L’architettura istituzionale che Renzi sta
cercando di realizzare, si allontana molto dal dettato costituzionale italiano.
L’insieme dei provvedimenti in fase di
approvazione, conduce a un tipo di democrazia che viene generalmente definita
“democrazia minima”.
La nuova legge elettorale e la riforma del
Senato, se attuate, manderanno in soffitta, senza dirlo, la sostanza – non la
forma – di parti importanti della Costituzione, instaurando, anche da noi, la
democrazia dell’alternanza, riducendo a finzione o quasi, il sistema dei pesi e
contrappesi disegnati nella nostra carta costituzionale.
Non si tratterà - come sembrerebbe legittimo -
della affermazione del diritto della maggioranza a governare, perchè il
vincitore della gara elettorale, spesso (quasi sempre) maggioranza non sarà.
Provo a definire lo scenario emergente,
elencando l’essenziale :
Riforma del Senato
·
Sarà
abolito il bicameralismo perfetto
·
Soltanto
la camera dei deputati avrà il diritto di dare o togliere la fiducia al governo
e di approvare la maggioranza delle leggi
·
Il
senato non sarà elettivo, ma sarà costituto da nominati delle regioni e la sue
prerogative saranno complessivamente ridotte a una casistica tassativa
·
Il
presidente della Repubblica continuerà ad essere eletto dal parlamento nel suo
insieme: Camera e nuovo Senato
legge ellettorale (valida ovviamente soltanto
per la Camera):
·
Il
partito che raggiunga il 40,01% dei voti validi, avrà un premio in seggi che
gli garantirà la maggioranza assoluta della camera (340 su 600)
Se nessun partito
raggiungerà questa soglia, si andrà al ballottaggio tra i due partiti che
avranno ottenuto il maggior numero di voti
·
Il
partito che prevarrà al ballottaggio otterrà la maggioranza assoluta del seggi
della Camera (di nuovo 340 su 600)
·
Nelle
liste elettorali dei partiti che si presentano alle elezioni, in ogni collegio,
il “capolista” sarà predefinito, cioè
nominato dal partito
Ovviamente ci sono un mucchio di altre norme
(sbarramento del 3%, abolizione delle coalizioni, numero dei collegi,...)
che però non cambiano il quadro che ne
scaturisce.
Importante sarà anche la definizione del
meccanismo della sfiducia (sfiducia costruttiva?) che, data la maggioranza
precostituita e, in buona parte nominata, sarà evento davvero improbabile.
Credo, insieme a tutto questo, sia importante
aggiungere al quadro, la proposta renziana di riforma del modo in cui la RAI
sarà governata.
Che la riforma si allontani dal dettato
costituzionale non ha nessuna connotazione aprioristicamente negativa; ne ha
invece il fatto che gli effetti di questa riforma istituzionale, indeboliranno
sostanzialmente molto le due istituzioni
di garanzia: il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale.
Poichè formalmente però, le prerogative di
queste due istituzioni (cruciali, in una democrazia in cui esistano pesi e
contrappesi, a garantire l’equilibrio democratico), non cambiano, si sostiene
che la riforma mantiene la piena sostanza democratica della Costituzione.
Credo che per capire gli effetti reali di
questo insieme di riforme, valga la pena di valutarne le conseguenze.
prescindendo dal nominare i partiti:
·
La
maggioranza della Camera sarà sempre espressione di una minoranza “vera” nel
paese, sia nel caso in cui un partito vinca al primo turno, sia che vinca al
ballottaggio (senza parlare del numero elevatissimo degli astenuti).
·
Il
Presidente della Repubblica non avrà nessuna discrezionalità – secondo la
Costituzione vigente – nella scelta della persona incaricata di formare il
governo; la fiducia sarà scontata e resterà come ritualità inutile (ma
necessaria a sancire la democraticità della vittoria di un leader , non più,
soltanto presidente del consiglio, ma, sostanzialmente primo ministro. I giochi
saranno fatti con le elezioni. Il problema fondamentale, però, sarà che data la
composizione di Camera e Senato, il partito vincente, avrà molto maggiori
possibilità di eleggere un Presidente della Repubblica, sempre meno influente,
di suo gradimento.
·
Il
Senato, composto di nominati dalle regioni e dai sindaci delle città maggiori,
difficilmente, nella nuova architettura, sarà composto da rappresentanti che,
in maggioranza, non spalleggino il partito vincente.
·
Lo
stesso vale per la elezione dei giudici costituzionali, che votati dal
Parlamento, vedranno molto facilitata la elezione di “persone gradite” al
governo.
·
La
riforma ventilata della Rai, poi, con nomine parlamentari a maggioranza
precostituita e con A.D. di nomina governativa, chiuderà il cerchio della
dittatura del vincente, anche nel campo della informazione pubblica, oggi, più
comune fonte di informazione ai cittadini.
·
Il
corollario delle restrizioni alla pubblicazione delle intercettazioni, molto
probabile, blinderà la classe politica vincente.
Umberto Pradella
Umberto Pradella
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