Con Jan
Bijvoet, Brionne Davis, Luigi Sciamanna, Nilbio Torres, Antonio Bolivar, del
2015. Colombia, Argentina, Venezuela.
Il film propone paesaggi dell’Amazonia in bianco e nero
come per ricordare che le avventure dei due scienziati, realmente esistiti, cui
il film si ispira e alcune civiltà locali (indigene) oggi totalmente sparite.
Ciro Guerra, regista colombiano propone le storie parallele della spedizione di
Theodor Koch-Grunberg andato in Amazonia nel 1909 e quella dell’americano
Richard Evans Schultes, di origini anche lui tedesche, realizzata una quarantina
di anni dopo. Karamakate è lo sciamano che fa da elemento di unione tra le due
spedizioni diventando una guida, anche spirituale, in una porzione di mondo
incontaminato. L’obiettivo concreto delle ricerche dei due scienziati è trovare
la pianta sacra yakruna con poteri curativi,
sembra quasi essere un pretesto in “El abrazo
de la serpiente,” che invece propone una riflessione su due culture contrapposte. Quella colonialista e vincente dei
bianchi che si porta dietro un approccio razionale e scientifico ma anche lo
sfruttamento e la distruzione della natura a fini meramente economici, e quella
indios più sensitiva e magica, ma
rispettosa dell’ecosistema ambientale.
È un film duro perché denuncia follie umane, soprusi e di
violenze perpetuate da uomini su altri uomini. Narra del potere esercitato sui
più deboli: i bianchi in cerca di caucciù con gli indios, il missionario che flagella i bambini orfani, il sedicente
Messiah, esercitando un potere psicologico, che costringe gli indios ad autoflagellarsi e a suicidarsi,
e così via.
Alla fine del film, che cattura emotivamente lo spettatore
conducendolo in un’esperienza sensoriale ed esistenziale, viene da chiedersi se
sia stato giusto importare in quei luoghi “civiltà” e religioni così avulse dal
territorio.
Molto suggestive sono le immagini, per lo più fornite da “National
Geographic”, e solo dopo quasi due ore di navigazione in kayaks nella fitta giungla, alla fine si riesce a vedere il
territorio dall’alto a volo d’uccello e il rio delle Amazzoni con le sue
numerose curve come un abrazo de la
serpiente.
Il film è vincitore del premio Art
Cinéma della sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015.
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