Da
ragazzo ho letto Spengler. Posseggo il volume – della Longanesi, che raccoglie i
due tomi – anche se non riesco a trovarlo in mezzo a tutti gli altri
libri.
No,
non sono un seguace di Spengler, che nella sua tesi del ciclo di civiltà, dice
quello che molti hanno detto prima e dopo di lui. Per il resto, credo nello
storicismo, ma in quello di matrice marxiana.
Spengler,
se ricordo bene, opponeva coraggio, orgoglio e sangue al denaro e alle
oligarchie. Gli piaceva Mussolini e si lamentava per la perdita dell’uomo
faustiano.
Insomma
non gli importava niente della democrazia o della gente. Pretendeva di ritrovare
un occidente capace di dominio e il primo conflitto mondiale gli presentava un
occidente oligarchico fatto di banchieri e capitali disposti a tutto, tranne che
a sacrificarsi per la gloria dei guerrieri.
Io
credo che un ciclo si stia concludendo, e questo mi serve per scendere a
guardare le cose del mondo, certo, (perchè in un mondo rimpicciolito, credere
che da noi si combatta per fare il nuovo contro il vecchio, come se il resto del
mondo fosse un corollario, mi sembra sì presuntuoso, ma sostanzialmete sciocco)
ma anche per sostenere – e in questo so di avere tutte le ragioni del mondo –
che chi oggi pretende di sentirsi di sinistra contro la destra buona o cattiva,
continua a essere vecchio come matusalemme.
Vorrei
che invece di guardare al mio storicismo, si provasse a togliersi di dosso la
convinzione di lottare per il prevalere di un’idea “progressista” contro quella
“conservatrice”, analizzando le cose del nostro mediocre paese (che aspira a una
mediocrità europea).
Io non
so niente del futuro; so però che Renzi e tutti – senza eccezione – arrancano al
seguito di cose capitate da molto tempo, al di là dei nostri confini. So che le
“persone” in quello che si fa qui e si è fatto altrove, non sono il cuore del
problema.
Questi
democratici di “sinistra” - che nel capitalismo finanziario ci credono e che
pensano che solo dei poveri sprovveduti possano pensare che le regole del gioco
di questo sistema, non debbano essere matrice immutabile, cui bisogna
sottomettersi, perchè solo accettandole si può vincere - amano la statistica e
i “parametri dell’economia” come se fossero lo scopo della vita e della società,
che intanto si precarizza a tappe forzate .
Io ho
cercato uno scenario che riuscisse a spiegare le contraddizioni fortissime della
società di ogni dove; che giustificasse il disorientamento e gli scricchiolii
fortissimi, che altri non vogliono sentire.C’è qualcuno, come Luciani, per
esempio, che ha certezze incrollabili. Temo che se Renzi diventasse il capo di
forza italia – per scendere al livello della politica politicata (unica cosa
seria per molti) – sostenendo che solo così si riuscirà a smuovere il paese da
un immoblismo di decenni, direbbe che finalmente siamo nel giusto.Perchè lo dice
il capo della propria fazione e quello che importa è vincere, ad ogni costo,
anche cambiando non una, ma mille pelli.
Se non
si alzano gli occhi dalla gestione asfittica del presente, che assorbe tutto,
questi mediocri politici, che trattano tutto guardando per terra o, peggio,
curando il proprio orticello di potere, ci porteranno a sbattere. Non possono
fare altro. In Italia (ininfluente) e altrove, senza visione – di cui troppa
parte della classe politica dirigente, nel mondo, è totalmente incapace – non
si va da nessuna parte.
Piero
mi tampina, forse con un poco di ragione, perchè non mi crucci troppo e percorra
sentieri meno ossessivi. Questo non cambia la sostanza delle
cose.
Posso
smettere di ripetere la mia geremiade, anche se sono convinto che uno scenario
di riferimento sia necessario, se non si vuole viaggiare alla giornata, ma non
riuscirò mai a prendere sul serio questi politicanti e a non denunciarne la
piccolezza e la inconsistenza delle loro idee.
umberto
IL DIBATTITO
Umberto, tra grandissimo e minuscolo, tra ciclo storico e malessere
quotidiano, tra Spengler, Marx e Renzi, io non vorrei che insieme a cime del
pensiero e tanta spocchia politicante versassimo anche il vagito del piccolo e
fragile bambino. Mi è venuto da immaginarti cittadino della Grecia - ahimé, in
tal caso perderesti le montagne della Val d'Aosta: ma le tue analisi glaciali di
ineluttabile fine ciclo sarebbero le stesse? Non vedi là uno spiraglio, un
embrione, un varco sia pur minuscolo per la rinascita o almeno una svolta? Te la
ricordi la storia biblica del Davide ragazzo con la fionda, vincente contro la
forza erculea di Golia?
Una buona serata
Gian Carlo
Il giorno 13 maggio 2015 20:50, Cristina Giobbe Raimondi
<cristina.giobbe@gmail.com> ha scritto:
CristinaCiaoTi ringrazio della tua risposta. Sinceramente, la mia mail non la meritava. Mi è venuta di getto, perché alcuni passi dei tuoi scritti mi facevano tornare in mente Spengler, o meglio quel poco che ricordo o che mi aveva colpito, ad esempio il ciclo di nascita, sviluppo e decadenza delle civiltà, con l'Europa che aveva ormai raggiunto l'ultimo stadio.Il tuo discorso è lucidissmo, vitale, mai rassegnato, ma è il mio parere. Il mio parere è anche le cosiddette civiltà decadono, non muoiono, ma si dissolvono in altre "civiltà" che ne conservano in certa misura il retaggio, rendendole immortali.
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