A proposito dell'elevazione dell'uso del contante a €3000 dal precedente €1000,alla mia ultima domanda: se nulla cambia, perchè cambiare? Ci sono state tre risposte:
· non c’era nessuna ragione di cambiare nè adesso nè prima.
· Per evitare ai commercianti le esose commissioni connesse ai pagamenti con strumenti elettronici
· Per compiacere Alfano.
Io credo che di ragioni per limitare drasticamente l’uso del contante, ce ne siano molte (come diceva Padoan nel 2014)
.
Incomincio da qui.
Io credo a Padoan, ma non so a quale:
oggi dice che i contanti non aumentano le possibilità di evadere.
Josi ( interlocutore dell'autore su questo tema ndr)– se non sbaglio – ha citato un Padoan di un anno fa che diceva una cosa diversa; ma era un’intervista, e si sa...
Però, nel “rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale, sui risultati conseguiti nel 2013 e nell’anno in corso, nonche su quelli attesi...........”.(ometto il seguito del titolo, lunghissimo), rapporto del 2014 (art. 6 del decreto legge 24 aprile 2014 n. 66) ,il Ministero retto da Padoan ha scritto, sotto il titolo “degli strumenti tracciabili di pagamento, della fatturazione elettronica, della trasmissione telematica dei corrispettivi”:
“bisogna sviluppare l’utilizzo degli strumenti di pagamento tracciabili,della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi.... La loro diffusione, soprattutto nelle attività che si rivolgono al consumatore finale, consentirà importanti progressi, ......ma consentirà anche importanti risparmi per le imprese, in ragione della riduzione degli adempimenti e vantaggi per la generalità dei cittadini,....”
Ancora:
“la diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili, oltre ad essere un formidabile deterrente all’evasione, può comportare concreti vantaggi ai cittadini....
In prospettiva, gli sviluppi della tracciabilità potranno comportare l’abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali), con minori oneri per le imprese ed il progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell’amministrazione finanziaria”.
Oltre al Padoan del 2014 credo anche nella professionalità del direttore della agenzia delle entrate (citata nella mia precedente mail) e nell’ufficio studi della BdI.
Il Padoan del 2014 mi sembra un tecnico attento. Quello del 2015 un tecnico sconfitto, che “obtorto collo”, subisce il pressing del Presidente del consiglio.
Per quanto concerne il sollevare gli onesti e tartassati commercianti dal gravoso onere delle commissioni, rilevo le segueti diverse possibilità:
· Pagamenti con bancomat, anzichè con carte di credito. Le commissioni sono molto inferiori.
· Portando vicino allo zero l’uso del contante – cioè procedendo in senso opposto a quello intrapreso – si eviterebbero, come dice il ministero, i costi (ingenti, di installazione e manutenzione) per registratori di cassa e simili, più il costo degli adempimenti burocratici che tanto sono lamentati da confcommercio.
· Bisognerebbe ricordare che usare moneta elettronica evita il costo delle perdite per denaro falsificato, che raggiungono, ogni anno %ali almeno pari a quelle della commissioni per la moneta elettronica.
· Si potrebbe, a fronte dei vantaggi nella riduzione del costo di gestione del contante da parte del sistema bancario, pretendere (come in Europa), una almeno corrispondente riduzione delle commissioni richieste dalle banche per la moneta elettronica.
I paesi europei hanno – almeno tutti quelli euro e anche i più importanti fuori euro – incrementato l’uso della tracciabilità nei pagamenti dei consumatori finali verso i fornitori di qualunque specie, ottenendo non soltanto vantaggi di sburocratizzazione, eliminazione di costi per hard. e softw. per i registratori..., ma anche una riduzione drastica dell’evasione della imposta sul valore aggiunto.
L’Italia, secondo le stime della UE, per il periodo 2009 – 2011, risulta, come sappiamo tutti, tra i paesi con l’evasione più alta di IVA: allo stesso livello della Repubblica Ceca, preceduta nella classifica soltanto, in progressione peggiorativa, da Ungheria, grecia, Lituania, slovacchia, Lettonia, Romania.
La terza ragione, portata da Josi, è quella per cui, Renzi, preoccupato per la tenuta della sua maggioranza, abbia voluto cedere alla pretesa di Alfano, su un argomento, quello della tracciabilità dei pagamenti fatti dai consumatori finali, che ha pensato non compromettente (troppo).
Renzi ha in parte ragione, se, anche persone dotate di una logica eccellente, come Piero e Paolo (altri due interlocutori dell'autore ndr), sostengono tesi a favore della decisione; figuriamoci poi, il sostegno dei commercianti, dei professionisti, degli artigiani, che possono ridurre drasticamente il loro dichiarato giro d’affari, per non parlare della moltitudine di persone che non sanno nemmeno di cosa si tratti.
In questa tesi credo ci sia del vero, anche se penso che Renzi potrebbe avere qualche sorpresa. Lui è in campagna elettorale per le amministrative della primavera, molto difficili e persino le sparate contro l’Europa fanno parte delle armi per raccogliere voti a destra e persino nella lega.. (persino Delrio ha qualche cosa da eccepire sul trasformismo renziano; io starei attento).
Torno ad Alfano e alla tracciabilità
Ieri sera, a Gazebo, su RAItre, ho rivisto Alfano, che, non mi ricordo in che occasione, sosteneva che la tracciabilità dei pagamenti lede la “privacy” dei consumatori, per cui si sarebbe dovuto innalzare il limite dai mille, almeno ai tremila euro.
Ripeto quello che ho detto nella mail precedente sull’argomento: non so secondo quale logica mille sia lesivo e tremila no, ma Alfano è Alfano.
Il guaio è che lo ha ripetuto, peggiorandolo, anche il sottosegretario Zanetti: il limite dei mille euro è immorale.
Da questo discende che la Norvegia, che sta decidendo di eliminare del tutto il contante, è un paese dittatoriale e amorale.
In ogni caso, detto tutto quanto sopra, bisogna replicare a Piero e anche a Paolo.
La tesi di Piero, che mi sembra Paolo condivida, è, in pochissime parole, quella eccellententemente sintetizzata da Piero stesso:
“pagamento in nero non è sinonimo di pagamento in contanti, ma di pagamento senza documentazione della transazione. La legge sanziona tale mancanza sia per 10€ che per 10.000€”.
Da cui discende che, contanti o non contanti, se non si riesce a dimostrare l’omessa emissione di fattura, ricevuta fiscale o scontrino, non esiste reato, per cui se anche si pagasse con bancomat o con assegno, nessuno potrebbe eccepire al reddito dichiarato dal commerciante, artigiano o professionista, se in regola con uno studio di settore o altro, considerato “congruo strumento” dalla amministrazione finanziaria.
Piero ha ragione, ma...
C’è un ma
Nessuno può contestare al fornitore la falsità della sua dichiarazione per colpevole riduzione del giro d’affari dichiarato, se in regola con la “modellizazione” accettata dal fisco. In questo modo l’evasione di IVA da un lato e di irpef dall’altro è certa, perchè i dichiaranti esporranno un giro d’affari che sempre sta appena sopra al limite inferiore del “range” accettabile. A fronte di questo risparmio di tasse, stanno i costi relativi ai servizi di un buon commercialista, del registratore di cassa, della eventuale assicurazione contro le perdite per assegni scoperti o moneta falsa, o se non assicurati, per le perdite secche conseguenti.....
Se il fisco sarà in possesso di pagamenti tracciabili, a fronte dei quali non risulta adeguato livello di ricavi, in ogni caso sarà in grado di chiederne ragione al fornitore di beni o servizi in oggetto.
Adesso senza andare troppo per il sottile, facciamo un ragionamento, grossolano quanto si vuole ma vero, sulle categorie interessate al fenomeno dei pagamenti in contanti o invece tracciabili:
1. sono escluse dal discorso le grandi aziende e anche le medie che hanno a disposizione lo strumento della elusione fiscale, molto più sofisticato e che non rientrano nella categoria di fornitori del consumatore finale
2. E’ esclusa la pubblica amministrazione
3. Sono interessate le categorie di piccole aziende di persone (non di capitali, per cui valgono altri strumenti di controllo) o individuali, dei professionisti, degli artigiani ....
Dal punto di vista del cliente, si possono considerare categorie come;:
1. Consumatori finali con redditi aldisotto del limite tassabile (lavoratori o pensionati)
2. Consumatori finali con reddito al disopra del limite tassabile ma al di sotto di soglie di agiatezza
3. Consumatori finali con redditi agiati
4. Consumatori finali ricchi
Nella questione relativa ai pagamenti per beni o servizi al consumatore finale, sono quindi interessati solo i fornitori sub 3) e tutti i tipi di consumatori.
Da qui secondo me appare la incomprimibilità di una certa evasione di IVA e di imposte sul reddito, come avviene ovunque.
Infatti, se non si opera come la Norvegia, i consumatori sub 1) e 2), continueranno a pagare in contanti, qualunque sia la soglia di limitazione del contante. Le loro spese sono di minima entità e se possono evitare l’IVA sono contenti; a questi consumatori anche una limitazio e a 3/400 euro non appare importante e non modifica il loro comportamento. Per questi casi, la dimostrabilità della mancata emissione di un documento fiscale – fattura, ricevuta o scontrino – non sarà mai dimostrabile.
La cosa è diversa per le categorie sub 3) e 4) dei consumatori
Queste categorie sono sensibili al limite di uso del contante. Il loro comportamento è elastico.
Chi ha alto senso civile e non accetta compromessi, pagherà sempre con uno strumento tracciabile (cercherà di farlo in ogni caso, anche se il limite ai pagamenti in contanti non esistesse)
Chi guarda soltanto alla propria convenienza e ha un basso o (spesso) inesistente livello di fedeltà fiscale , accederà volentieri alla volontà del fornitore di non emettere documento fiscale. In questo caso, il limite dell’uso del contante diventa importante: più basso è e più si potrà contestare al fornitore la non emissione di documenti fiscali, anche se a fronte del pagamento tracciabile, non venisse emesso nessun documento legittimo. Per di più bisogna tenere presente che il fornitore, in presenza di pagamento tracciabile, in genere, si rassegna ad emettere il documento necessario.
Per di più, si potrà eliminare lo strumento degli studi di settore e altri tipi di burocrazia, insieme ai registratori di cassa e si potranno ridurre le commissioni bancarie.
Secondo me, quindi, la tracciabilità dei pagamenti e la riduzione corrispondente dell’uso del contante a livelli molto bassi, che consentano a persone di bassissimo reddito di non dover modificare le proprie abitudini di acquisto (finchè non saranno modificate ulteriormente le regole di tracciabilità e le tecnologie e non diventeranno adulte le generazioni digitali) permette di contrastare l’evasione fiscale definita eufemisticamente “piccola”, consentendo alla amministrazione finanziaria di opporre al fornitore – evasore, la documentazione tracciata.
Questo è quello che penso
Umberto Pradella
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