La crisi che stiamo vivendo è “crisi economica, finanziaria, occupazionale, certo, ma anche crisi di un modello di valori che va finalmente cambiato”, perciò ti offro uno spunto di riflessione sul significato di questa crisi, che è crisi non solo italiana, ma globale.
Per capire come e perché non solo i popoli europei, ma anche gli americani affondano nella crisi e quale sia la destinazione finale di tutto questo movimento, basta rileggersi la Bibbia, in particolare la storia di come Giuseppe venduto dai fratelli e ridotto in schiavitù, da servo divenne viceré dell’Egitto e l’uomo più potente del mondo allora conosciuto.
La Bibbia racconta che Giuseppe riuscì a conquistare la fiducia di Faraone interpretando due sogni che lo angosciavano.
Nel primo il Faraone sognava di essere in riva al Nilo
”… ed ecco salire dal fiume sette vacche, di bell’aspetto e grasse, e mettersi a pascolare tra i giunchi. Dopo quelle, ecco salire dal fiume altre sette vacche brutte di aspetto e scarne, e fermarsi accanto alle prime sulla riva del fiume. Ora le vacche brutte di aspetto e scarne divorarono le sette vacche di bell’aspetto e grasse. Quindi il Faraone si svegliò.” (Genesi 41,2-4)
Nel secondo sogno il Faraone vide sette belle spighe di grano che spuntavano da un unico stelo, ma altre sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente crescevano dopo quelle e se le divoravano.
Giuseppe così interpretò i sogni del Faraone:
“I sogni del Faraone sono uno stesso sogno. Dio ha mostrato al Faraone quello che sta per fare. Le sette vacche belle sono sette anni, e le sette spighe belle sono sette anni; è uno stesso sogno. Anche le sette vacche magre e brutte, che salivano dopo di quelle, sono sette anni; come pure le sette spighe vuote e arse dal vento orientale sono sette anni di carestia. Questo è quello che ho detto al Faraone: DIO ha mostrato al Faraone quello che sta per fare. Ecco, stanno per venire sette anni di grande abbondanza in tutto il paese di Egitto; ma dopo questi verranno sette anni di carestia, e tutta quell’abbondanza sarà dimenticata nel paese d’Egitto; e la carestia consumerà il paese. E nel paese non si ricorderà più la precedente abbondanza, a motivo della carestia che seguirà, perché questa sarà molto dura. Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla. ” (Genesi 41,25-32)
Giuseppe non si limitò ad interpretare i sogni e a rivelarne il presunto messaggio divino, ma suggerì al Faraone anche come difendersi e rimediare a ciò che sarebbe accaduto:
” Or dunque cerchi il Faraone un uomo intelligente e savio e lo stabilisca sul paese d’Egitto. Il Faraone faccia così: costituisca sul paese dei soprintendenti per prelevare il quinto dei prodotti del paese d’Egitto, durante i sette anni di abbondanza. Radunino essi tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire e ammassino il grano sotto l’autorità del Faraone, e lo conservino per l’approvvigionamento delle città. Questi viveri saranno una riserva per il paese, in vista dei sette anni di carestia che verranno nel paese d’Egitto; così il paese non perirà per la carestia.” (Genesi 41,33-36)
Molto probabilmente la storia sottintendeva un altro significato, che provo a interpretare.
Faraone aveva un sogno (desiderio), come evitare che le ricorrenti carestie, dovute a irregolari inondazioni del Nilo, potessero causare rivolte e insurrezioni popolari (le vacche magre che mangiano le vacche grasse) mettendo in discussione l’autorità stessa di Faraone? Giuseppe, interpretando correttamente il sogno (desiderio) di Faraone espose la sua teoria dei cicli economici indotti. Caro Faraone, dice Giuseppe, dichiara al mondo che Dio o gli dei ti ha comunicato che presto ci sarà una carestia e costringi i contadini ad ammassare delle riserve di grano che saranno custodite da te Faraone per sfamare il popolo durante la carestia prossima ventura. Quale sarà l’effetto di tale manovra? Si creerà (artificialmente) una scarsità di grano sul mercato così tu potrai rivendere il grano ammassato
con un inevitabile incremento del prezzo (a borsa nera si direbbe oggi), che ti farà ricco e costringerà i contadini ad indebitarsi per produrre sempre di più per mantenere il loro standard di vita (la cosiddetta produttività marginale). Molti di loro non riusciranno a superare la crisi e falliranno e allora tu potrai ridurli in schiavitù, ma tieni presente che loro saranno ben felici di diventare tuoi schiavi in cambio di quelle poche granaglie che tu gli darai per sopravvivere e non ci saranno rivolte. Naturalmente esonererai dall’ammasso obbligatorio (pagamento delle tasse) la casta sacerdotale e gli scribi (intellettuali) che saranno tuoi alleati nella rapina…pardon, nella soluzione della crisi.
Ora tutto questo può anche essere letto in chiave moderna, basta sostituire “Dio o gli dei”, con le attuali istituzioni finanziarie mondiali (Federal Reserve, BCE, BRI, BM,FMI, Banche “too big to fail”,Agenzie di Rating, Hedge funds ecc. ecc.), gli “ammassi di grano”, con le tasse, il “grano” come frumento, con il ‘grano’ inteso come grana cioè soldi, la “carestia”, con deflazione e infine la “casta sacerdotale”, con capitalisti, mass media, politici, alti burocrati , insomma la Casta tout court. Se poi sostituiamo le “granaglie per sopravvivere” , con il reddito di cittadinanza e/o welfare, l’”esonero dagli ammassi obbligatori”, con l’elusione e l’evasione fiscale della Casta, abbiamo un quadro della “crisi” attuale che non si discosta molto dalla situazione dell’Egitto del tempo di Giuseppe.
L’interpretazione del sogno del Faraone fece la fortuna di Giuseppe che ne conquistò la fiducia.
La profezia del sogno infatti era destinata inevitabilmente ad avverarsi perché l’ammasso del grano avrebbe determinato una vera e propria carestia, scarsità di grano sul mercato, innescando un processo (ciclo economico indotto) che solo il suo autore avrebbe potuto o saputo gestire. Sarà pertanto lui “l’uomo intelligente” che verrà nominato capo di tutti i sovrintendenti, capo del paese e ai cui ordini si schiererà tutto il suo popolo.
La parte più interessante è però la soluzione che Giuseppe diede alla crisi, “soluzione” che vediamo anche oggi inesorabilmente applicata ad esempio nella moderna crisi greca.
“13Ora non c'era pane in tutta la terra, perché la carestia era molto grave: la terra d'Egitto e la terra di Canaan languivano per la carestia. 14Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nella terra d'Egitto e nella terra di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone.
15Quando fu esaurito il denaro della terra d'Egitto e della terra di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci del pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro». 16Rispose Giuseppe: «Se non c'è più denaro, cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame».17Condussero così a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame.
18Passato quell'anno, vennero da lui l'anno successivo e gli dissero: «Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno.19Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!».20Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. 21Quanto al popolo, egli lo trasferì nelle città da un capo all'altro dell'Egitto. 22Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno.
23Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno.24Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini». 25Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovare grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!». 26Così Giuseppe fece di questo una legge in vigore fino ad oggi sui terreni d'Egitto, secondo la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero proprietà del faraone.
27Gli Israeliti intanto si stabilirono nella terra d'Egitto, nella regione di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi.(Genesi 47, 13-27)
15Quando fu esaurito il denaro della terra d'Egitto e della terra di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci del pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro». 16Rispose Giuseppe: «Se non c'è più denaro, cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame».17Condussero così a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame.
18Passato quell'anno, vennero da lui l'anno successivo e gli dissero: «Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno.19Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!».20Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. 21Quanto al popolo, egli lo trasferì nelle città da un capo all'altro dell'Egitto. 22Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno.
23Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno.24Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini». 25Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovare grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!». 26Così Giuseppe fece di questo una legge in vigore fino ad oggi sui terreni d'Egitto, secondo la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero proprietà del faraone.
27Gli Israeliti intanto si stabilirono nella terra d'Egitto, nella regione di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi.(Genesi 47, 13-27)
(nota a margine, quest’ultima affermazione ci fa capire che la comunità ebraica in Egitto non era affatto schiava, al contrario rappresentava l’elite più ricca del popolo egizio)
Alla fine il popolo intero fu espropriato di ogni avere, di ogni mezzo di sussistenza e ridotto in schiavitù. Faraone e una ristretta elite sacerdotale divennero proprietari di tutta la terra, di tutti gli animali e di tutti gli uomini, mentre gli ebrei “ebbero proprietà e furono fecondi”.
Pertanto, date le evidenti analogie, mi domando se anche l’esito finale dell’attuale “crisi globale” non sia quella di realizzare il governo mondiale di un Messia/Faraone, unico proprietario insieme al “popolo eletto” (elite globalista) di tutta la Terra, degli animali e degli uomini. Se questo è il destino dell’umanità, allora temo ci sia poco spazio per noi poveri mortali, per contrastare un movimento iniziato da Giuseppe circa 5000 anni fa e giunto al suo epilogo nell’epoca attuale. A questo punto sorge una domanda, è questa la volontà di Dio? Quella di creare un Regno degli uomini su questa Terra? Nel corso della storia e nella maturità dei tempi, ci fu uno che si oppose fermamente a questa visione del destino dell’uomo, il Signore e Messia Gesù Cristo, il quale dichiarò che il Suo Regno non è di questo mondo e l’uomo non deve costituirsi tesori in terra, ma lo hanno inchiodato su una croce.
Raffaello Nencioli
Nessun commento:
Posta un commento