Almeno per chi si aspettava nell'utilizzo dei fondi di rappresentanza lo stesso rigore che il sindaco ha speso nello scoperchiare meritoriamente la botola maleodorante di mafia capitale. Molti hanno votato Marino e lo hanno difeso mentre il PD lo attaccava per motivi politici. Quando poi è emerso l'abuso della carta di credito, senza tempestive ed adeguate spiegazioni su troppe cene, è subentrata la delusione.
C'è chi cerca di "venializzare" la vicenda riducendo tutto a semplici "scontrini". Ma qui c'è di mezzo la credibilità di un pubblico amministratore da una parte; e dall'altra. la tolleranza zero dei cittadini verso la dissipazione. Ad oggi, Marino non ha ancora fornito tutti i chiarimenti richiesti. Anzi, ha dato un quadro delle rendicontazioni più "politicamente sensibili" come le spese di rappresentanza così approssimativo e confuso (segretarie che abbinano a caso ultimi appuntamenti in agenda e cene), da far capire quale carenza "terrestre" di rigore ci fosse anche nella segreteria di un "marziano", verso l'utilizzo di fondi pubblici.
Marino ha tutto il diritto di difendersi dalle strumentalizzazioni del PD, partito scandalosamente doppio-pesista con altri amministratori ben più pesantemente inquisiti (De Luca, Castiglione, Vicari...) o arrogantemente reticenti come lo stesso Renzi. Noi di Libertà e Giustizia di Roma, abbiamo tutto il dovere di chiedere trasparenza al Sindaco di Roma, come abbiamo fatto in precedenza con il disastroso Alemanno e con la Barracciu a livello nazionale.
Passano i giorni e i chiarimenti di Marino non arrivano. Oppure sono un penoso scarica barile sui livelli più deboli della sua segreteria, come se fosse un organismo esente dal suo controllo. Ma la pubblica credibilità ha un termine di scadenza tanto più breve, quanto più estesa è la vigilanza democratica.
Massimo Marnetto
Libertà e Giustizia di Roma
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