31 gennaio 2016

Recensione film:LA CORRISPONDENZA di Giuseppe Tornatore






LA CORRISPONDENZA

Soggetto, sceneggiatura e regia di Giuseppe Tornatore
Con Jeremy Irons, Olga Kurylenko




La Corrispondenza è un film che apparentemente parla di una storia d’amore, ma, a mio avviso, è un film, sull’abbandono, sulla morte e sulla sua negazione, sul desiderio, sul senso del dominio, sulla seduzione, sulla nostalgia e sull’elaborazione del lutto.
È un film intenso e commovente con una splendida fotografia di Fabio Zamarion con notevoli ubicazioni scelte con cura: dalla Scozia minore a Edimburgo fino al lago di Orta in Piemonte. Borgoventoso sull’isola di San Giulio è il luogo del nido d’amore ma anche quello prescelto per morire.
Come il dialogo con le stelle e con gli astri del cosmo profondo è un dialogo con qualcosa che è già morto, ma la cui luce, la vita, continua a risplendere anche dopo il loro spegnimento, così mediante le tecnologie attuali un volto amato può sopravvivere per molto tempo dopo la sua dipartita. È proprio lo scienziato Ed Phoerum (il sempre impeccabile e affascinante Jeremy Irons) che essendo un astrofisico conosce bene il cielo, continua a circuire la sua amante Amy (la bellissima Olga Kurylenko che fa la stuntwoman per mantenersi) con regali, messaggi video, whatsapp, e.mail e lettere per posta non lasciandole né spazio né tempo per superare la perdita e per occuparsi più di se stessa. Il suo “dominio” lo esercita con garbo e con raffinatezza ma in modo inesorabile. S’intromette nella vita di Amy sia per aiutarla negli studi – lui è Professore alla Scuola di Fisica e Astronomia dell’Università di Edimburgo e lei è una sua laureanda fuori corso – sia per spronarla nella riappacificazione con la madre dopo la disgrazia della morte del padre. Anche se Ed agisce pensando all’amore, desideroso di aiutarla, la soffoca di attenzioni, così come fa per suo figlio minorenne – scoprirà lei in un errore di messaggi. È un professore che aiuta la sua studentessa spronandola e stimolandola nei suoi interessi (ma sono di lui o autenticamente di lei?). Così in modo un po’ paternalistico, anche grazie alla grande differenza di età la vuole proteggere dai dolori, dalla malattia e dalla morte.
Molto meno convincente nella storia è il rapporto che nasce tra lei e i due figli di Ed – la figlia Victoria è coetanea di Amy, anzi ha due anni di più – e la riconciliazione con sua madre come risultati di un’attività persuasiva del professore-scienziato. Il film è eccessivamente lungo (116 minuti) e, tutto sommato, una ventina di minuti in meno avrebbero giovato, un pò come fece lo stesso Tornatore che tagliò un pezzo a Il nuovo cinema Paradiso vincitore dell’Oscar 1989.
La musica sontuosa di sottofondo, discreta ma persistente proprio come è Ed, scritta da Ennio Moricone, accompagna tutte le immagini del film eccezion fatta per la canzone Enjoy the Silence dei Depeche Mode dove si ribadisce il fatto che le parole spesso fanno solo danno:  Words are unnecessary. They can only do harm.

  Ghisi Grütter

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