assunte per ragioni elettorali. La riforma sarebbe buttarli tutti
fuori, e ricominciare daccapo. E chi e´colui che avrebbe un potere tale? e se lo
avesse? Chi si azzarderebbe a mettere sul lastrico uomini che " Io tengo
famiglia!")Perche?
Perche' solo in quel modo si potrà ridurre il debito pubblico che drena una larga fetta del nostro PIL e costringe vari settori ( scuola cenerntola) a raccogliere le briciole.
Tutto cio non implica che ci si debba rassegnare.E certamente sii puo fare del meglio di quanto non si ta facendo ora.
Per esempio : dare una impostazione laica e "umanistica" alla scula ( anche se di tecnologia) per fare comprendere chela scuola e´arricchimento dell;individua prima ancora che mezzo per creare qualifiche nel mondo produttivo
Scuole " generosa" non utilitaristica secondo il modello "neo liberistico" attualmente in vigore.
Per esempio: vi dovrebbe essere l'obbligo contrattuale che impone al
docente la presenza per tutto l'anno scolastico nella sua classe. Insegnare e un
dovere un obbligo, non un modo per guadagnarsi da vivere,pensione ed assistenza
sanitaria compresa.
Il docente e´un soldato in prima linea. Non si e mai visto che un sodato
possa dire in battaglia al capitano " ora me ne vado in vacanza per qualche
giorno"
Questa rotazione di supplenti di cui ho memoria ( avviene ancora?)era
micidiale per la creazione di un concetto di una scuola da rispettare.
Queste sono poche solo aneddotiche osservazioni al molto piu corposo "sasso
nello stagno" di Umberto.
FP
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