Tra le opere incompiute del II
Municipio spicca il Museo della Shoah, voluto, anzi fortemente voluto, dall’allora
Sindaco Veltroni ( 2001-2008). Situato in un luogo simbolo in via Alessandro Torlonia (il
tratto di strada interessato al Museo fu rinominato in seguito Largo Simon Wiesenthal), alle spalle della residenza del Duce a Villa
Torlonia, sin dall’inizio ha avuto vita
difficile.
Prima i cittadini, organizzatisi
in comitato e capeggiati da una "pasionaria", si ribellarono in massa all’edificazione di un palazzo
residenziale che a loro dire avrebbe deturpato il panorama e la bellezza del
posto. Presto detto: Veltroni, spalleggiato dal suo assessore Minelli , accontentarono i
cittadini, compensando la società costruttrice con degli edifici a Tor di Nona,
e facendogli ingoiare il pillolone/rospo del Museo della Shoah. Davanti
a questa richiesta non poterono rifiutare il loro consenso ed, obtorto collo,
accettarono questa soluzione. Poi fu l’architetto Luca Zevi, coadiuvato dall’ingegner
Tamburrini, a disegnare il progetto approvato dalla comunità ebraica anche se il
loro Presidente, Leone Paserman, non ne era proprio entusiasta. Passarono gli
anni e a Veltroni succedette l’ “ottimo”(???) Alemanno (2008-2013) che, in sintonia con
Riccardo Pacifici, della Comunità, rafforzò l'appoggio del Comune alla realizzazione del progetto ma non si potette esimere dal mandarlo in gara.
Nel frattempo gli
anni passavano e la ricorrenza della liberazione di Auschwitz era vicina ( 27 gennaio 2015) e del Museo neanche l’ombra.
E allora si tirò fuori dal cilindro una soluzione B (nel frattempo in
Campidoglio era arrivato il professor Ignazio Maria Marino ,2013-2015) individuando una collocazione
temporanea all’EUR che avrebbe dovuto sopperire alla bisogna, nella fattispecie
alla ricorrenza dell’anniversario. Anche quella soluzione fu messa da parte perché
venne ventilata dall’Avvocatura comunale un’ipotesi di reato ( danno erariale)e la
collocazione temporanea, in attesa dell’agognato museo, si trovò in prossimità
della Sinagoga (Casina dei Vallati). Piuttosto un luogo simbolo, beninteso.
Ora veniamo informati che
finalmente ( Sindaca Virginia Raggi,2016 ) è stato firmato il contratto tra il Comune di Roma e la ditta
aggiudicataria dell’appalto, la Sac Società Appalti Costruzioni, formalmente
incaricata «della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori di
costruzione dell’edificio a largo Simon Wiesenthal e che per l’attuazione ci
vorranno almeno due anni ( 600 giorni) Tutto bene quel che finisce bene? A prescindere
che nel frattempo sono passati poco più di 12 anni , ci verrebbe da dire “manco
per niente”. Perché pende presso il Consiglio di Stato il ricorso presentato
dalle seconde classificate per la realizzazione del progetto. E allora che vuol
dire? Vuol dire che se il Consiglio di Stato desse ragione
a questi ultimi, ribaltando la sentenza del TAR, come il gioco dell’oca, si
tornerebbe indietro e si fermerebbe tutto. E allora addio al Museo e chissà
quando lo si vedrà realizzato.
E forse allora qualche cittadino
di via Alessandro Torlonia si godrebbe in silenzio la sua rivincita.
Raffaele Fischetto
Nessun commento:
Posta un commento