Helen Mirren, Ryan Reynolds, Max Irons
Il film, a mio avviso, è stato un po’ bistrattato dalla
critica. Woman in gold ripropone
tematiche, epoche, luoghi, orrori che non si possono e non si devono
dimenticare.
La Vienna dell’inizio del Novecento era una capitale colta e
ricca, il luogo di sperimentazione delle arti e delle scienze: dalla Secessione
alla musica dodecafonica, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Tutto fu spazzato
via dal nazismo che costrinse alla fuga molti “cervelli” o in alternativa furono
mandati nei lager e sterminati – molti degli intellettuali e artisti dell’epoca
erano di origine ebraica. Le opere d’arte, come quadri, gioielli, mobili e
suppellettili - furono trafugate principalmente ai proprietari in fuga e
finivano illegalmente o in mani privati o, nel caso fortunato descritto dal
film, in un noto museo/galleria viennese.
Alla fine degli anni Novanta la politica austriaca voleva
restituire le opere d’arte defraudate dai nazisti ai legittimi proprietari. Uno
dei capolavori di Gustav Klimt, la Woman
in gold, vanto e icona dell’artisticità viennese, faceva parte di queste
opere tenute nel Castello del Belvedere.
Tratto dalla storia vera di Maria Altmann (Helen Mirren), una giovane
ebrea fuggita da Vienna poco dopo l’arrivo dei tedeschi durante la seconda
guerra mondiale e rifugiatasi da allora in California, è l’erede della zia
Adele Bloch-Bauer ritratta da Klimt.
Maria si rivolge allora all’avvocato Randy Schönberg (Ryan
Reynolds) - guarda caso il nipote del
famoso musicista - che da riluttante e dubbioso si infervora nella causa e una
volta a Vienna si infervora nella causa fino a lasciare il suo lavoro dello
studio per seguire a tempo pieno le intricate vicende burocratiche, le cause,
gli appelli e gli arbitrariati della restituzione.
Rappresentato più in forma di operetta il film ha spunti
drammatici che fanno commuovere (9 temi degli abbandoni, delle umiliazioni
subite dagli ebrei, dei sensi di colpa della sopravvivenza…) ma fa anche
sorridere e lo si vede volentieri. Certo molto della sua piacevolezza è dovuta
alla bravura di Helen Mirren.
Ghisi Grütter
Ghisi Grütter
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