Già autore di un libro ,Diario Militante, in cui Marchesini ricotruisce la sua esperienza da militante ,non tanto ortodosso, all'interno di un circolo PD prima dell'avvento di Renzi,ora ci regala un'ulteriore riflessione legandola alla conduzione renziana del Partito Democratico e gli effetti collaterali che si sono verificati al suo interno.E' sempre un punto di vista,ma da attento spettatore.
Matteo Renzi
Fino all'arrivo di Renzi, il corpo prevalente dell'apparato politico
territoriale ossequiava, con Bersani e la sua Ditta, il gruppo dirigente
nazionale intero. Io, ultimo arrivato e non ancora del tutto dimentico della mia
precedente esperienza movimentista, non smettevo di sollevare questioni e porre
domande, a criticare esplicitamente tutto ciò che a mio avviso non andava.
Titolare volonteroso e attivo di coscienza critica, sollecitavo alla radicalità
e alla coerenza, ricevendone in cambio gli epiteti pungenti e divertiti di
«folle sognatore e poeta». Insomma, ero considerato, sia pure a volte
passabilmente stimolante, un emerito rompiscatole. Poi, con l'irruzione di
Renzi, il panorama e il contesto si sono rapidamente e radicalmente mutati. Oggi
sono quelli che allora erano i più zelanti difensori dell'apparato dirigente
locale e nazionale a svillaneggiarlo e ridicolizzarlo con i più sferzanti
insulti. E io mi ritrovo a prendere atto e a constatare i tratti impressionanti
di un fenomeno di trasformismo opportunistico, e a difendere la dignità e la
qualità di almeno alcuni dei vecchi dirigenti del PD che non possono essere
demoliti con un disprezzo così furioso da far pensare ai talebani dell'Isis che
distruggono alla radice le vestigia delle civiltà precedenti.
Insomma, il famigerato e fatidico cambio di verso, e la rottamazione usata
come clava, si sono tradotti in un repentino, totale e corale cambio di
posizione all'insegna dell'adeguamento opportunistico al nuovo potere, nel
tripudio di corifei che ora sbeffeggiano quelli dei quali fino a pochi giorni
prima erano stati i devoti, acritici e obbedienti chierichetti.
Qui non si tratta affatto di un cambio di linea e strategia politica, qui
si sono rottamate onestà intellettuale, autonomia di pensiero, dignità e
coerenza etica. Hanno fatto irruzione, in una dimensione e pratica politica che
mantenevano una loro tensione e ricerca guidata da valori e principi, le logiche
del mercato liberista e della competizione più becera. Ecco, per fare un solo
esempio: il modo con cui Renzi ha fatto fuori Letta, quel suo beffardo e
canagliesco Enricostaisereno, mi ha perfino costretto a rivalutare, rispetto
alla furfanteria del secondo, un qualche spessore politico e umano del primo. In
un passaggio, basta anche il dettaglio e il mutamento nel linguaggio a far
capire il degrado e lo squallore del nuovo paesaggio politico.
Un buon fine settimana
Gian Carlo
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