Si
erano conosciuti due mesi prima a Roma in una festa tra amici e Sara aveva
capito immediatamente che Marco avrebbe perso la testa per lei.
“
Sono sensazioni che percepisci subito ”, aveva raccontato a Claudia, l’amica
del cuore dai tempi del liceo, “che ti coinvolgono sempre di più, che ti
confondono la razionalità con la passione, il giorno con la notte”.
Dopo
i primi timidi sms clandestini, frutto di un tentativo di imitare percorsi
adolescenziali, avevano deciso di prendere un aperitivo insieme nel quartiere Trieste,
in un pomeriggio di pioggia torrenziale che aveva poco di romantico e non
prometteva nulla di affascinante.
Il
locale, arredato in puro stile newyorkese, aveva fatto subito apprezzare ad
entrambi un magnifico vino rosso accompagnato a delle torte rustiche, che richiamavano
gli indimenticabili sapori della fattoria di Nonna Papera.
Sara,
40 anni, due figli, ricercatrice a La Sapienza di Roma, lunghi capelli neri, occhi
verdi, fisico morbido da abbracciare in un freddo pomeriggio di inverno, si era
dibattuta a lungo tra la volontà di non incontrare più Marco, ed il desiderio
inarrestabile di perdersi nei suoi occhi neri, divorata da un desiderio fisico
di lui che l’aveva sconvolta fin dalla prima volta che l’aveva incontrato a quella
festa.
Lui
era molto tenero, nascosto da una lunga rosa rossa, caparbia testimonianza
della straordinaria volontà di vincere la propria timidezza e di ringraziarla
per quell’incontro.
Appena
Sara si era seduta al piccolo tavolo colorato non le aveva più tolto gli occhi
di dosso, incantato dalle piccole rughe che lei, in una smorfia di timidezza,
aveva raccolto intorno agli occhi verdi, raggianti e sorridenti in quel magico
momento d’amore.
“Ciao
, sei bellissima”, le aveva sussurrato Marco “ti piace il vino rosso? Bevi,
cosi ti riscaldi un po’....” “Certo” aveva risposto Sara vincendo tanti anni di
umiliazioni e frustrazioni imposte da un marito violento ed autoritario. Lo
aveva abbracciato stringendolo forte, accarezzandogli delicatamente le lunghe
mani, segnate da vene nervose.
“Sei
la mia donna”, aveva sussurrato Marco mentre tutto il locale sembrava ruotargli
intorno in una giostra di suoni e colori “perché, perché non ti ho incontrato
prima?”
Senza
rispondere Sara aveva sfiorato le sue labbra con un bacio leggero e delicato mentre
lui era come paralizzato dalla gioia, dimenticando i suoi 48 anni suonati, la
dirigenza all’ENI, il figlio e quella moglie così convinta della fondamentale
importanza nella vita della palestra e del parrucchiere.
Poi
avevano cominciato a raccontarsi come teneri amanti quelle piccole storie
segrete, rubate alla routine quotidiana, taciute ai propri compagni di vita per
evitare inutili e noiosi rimproveri.
Erano
stati vicini ancora pochi minuti senza parlare, rapiti da quella inaspettata complicità,
che stampava nei loro occhi il primo capitolo di un amore.
Alle
otto, Sara si era alzata dolcemente, assaporando ancora quei momenti di felicità,
fermamente decisa a difendere quel suo grande segreto con Marco, un'altra
volta, altre mille volte.
Lui
l’aveva accompagnata alla porta del bar sfiorandole un braccio, quasi per
ricordarle ancora che lei aveva trasformato la sua vita in un desiderio, quello
di vivere insieme.
Un
saluto impercettibile, poi Sara aveva attraversato la strada per raggiungere la
macchina, girandosi ancora, e ancora una volta per salutarlo; ma quella moto,
veloce, troppo veloce non aveva fatto in tempo a frenare per la pioggia. Sara,
sorpresa, era volata in aria con la leggerezza di una farfalla, per poi ricadere
scomposta sul selciato, con la sua rosa rossa tra le mani ed un sorriso tra le
labbra.
Giuseppalfonso Mascolo
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