17 aprile 2015

L'ARCHITETTURA ISTITUZIONALE DI RENZI


L’architettura istituzionale che Renzi sta cercando di realizzare, si allontana molto dal dettato costituzionale italiano.

L’insieme dei provvedimenti in fase di approvazione, conduce a un tipo di democrazia che viene generalmente definita “democrazia minima”.

La nuova legge elettorale e la riforma del Senato, se attuate, manderanno in soffitta, senza dirlo, la sostanza – non la forma – di parti importanti della Costituzione, instaurando, anche da noi, la democrazia dell’alternanza, riducendo a finzione o quasi, il sistema dei pesi e contrappesi disegnati nella nostra carta costituzionale.

Non si tratterà - come sembrerebbe legittimo - della affermazione del diritto della maggioranza a governare, perchè il vincitore della gara elettorale, spesso (quasi sempre) maggioranza non sarà.

Provo a definire lo scenario emergente, elencando l’essenziale :

Riforma del Senato

·          Sarà abolito il bicameralismo perfetto

·          Soltanto la camera dei deputati avrà il diritto di dare o togliere la fiducia al governo e di approvare la maggioranza delle leggi

·          Il senato non sarà elettivo, ma sarà costituto da nominati delle regioni e la sue prerogative saranno complessivamente ridotte a una casistica tassativa

·          Il presidente della Repubblica continuerà ad essere eletto dal parlamento nel suo insieme: Camera e nuovo Senato  

legge ellettorale (valida ovviamente soltanto per la Camera):

·          Il partito che raggiunga il 40,01% dei voti validi, avrà un premio in seggi che gli garantirà la maggioranza assoluta della camera (340 su 600)

Se nessun partito raggiungerà questa soglia, si andrà al ballottaggio tra i due partiti che avranno ottenuto il maggior numero di voti

·          Il partito che prevarrà al ballottaggio otterrà la maggioranza assoluta del seggi della Camera (di nuovo 340 su 600)

·          Nelle liste elettorali dei partiti che si presentano alle elezioni, in ogni collegio,  il “capolista” sarà predefinito, cioè nominato dal partito

Ovviamente ci sono un mucchio di altre norme (sbarramento del 3%, abolizione delle coalizioni, numero dei collegi,...)

che però non cambiano il quadro che ne scaturisce.

Importante sarà anche la definizione del meccanismo della sfiducia (sfiducia costruttiva?) che, data la maggioranza precostituita e, in buona parte nominata, sarà evento davvero improbabile. 

Credo, insieme a tutto questo, sia importante aggiungere al quadro, la proposta renziana di riforma del modo in cui la RAI sarà governata.

 

Che la riforma si allontani dal dettato costituzionale non ha nessuna connotazione aprioristicamente negativa; ne ha invece il fatto che gli effetti di questa riforma istituzionale, indeboliranno sostanzialmente molto le  due istituzioni di garanzia: il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale.

Poichè formalmente però, le prerogative di queste due istituzioni (cruciali, in una democrazia in cui esistano pesi e contrappesi, a garantire l’equilibrio democratico), non cambiano, si sostiene che la riforma mantiene la piena sostanza democratica della Costituzione.

Credo che per capire gli effetti reali di questo insieme di riforme, valga la pena di valutarne le conseguenze. prescindendo dal nominare i partiti:

·          La maggioranza della Camera sarà sempre espressione di una minoranza “vera” nel paese, sia nel caso in cui un partito vinca al primo turno, sia che vinca al ballottaggio (senza parlare del numero elevatissimo degli astenuti).

·          Il Presidente della Repubblica non avrà nessuna discrezionalità – secondo la Costituzione vigente – nella scelta della persona incaricata di formare il governo; la fiducia sarà scontata e resterà come ritualità inutile (ma necessaria a sancire la democraticità della vittoria di un leader , non più, soltanto presidente del consiglio, ma, sostanzialmente primo ministro. I giochi saranno fatti con le elezioni. Il problema fondamentale, però, sarà che data la composizione di Camera e Senato, il partito vincente, avrà molto maggiori possibilità di eleggere un Presidente della Repubblica, sempre meno influente, di suo gradimento.

·          Il Senato, composto di nominati dalle regioni e dai sindaci delle città maggiori, difficilmente, nella nuova architettura, sarà composto da rappresentanti che, in maggioranza, non spalleggino il partito vincente. 

·          Lo stesso vale per la elezione dei giudici costituzionali, che votati dal Parlamento, vedranno molto facilitata la elezione di “persone gradite” al governo.

·          La riforma ventilata della Rai, poi, con nomine parlamentari a maggioranza precostituita e con A.D. di nomina governativa, chiuderà il cerchio della dittatura del vincente, anche nel campo della informazione pubblica, oggi, più comune fonte di informazione ai cittadini.

·          Il corollario delle restrizioni alla pubblicazione delle intercettazioni, molto probabile, blinderà la classe politica vincente.  



Umberto Pradella 

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