14 maggio 2015

LE RIFLESSIONI DI PRADELLA:IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE

Da ragazzo ho letto Spengler. Posseggo il volume – della Longanesi, che raccoglie i due tomi – anche se non riesco a trovarlo in mezzo a tutti gli altri libri.

No, non sono un seguace di Spengler, che nella sua tesi del ciclo di civiltà, dice quello che molti hanno detto prima e dopo di lui. Per il resto, credo nello storicismo, ma in quello di matrice marxiana.

Spengler, se ricordo bene, opponeva coraggio, orgoglio e sangue al denaro e alle oligarchie. Gli piaceva Mussolini e si lamentava per la perdita dell’uomo faustiano.

Insomma non gli importava niente della democrazia o della gente. Pretendeva di ritrovare un occidente capace di dominio e il primo conflitto mondiale gli presentava un occidente oligarchico fatto di banchieri e capitali disposti a tutto, tranne che a sacrificarsi per la gloria dei guerrieri.

Io credo che un ciclo si stia concludendo, e questo mi serve per scendere a guardare le cose del mondo, certo, (perchè in un mondo rimpicciolito, credere che da noi si combatta per fare il nuovo contro il vecchio, come se il resto del mondo fosse un corollario, mi sembra sì presuntuoso, ma sostanzialmete sciocco) ma anche per sostenere – e in questo so di avere tutte le ragioni del mondo – che chi oggi pretende di sentirsi di sinistra contro la destra buona o cattiva, continua a essere vecchio come matusalemme.

Vorrei che invece di guardare al mio storicismo, si provasse a togliersi di dosso la convinzione di lottare per il prevalere di un’idea “progressista” contro quella “conservatrice”, analizzando le cose del nostro mediocre paese (che aspira a una mediocrità europea).

Io non so niente del futuro; so però che Renzi e tutti – senza eccezione – arrancano al seguito di cose capitate da molto tempo, al di là dei nostri confini. So che le “persone” in quello che si fa qui e si è fatto altrove, non sono il cuore del problema.

Questi democratici di “sinistra” - che nel capitalismo finanziario ci credono e che pensano che solo dei poveri sprovveduti possano pensare che le regole del gioco di questo sistema, non debbano essere matrice immutabile, cui bisogna sottomettersi, perchè solo accettandole si può vincere - amano la statistica e i “parametri dell’economia” come se fossero lo scopo della vita e della società, che intanto si precarizza a tappe forzate .

Io ho cercato uno scenario che riuscisse a spiegare le contraddizioni fortissime della società di ogni dove; che giustificasse il disorientamento e gli scricchiolii fortissimi, che altri non vogliono sentire.C’è qualcuno, come Luciani, per esempio, che ha certezze incrollabili. Temo che se Renzi diventasse il capo di forza italia – per scendere al livello della politica politicata (unica cosa seria per molti) – sostenendo che solo così si riuscirà a smuovere il paese da un immoblismo di decenni, direbbe che finalmente siamo nel giusto.Perchè lo dice il capo della propria fazione e quello che importa è vincere, ad ogni costo, anche cambiando non una, ma mille pelli.

Se non si alzano gli occhi dalla gestione asfittica del presente, che assorbe tutto, questi mediocri politici, che trattano tutto guardando per terra o, peggio, curando il proprio orticello di potere, ci porteranno a sbattere. Non possono fare altro. In Italia (ininfluente) e altrove, senza visione – di cui troppa parte della classe politica dirigente, nel mondo, è totalmente incapace – non si va da nessuna parte.

Piero mi tampina, forse con un poco di ragione, perchè non mi crucci troppo e percorra sentieri meno ossessivi. Questo non cambia la sostanza delle cose.

Posso smettere di ripetere la mia geremiade, anche se sono convinto che uno scenario di riferimento sia necessario, se non si vuole viaggiare alla giornata, ma non riuscirò mai a prendere sul serio questi politicanti e a non denunciarne la piccolezza e la inconsistenza delle loro idee.

umberto
 
IL DIBATTITO
 
Umberto, tra grandissimo e minuscolo, tra ciclo storico e malessere quotidiano, tra Spengler, Marx e Renzi, io non vorrei che insieme a cime del pensiero e tanta spocchia politicante versassimo anche il vagito del piccolo e fragile bambino. Mi è venuto da immaginarti cittadino della Grecia - ahimé, in tal caso perderesti le montagne della Val d'Aosta: ma le tue analisi glaciali di ineluttabile fine ciclo sarebbero le stesse? Non vedi là uno spiraglio, un embrione, un varco sia pur minuscolo per la rinascita o almeno una svolta? Te la ricordi la storia biblica del Davide ragazzo con la fionda, vincente contro la forza erculea di Golia?
Una buona serata
Gian Carlo

Il giorno 13 maggio 2015 20:50, Cristina Giobbe Raimondi <cristina.giobbe@gmail.com> ha scritto:
Ti ringrazio della tua risposta. Sinceramente, la mia mail non la meritava. Mi è venuta di getto, perché alcuni passi dei tuoi scritti mi facevano tornare in mente Spengler, o meglio quel poco che ricordo o che mi aveva colpito, ad esempio il ciclo di nascita, sviluppo e decadenza delle civiltà, con l'Europa che aveva ormai raggiunto l'ultimo stadio.
Il tuo discorso è lucidissmo, vitale, mai rassegnato, ma è il mio parere. Il mio parere è anche le cosiddette civiltà decadono, non muoiono, ma si dissolvono in altre "civiltà" che ne conservano in certa misura il retaggio, rendendole immortali.
Ciao
Cristina
 

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