Il 23 marzo 2015 Tre Righe ,per commemorare il centenario del genocidio armeno ad opera della Turchia,ha pubblicato un articolo dal titolo "Medz Yeghern Il Grande Crimine:cento anni dal genocidio armeno".
Ieri,12 aprile 2015 , con grande commozione abbiamo sentito pronunciare in pubblico da Papa Francesco la frase "Il massacro armeno fu il primo genocidio del ventesimo secolo".
Onore a Papa Francesco per il suo coraggio , la sua cristiana pietà ed umanità.
La Turchia ha poco da protestare .Un Paese che ,almeno a parole, si dice pronto ad entrare in Europa deve fare i conti con il proprio passato e non può porgere semplicemente le proprie condoglianze ai discendenti delle vittime del genocidio come ha fatto il suo capo di Stato,Erdogan.Nè tantomeno può entrare in Europa un paese come la Turchia che ha invaso un paese membro dell'Unione Europea,la Repubblica di Cipro , e anche questa volta si è macchiato di crimini contro l'umanità .
In Italia solo il Partito Radicale del duo Bonino - Pannella ignora incredibilmente tutto questo e continua ad appoggiare, anche con manifestazioni pubbliche, l'ingresso della Turchia in Europa.
D.F.
Riportiamo quanto pubblicato sull'evento da www.affariitaliani.it
"Il massacro armeno fu il primo genocidio". Ira Turchia contro il Papa
Il Pontefice in apertura della messa in San Pietro, nel giorno della Pasqua ortodossa, ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II e Karekin II e ha ribadito il riconoscimento del massacro avvenuto nel 1915 ad opera della Turchia
"La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno - prima nazione cristiana". Papa Francesco cita la dichiarazione comune fatta da papa Giovanni Paolo II e Karekin II, Catholicos della Chiesa armena, il 27 settembre 2001, a proposito del massacro di un milione e mezzo di cristiani armeni, di cui ricorre quest'anno il centesimo anniversario.
Quella tragedia, ha detto papa Francesco all'inizio della messa in San Pietro a 100 anni dal "martirio", ha colpito il popolo armeno "insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci". "Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi", ha ricordato. "Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo - ha aggiunto -. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l'umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente".
Bergoglio ha insistito sulla necessità di ricordare le vittime: "Ricordarle è necessario, anzi, doveroso - ha aggiunto -, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!"
Governo turco convoca ambasciatore Vaticano per protesta. La reazione della Turchia alle parole del Papa non si sono fatte attendere: secondo fonti ufficiali è stato subito convocato l'ambasciatore vaticano per protestare riguardo alla definizione data dal Pontefice. Il governo turco, sebbene lo scorso anno il premier Recep Tayyip Erdogan abbia presentato per la prima volta le "condoglianze" della Turchia ai discendenti delle vittime, continua a rifiutare di riconoscere l'esistenza del genocidio, elemento da sempre di frizione con l'Unione europea, e l'utilizzo del termine da parte del Papa costituisce dunque un elemento politico forte, proprio a ridosso dell'anniversario.
Il messaggio di Francesco. - "Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh", ha affermato Papa Bergoglio nel suo Messaggio agli Armeni. "Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco - aggiunge il Papa -. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace". Nel testo, in copie autografe in italiano e in lingua armena, consegnato al termine della Messa a Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli armeni, Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia, Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici, e a Ser Sargsyan, presidente della Repubblica di Armenia, si legge: "Un secolo è trascorso da quell'orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo. Non vi è famiglia armena ancora oggi che non abbia perduto in quell'evento qualcuno dei suoi cari: davvero fu quello il 'Metz Yeghern', il 'Grande Male', come avete chiamato quella tragedia. In questa ricorrenza provo un sentimento di forte vicinanza al vostro popolo". "Fare memoria di quanto accaduto - afferma il Pontefice nel messaggio - è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l'intera famiglia umana, perché il monito che viene da questa tragedia ci liberi dal ricadere in simili orrori, che offendono Dio e la dignità umana". Anche oggi, infatti, "questi conflitti talvolta degenerano in violenze ingiustificabili, fomentate strumentalizzando le diversità etniche e religiose". Assente al rito di oggi l'ambasciatore turco presso la Santa Sede, che aveva anzi convocato una conferenza stampa nella mattinata di oggi, che poi è stata annullata.
Genocidio riconosciuto da circa venti Paesi. Il genocidio armeno è riconosciuto da una ventina di Paesi, tra cui Italia, Argentina, Uruguay, Francia, Svizzera, Russia e Parlamento europeo. Giovanni Paolo II ha menzionato il termine "genocidio" in un documento firmato nel 2001 dal patriarca armeno, e Jorge Bergoglio aveva già impiegato il termine prima di diventare Pontefice nel 2013 e almeno una volta in privato. Ma è la prima volta che un Papa pronuncia il termine in pubblico. Il primo Paese al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l'Uruguay. Lo seguirono altri Parlamenti: Russia (1994), Olanda (1994), Grecia (1996), Francia (2001), Italia (2001), Svizzera (2003), Canada (2004), Argentina (2005), Svezia (2010) e Bolivia (2014). Alcuni Paesi - come la Svizzera o la Slovacchia - ne sanzionano anche la negazione (un tribunale federale svizzero nel 2007 ha anche condannato un negazionista). Nel 2013, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che processare e condannare qualcuno per negare il genocidio armeno costituisce un attentato contro la libertà di espressione. La sentenza è stata emessa da un tribunale di prima istanza ed ora è in corso di riesame.
San Gregorio di Narek "dottore della Chiesa". Durante la celebrazione della messa nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha proclamato San Gregorio di Narek "dottore della Chiesa Universale". San Gregorio di Narek nacque ad Andzevatsik (Armenia) intorno all'anno 950, in una famiglia di letterati, che favorirono la sua formazione culturale. Entrato in giovane età nel Monastero di Narek (Armenia), dove esisteva una celebre scuola di Sacra Scrittura e di Patristica, ivi trascorse tutta la sua vita, ricevendo l'ordine sacerdotale, riuscendo a raggiungere le vette della santità e dell'esperienza mistica, dando dimostrazione della sua sapienza in vari scritti teologici. Venerato come santo, la sua tomba divenne subito meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli e la sua memoria rimase in grande onore e venerazione presso tutto il popolo, anche dopo la conquista dell'Armenia da parte dei turchi nel 1071. Durante i massacri degli anni 1915-1916, furono distrutti sia il Monastero che la sua tomba
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