12 aprile 2015

“IL SOGNO” di Giuseppalfonso Mascolo


La città ti accoglie con il sole di maggio ma la strada è stretta con le macchine parcheggiate su entrambi i lati quasi ad accompagnare Sara in questa sua indimenticabile passeggiata con la vita.
Dopo una curva infinita ecco finalmente la grande villa liberty di fianco alla piazza, con un grande cancello verde, immobile, silenziosa e circondata di alberi.
Un piccolo campanello, poi un’anticamera spoglia ed infine a Sara, inseguita da un trolley fedele, ecco apparire un cortile inondato di luce, ricco di piante e profumo di fiori.
Piccole formalità quasi sussurrate da una donna dai tratti duri ma che ispira fiducia per un passato che traspare e sembra ricordare tante battaglie vinte e poi finalmente una piccola stanza dove cambiarsi e pensare a quegli ultimi, drammatici giorni che avevano preceduto questa sua incredibile decisione.
…Riccardo, 43 anni, un uomo in gamba, pubblicista freelance da sempre, separato, il mio amore…, ossessionato da un mutuo che non riesce più a pagare, umiliato per la vita semplice senza alternative che mi offre, è sempre più depresso senza nemmeno la forza di chiedere aiuto a qualcuno.
Per non lasciarlo troppo solo mi affretto a risolvere velocemente le piccole noie di tutti i giorni e nel rientrare oggi ho trovato finalmente parcheggio a Piazza Annibaliano quando un’ambulanza e un auto dei Carabinieri mi sfiorano e mentre l’angoscia mi assale, comincio a correre verso il n°32 dove abitiamo e dove c’è già tanta gente…
Ad un passante frettoloso chiedo con il cuore in gola il motivo di tanto casino e lui senza scrupoli “… non so, si è gettato un uomo di sotto dal quarto piano, poveraccio!…”
Si, io abito al quarto piano e Riccardo è lì, scomposto, sotto un lenzuolo bianco e sembra chiedermi perdono.
Lacrime, dolore, amici, parenti, ricordi sfuocati di un funerale inverosimile senza storia e senza senso… poi, la decisione!…
Sono passati molti giorni e con la mia tunica grigia da novizia sono in attesa della vestizione e del taglio dei capelli e poi mi chiamerò per sempre Suor Camilla.
Occhi attenti e severi mi osservano mentre mani esperte cominciano a tagliarmi i miei ormai inutili, splendidi, lunghi capelli biondi ed alcune sorelle mi spostano leggermente le spalle per farmi girare meglio la testa, insistono… così mi sveglio…
Maledizione! Ci risiamo! Le accoglienti poltrone dell’Accademia di Romania, complice un film non troppo impegnativo hanno agevolato il mio sonno profondo padre dell’ennesimo sogno incredibile. Ma sono iscritta al cineforum e debbo pure andarci qualche volta per giustificarmi con Riccardo e con la scuola che mi ha pagato l’iscrizione!
Mi precipito fuori dopo l’ennesima sfilza di scuse al personale della sala e poi di corsa a casa perché Riccardo, l’amore mio, stasera ritorna prima e voglio proprio cucinargli qualcosa di molto speciale!
Certo 50mq in affitto a Corso Trieste a Roma non sono tanti ma non abbiamo figli, solo una meravigliosa cagnetta di nome Sisma e poi lui non è stato ancora stabilizzato al Messaggero mentre io, eterna precaria insegno Storia e Filosofia al Liceo Giulio Cesare quindi i soldi a fine mese sono sempre drammaticamente molto pochi.
Arrivata dopo aver trovato anche parcheggio ed essermi compiaciuta per la poliedricità del mio fondoschiena decido di ricompensarmi per l’orribile sogno subìto e di coccolarmi un po’ entrando nel bar vicino casa. Un pacchetto di sigarette, due gelati per stasera, del latte e perché no, un gratta e vinci da tre euro.
Piena di sportine, borsa semiaperta, sigaretta, telefonino, chiavi della macchina in mano, comincio a grattare il solito oggetto del desiderio, accompagnata nel tramestio del raschiamento da sospiri di speranza in comune con un anziano signore che avevo notato precedentemente ridare indietro una bottiglia di latte da un litro per comprarne invece una da mezzo litro insieme ad un gratta e vinci.
Non stavo fumando ma stavo sognando… infatti lentamente i numeri apparsi indicavano inequivocabilmente che avevo vinto cinquecento euro!
Che culo! Meraviglioso! Un weekend con Riccardo a Capri non me lo avrebbe tolto nessuno e mentre fantasticavo se urlare o meno, il signore di fianco, sconfitto evidentemente da tante mancate vincite aveva chiesto alla cassiera del bar che lo conosceva se poteva segnare sul suo conto anche il latte e l’importo del gratta e vinci.
La signora aveva annuito pensosa ed a me che mi avvicinavo alla cassa per riscuotere mi aveva sussurrato: “…poveraccio, le moglie è tanto malata e la pensione è di duecentotrenta euro al mese… si accontenta del latte per poter comprare le medicine alla moglie!”
Incerta se ingoiare la sigaretta ormai malridotta, fingo di inciampare e recuperando al volo dal tavolo vicino il cartoncino del gratta e vinci lasciato lì dall’anziano pensionato, invento un gioco di prestigio ed urlando finalmente la mia gioia repressa in direzione del vecchio, gli dico di non andare via e di controllare bene i numeri, perché mi sembra che abbia vinto cinquecento euro.
Intanto nell’assordante silenzio del bar e degli sbalorditi clienti la cassiera che mi aveva notato trafficare tra i tavoli con una mano sul viso cercava di trattenere la commozione e con l’altra osservava i numeri della vincita del frastornato pensionato che non la smetteva più di ringraziarmi per aver ricontrollato i suoi numeri e per avergli consentito di vincere quei soldi preziosi.
Uscendo tra gli sguardi complici dei presenti, ho pensato che Riccardo mi avrebbe uccisa ma poi… il grande tesoro mio avrebbe capito!
Pazienza, a Capri ci andremo un’altra volta!
La cena è stata stupenda, il seguito si può facilmente immaginare ma soprattutto Riccardo si è un confermato un uomo da amare! Il mio uomo!
Martedì ore 7.00, la solita sveglia e si riparte, Riccardo può trattenersi di più a letto perché al giornale si comincia più tardi ma io, pur lavorando vicino, voglio organizzare qualcosa di decente da mangiare per cena prima di andare via.
Alle 8.00 mentre sto finendo di restaurare questa bella professoressa con gli occhi verdi, la portiera al citofono mi avvisa dell’arrivo di una raccomandata.
Ecco, ci mancava anche Equitalia o una multa da pagare mi chiedo mentre scendo immediatamente nell’androne del palazzo.
Afferro la lettera che fuoriesce dalla buca e la apro al volo perché ormai sono le 8.10. Strano… uno studio notarile… una convocazione?
Cazzo è morta una lontana zia di Bari senza parenti e mi ha designato come sua unica erede!
Mi dispiace per la zia ma reprimendo un urlo di gioia volo per le quattro rampe di scale ed irrompendo in casa stampo un bacio sulla bocca di Riccardo che in pigiama, terrorizzato, pensava di aver lasciato il gas acceso…
Ho paura, cara Preside che oggi non potrò venire a scuola perché credo di avere una terribile influenza e dovrò stare a casa sotto le lenzuola con il mio grande amore tutto il giorno… Si, perché la vita è anche nostra!
Sisma, indiscreta, abbaia felice offrendoci ostinata la sua palla…
Bene, oggi si gioca!

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