Progetto Fori: ci vuole chiarezza
Nella conferenza di Adriano La Regina “Roma Moderna. I Fori e la Città”, organizzata il 9 marzo dall’Associazione Bianchi Bandinelli*, l’ex Soprintendente alle antichità di Roma dal 1976 al 2004, ha rilanciato il progetto di Benevolo, Cederna, Insolera e del Sindaco Petroselli. E con la stessa chiarezza e fermezza sono intervenuti l’Assessore alla Rigenerazione Urbana Giovanni Caudo e l’ex Assessore alla Mobilità Walter Tocci, ribadendo che le condizioni per portare avanti una “prospettiva forte della città” ci sono tutte. Si tratta di abbandonare strumentalizzazioni e ipocrisie e avere il coraggio di restituire un paesaggio nuovo e straordinario alla Capitale e al resto del mondo.
Quando si parla del Progetto Fori, la questione a cui si gira intorno da tempo – decenni – è una sola: lo smantellamento di via dei Fori Imperiali. Prima condizione per la riunificazione dell’area archeologica da Piazza Venezia a Largo Ricci, prevede la cancellazione dello stradone di asfalto realizzato da Mussolini dopo lo sventramento di un intero quartiere e lo spianamento della Collina Velia, nel tratto verso il Colosseo. Avevamo scritto qualche tempo fa a proposito delle conclusioni della Commissione Paritetica Stato Comune (1) che “l’unica cosa che ci sembra chiara, in realtà, è che nessuno ha il coraggio di realizzare davvero il progetto di Cederna, Argan e Petroselli, ma neanche di dire che il progetto di Cederna, Argan e Petroselli non “s’ha da fare”. Quindi si fa un po’ di teatro, si adducono i “tanti problemi tecnici” e si chiede altro “tempo per approfondire ancora“(2). Invece il coraggio di affrontare il tema a viso aperto ce l’ha Adriano La Regina, che ha partecipato ai lavori della Commissione come membro indicato dal Sindaco Marino, e che pur firmando la sua relazione conclusiva (3), non ha sottoscritto il punto nodale che riguarda proprio lo smantellamento di Via dei Fori. In questa conferenza spiega i motivi del dissenso per una trattazione che definisce deludente, dato che “non vi sono stati approfondimenti sugli aspetti già studiati né proposte innovative di alcun genere, ancorché dichiarate auspicabili”.
La Regina non condivide la posizione assunta dagli altri membri di “non abbandonare la prospettiva di una soluzione innovativa che porti alla sostituzione dell’attuale via, mantenendone il tracciato e la funzione” arrivando “alla ricomposizione del contesto archeologico” “con un viadotto carrabile e pedonale che consentirebbe di riunificare le parti dei diversi Fori”. Ed è anche decisamente contrario all’ipotesi della demolizione della via Alessandrina, avanzata mesi fa in relazione a dei fondi donati dall’ Azerbaigian per la sistemazione dell’area (4) e fatta propria dalla Commissione (5). Ma per La Regina la Via Alessandrina è “l’unico tracciato storico che ancora sopravvive dopo l’abbattimento dell’intero quartiere” che “ha un’ampiezza sufficiente per sostenere il passaggio di autoveicoli e mezzi di trasporto pubblico nelle due direzioni e nella misura ora consentita sulla via dei Fori”, ed è “già un viadotto, sostenuto sul versante dei Mercati di Traiano da una sequenza di archi ideati per il collegamento con il Foro di Traiano”, la cui apertura “non sarebbe altro che il compimento di una sistemazione già predisposta.”
Non usa mezzi termini neanche l’Assessore Caudo, che cita il Sindaco Marino quando si chiede “In quale nazione un patrimonio così importante poteva essere tagliato da un nastro di asfalto?” Per l’assessore alla Rigenerazione Urbana “il rischio che stiamo correndo è che non si dicano parole chiare”, mentre è necessaria “una scelta nitida: la riunificazione dello strato archeologico, tutto il resto viene dopo”.
Per Caudo bisogna poter tornare a camminare tra i Fori come a Piazza Navona, perché l’idea non è realizzare uno spazio recintato, ma un parco archeologico aperto alla vita quotidiana dei romani, che si “dirami nelle strade trasversali e non più su via dei Fori: Via Bonella, Via Baccina, trame viarie oggi sconosciute, come la strada che da San Pietro in Vincoli passa vicino a Massenzio”. Il piano di assetto dell’area esiste già (6), e divide lo spazio in due parti, il tratto da Piazza Venezia a Largo Ricci – con la riunificazione dello strato archeologico – e quello da largo Ricci a Piazza Venezia, dove sorgeva la collina Velia e non ci sono preesistenze archeologiche. Ma l’Assessore tiene a ricordare che il Progetto Fori non riguarda solo Via dei Fori Imperiali, ma si estende fino all’Appia Antica, passando da Via dei Cerchi, che potrebbe essere chiusa al traffico già nei prossimi mesi. L’mportante è avere uno “schema che dia unità a vari interventi, una visione d’insieme”. Mentre “il rischio è invece pensare di poter ottenere il progetto Fori senza mai dirlo, facendo per singoli pezzi e nascondendo l’obiettivo finale”. E per l’assessore non si può più continuare a nascondersi neanche dietro l’argomento che il traffico potrebbe collassare in seguito alla chiusura dei Fori, dopo che il Sindaco ha definitivamente pedonalizzato la strada con una delibera lo scorso 4 agosto.
E di “ipocrisia del traffico” parla anche l’ex assessore alla mobilità Walter Tocci, ricordando come oggi con la realizzazione della metro C ci siano le condizioni strutturali per togliere definitivamente qualsiasi forma di traffico automobilistico in tutta l’area. E la mobilità è stato il tema che “tutti coloro che si sono battuti contro questo grande progetto culturale hanno utilizzato, meglio strumentalizzato”. Ma c’è un altro punto che a Tocci preme sottolineare: la versione originale del progetto della stazione Metro al Colosseo, elaborata da Leonardo_Benevolo insieme alla Soprintendenza, prevedeva che la nuova stazione sorgesse sotto l’attuale, in modo da riservare tutta l’area dell’ex collina Velia – forse l’unica area di Roma in cui si può scavare tranquillamente pur essendo paradossalmente al centro dell’area archeologica – a un grande foyer di accoglienza per il parco dei Fori, una struttura ipogea come quella del Louvre, per ospitare un moderno centro servizi. La conclusione di Tocci è amara: il progetto Benevolo è stato modificato, adesso in quello spazio sono state inserite le strutture tecniche della metro, dato che è molto più semplice realizzarle lì che sotto l’altra stazione: “per far star comodi gli ingegneroni della metropolitana noi ci pregiudichiamo la possibilità di realizzare questo spazio così prezioso. Se va avanti questa modifica è un danno enorme”.
Aggiungiamo noi, un danno non solo per le potenzialità turistiche, ma per tutta la città. Perché valorizzare i Fori non può essere solo una necessità turistico/economica. E neanche un’operazione culturale di èlite. Il Progetto Fori riguarda tutti. E a quelli che quando ne sentono parlare pensano che dovrebbe essere l’ultima delle preoccupazioni dell’amministrazione, con tutti i problemi in cui sta sprofondando Roma, dopo aver ascoltato il Progetto Fori raccontato da La Regina e aver immaginato quello che potrebbe diventare nella realtà, si potrebbe rispondere che non possiamo morire di rivendicazioni sulle buche stradali e sulla scarsa pulizia dei marciapiedi. Aspetti fondamentali e vitali, ma assai triste sarebbe rinunciare al lusso di continuare a abbracciare la città con uno sguardo più grande, e ai Fori come un “oltre”, un racconto collettivo che hanno cominciato a scrivere tanto tempo fa e che noi possiamo e dobbiamo continuare.
Conclude Caudo, rispondendo a un’altra diffusa obiezione, quella che viviamo in un periodo in cui la politica è debole, e che questi progetti si fanno con una politica forte: “invece è proprio questo il momento di riaffermare la centralità il progetto Fori nella sua unitarietà, perché su questo si costruisce una prospettiva forte della città”.
Una prospettiva. Forte. E chiara. Della città pubblica.
Anna Maria Bianchi annaemmebi@gmail.com
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