Le identità ritrovate
La vita delle due ragazze a Valbona era stata molto dura:
una ferrea impostazione maschilista toglieva loro ogni possibilità sia di
libertà, sia d’impegno nel lavoro sui monti e nella foresta.
Le due ragazze hanno dato due risposte diverse al problema:
Lila non ha accettato un matrimonio combinato e se n’è scappata con l’uomo che
credeva di amare trasferendosi all’estero. Hana soccombe alle tradizioni
tribali, e si traveste da uomo (Mark) per poter lavorare in pace, cacciare e
poi accudire la matrigna, una volta rimasta vedova. Per fare ciò Hana è costretta a rivolgersi al Kanun:
solo giurando di rimanere vergine a vita potrà ottenere ciò che
è a esclusivo appannaggio degli uomini: la libertà di essere ciò che vuole,
tranne essere una donna. Scegliendo di diventare una burrnesha, Hana rinuncia alla sua identità,
comprimendo la carne e reprimendo il suo spirito. Il rifiuto di sé donna
diventerà la sua prigione: la legge del
Kanun si basa sull’onore di chi lo contrae che giura fedeltà eterna.
Ma quando entrambi genitori adottivi moriranno, non sentirà
più né l’obbligo di gratitudine né il peso del giuramento fatto e partirà alla
ricerca della sua amichetta Lila che le vicende della vita hanno fatto
separare.
E lì – a Bolzano- nella casa di Lila con marito e figlia,
danzatrice acquatica in sincrono, assistendo alle prove atletiche in piscina
Mark/Hanna, piano piano ritrova la curiosità e il desiderio di riappropriarsi
della sua parte femminile. E lo fa lentamente – molto lentamente - con dubbi,
curiosità ma anche tentennamenti, finché l’amica ritrovata la spinge ad
abbandonare il camuffamento e a lasciarsi andare.
Lunghi piani sequenza, tempi quasi reali, camera sempre
dietro Hana/Mark che cammina, come a scoprire insieme un mondo; primi piani
della pelle di volti, di nasi e di corpi attorno alla piscina. Il montaggio
della storia tutta inframezzata da flash-back
rende il film un po’ poco scorrevole ma la regista è
giovane e sicuramente migliorerà. Colloqui minimi ed essenziali, in cui le
stesse due lingue narrano il processo delle ritrovate identità delle due
amiche/sorelle: Hana riuscirà a parlare l’italiano e Lila ricomincerà a parlare
l’albanese che aveva rimosso. L’androgina Alba Rohrwacher è ripresa quasi
sempre di profilo o di scorcio e ha l’intensità dei volti duecenteschi, ma
anche la fissità, dei dipinti da Duccio di Boninsegna.
Ghisi Grütter
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