11 agosto 2016

CHE CI STANNO A FARE TRUPPE MILITARI ITALIANE IN LIBIA?


Ieri La Repubblica, quotidiano molto vicino al Governo, ha annunciato in prima pagina che militari italiani sono impegnati in Libia ed in particolare a Sirte. Singolare poi come viene motivata la presenza dei nostri militari: quasi un’azione umanitaria resa necessaria dalle tantissime mine che sono state cosparse in ogni dove. A sottolineare poi l'importanza di questa operazione sono gli stessi militari libici che ringraziano i nostri soldati per l’importante aiuto.

Siamo alle solite. Ma con chi credono di avere a che fare quelli di Repubblica e i loro mandanti? Con una massa di idioti che si bevono tutto e anzi ne sono contenti? Ma veramente ci vogliamo credere?

Tre Righe a margine di un convegno sulla Libia organizzato dallo IAI, aveva denunciato, con un suo articolo del 16 giugno 2016, che l’Italia probabilmente stava intervenendo  con truppe proprie in Libia .Lo avevamo desunto dal modo stizzito con cui il Ministro degli Affari Esteri, Gentiloni, aveva risposto ad una domanda dal pubblico che gli chiedeva conto se ci fossero o meno truppe italiane o inglesi  coinvolte nell’assedio di Sirte. Il Ministro Gentiloni aveva risposto “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere” con questo ammettendo indirettamente che c’erano delle truppe regolari di qualche paese europeo coinvolte in qualche modo .Diversamente avrebbe risposto tranquillamente di no e saremmo ritornati a casa tranquilli. Allora questa risposta del Ministro fu ripresa dal nostro giornale, sia nell’edizione web che cartacea,  letto però  da una fascia molto ristretta di lettori .   Ma  quel pomeriggio erano presenti diversi giornalisti di testate di “peso”. Comunque dai loro articoli del giorno dopo nulla traspariva. Altro elemento di valutazione emerso in quella sede, che può aiutare a capire: come è noto in Libia forti sono gli interessi dell’ENI. Per difendere i pozzi e a dare una mano per liberare Sirte    l’ENI utilizza propri mercenari o chiamateli come meglio vi pare . Questa circostanza fu ammessa  più volte  dal Ministro . Poi se le "truppe" dell’ENI e  quelle regolari dell’esercito italiano siano la stessa cosa ce lo dovrebbe dire qualcuno del Governo, sicuramente meglio informato di noi. Ci auguriamo che l’opposizione non si faccia sfuggire anche questa volta l’occasione per chiedere chiarimenti ufficiali al Governo e non piangere sul latte versato qualora qualcuno di questi militari venga coinvolto in un qualche " incidente grave".

L’altro dato che emerge sempre dallo stesso articolo di ieri  , è l’utilizzo e la diffusione delle mine da parte dell’IS. Domandina facile facile  :sono di produzione propria queste mine o c’è qualcuno che gliele fornisce? Possibile mai che non si effettui un controllo sulle fabbriche che producono questi ordigni e stiamo sempre qui a lamentarci dei danni da loro provocati? Sono o non sono anche  italiane le fabbriche che producono questi ordigni? C’è qualcuno, non dico Renzi o la Pinotti, ma qualche segugio di Alfano che li tiene sotto controllo ed evita che la loro produzione vada a finire nelle mani del sedicente stato islamico ?  Oppure stiamo assistendo alla solita commedia, in cui la destra non sa quello che fa la sinistra? 
Toc, toc c’è qualcuno a Montecitorio che si sveglia oppure continua a prendersi  la tintarella a mare?
 
Domenico Fischetto



approfondimento ricevuta da Rif Raf

Rif Raf Il grande fornitore ( delle mine) globale è la Cina. L'Italia è tra i pochi paesi firmatari del trattato contro le bombe clusters e tra i sottoscrittori dell'accordo di Ottawa. Il nostro paese dopo la firma del Trattato nel 1997 ha vietato la fabbricazione di mine e distrutto milioni di queste armi stoccate o con lo sminamento attraverso il Fondo per lo sminamento umanitario. A Brescia (la mia città) la Valsella si è riconvertita da vari lustri al settore civile. Una volta tanto siamo all'avanguardia di fronte all'umanità ....
 

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