22 agosto 2016

Recensione film: EL ABRAZO DE LA SERPIENTE regia di Ciro Guerra


 

Con Jan Bijvoet, Brionne Davis, Luigi Sciamanna, Nilbio Torres, Antonio Bolivar, del 2015. Colombia, Argentina, Venezuela.

 

 


 
Il film propone paesaggi dell’Amazonia in bianco e nero come per ricordare che le avventure dei due scienziati, realmente esistiti, cui il film si ispira e alcune civiltà locali (indigene) oggi totalmente sparite. Ciro Guerra, regista colombiano propone le storie parallele della spedizione di Theodor Koch-Grunberg andato in Amazonia nel 1909 e quella dell’americano Richard Evans Schultes, di origini anche lui tedesche, realizzata una quarantina di anni dopo. Karamakate è lo sciamano che fa da elemento di unione tra le due spedizioni diventando una guida, anche spirituale, in una porzione di mondo incontaminato. L’obiettivo concreto delle ricerche dei due scienziati è trovare la pianta sacra yakruna con poteri curativi, sembra quasi essere un pretesto in “El abrazo de la serpiente,” che invece propone una riflessione su due culture contrapposte. Quella colonialista e vincente dei bianchi che si porta dietro un approccio razionale e scientifico ma anche lo sfruttamento e la distruzione della natura a fini meramente economici, e quella indios più sensitiva e magica, ma rispettosa dell’ecosistema ambientale.

È un film duro perché denuncia follie umane, soprusi e di violenze perpetuate da uomini su altri uomini. Narra del potere esercitato sui più deboli: i bianchi in cerca di caucciù con gli indios, il missionario che flagella i bambini orfani, il sedicente Messiah, esercitando un potere psicologico, che costringe gli indios ad autoflagellarsi e a suicidarsi, e così via.

Alla fine del film, che cattura emotivamente lo spettatore conducendolo in un’esperienza sensoriale ed esistenziale, viene da chiedersi se sia stato giusto importare in quei luoghi “civiltà” e religioni così avulse dal territorio.

Molto suggestive sono le immagini, per lo più fornite da “National Geographic”, e solo dopo quasi due ore di navigazione in kayaks nella fitta giungla, alla fine si riesce a vedere il territorio dall’alto a volo d’uccello e il rio delle Amazzoni con le sue numerose curve come un abrazo de la serpiente.

Il film è vincitore del premio Art Cinéma della sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015.

 Ghisi Grütter

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