RIVOLUZIONE
Corrono 100 anni dalla Rivoluzione d'Ottobre in Russia.
Colpiscono la scarsa produzione di eventi culturali e i pochi articoli sulla ricorrenza di un enorme fatto storico che ha cambiato la storia mondiale. Forse è un ulteriore segnale della duplice influenza formativa che questa globalizzazione esercita sulle elìte intellettuali. Da un lato le rende più provinciali, incapaci di cogliere le grandi dinamiche mondiali, dall'altro le allontana dalla concretezza dei fatti della vita lasciandole appese a mezz'aria senza pensiero e senza memoria. Del resto, va detto, che il tema è scabroso. Il comunismo, nato come un fantasma, è tornato ad esserlo dopo il crollo della sua ( unica ) forma e prova statale storicamente realizzata. E la sinistra mondiale ( anche quella non comunista ) non si è ancora liberata di quel fantasma. I fatti hanno dimostrato che la vittoria bolscevica di 100 anni fa era una necessità organica, resa tale dal fatto che quel gruppo politico era il solo ad avere un'idea di Stato in grado di sostituire, in quel preciso contesto, l'autocrazia zarista e di tenere in piedi ( al prezzo di immense tragedie ) un vasto impero composto di popoli ed etnie diversissime. La possibilità della rivoluzione ha inciso profondamente sulla natura del socialismo europeo. Ha introdotto un'alterazione nella prospettiva riformista e gradualista ( ormai assunta anche da Engels dopo la morte di Marx) della trasformazione sociale. Dopo di allora la sinistra occidentale none stata mai più in grado di esercitare un'opzione rivoluzionaria ed anzi ne ha quasi del tutto e progressivamente rinnegato la validità. Tuttavia la suggestione dell'atto rivoluzionario, il sedimento anti-sistema, non è scomparsa ma è rimasta come istinto, come retaggio di irrinunciabile purezza. Ed è questo fondo depositato nell'inconscio che conduce ancora oggi, a "sopportare" l'esercizio della responsabilità di governo, la parzialità dei risultati, il gradualismo degli obbiettivi, il compromesso come passo avanti e non come rinuncia e che prima o poi fa sempre esplodere l'accusa di tradimento, di deviazione verso chi prova "da sinistra" a fare in concreto. Per qualcuno c'è sempre un "di più" da fare o un "di meno" che non si è fatto o c'è sempre, prima o poi, un traditore da additare. Insomma dopo 100 anni non abbiamo fatto fino in fondo i conti con l'Ottobre e con il riformismo. Lenin è vivo e lotta dentro noi.
Roberto Morassut.
Corrono 100 anni dalla Rivoluzione d'Ottobre in Russia.
Colpiscono la scarsa produzione di eventi culturali e i pochi articoli sulla ricorrenza di un enorme fatto storico che ha cambiato la storia mondiale. Forse è un ulteriore segnale della duplice influenza formativa che questa globalizzazione esercita sulle elìte intellettuali. Da un lato le rende più provinciali, incapaci di cogliere le grandi dinamiche mondiali, dall'altro le allontana dalla concretezza dei fatti della vita lasciandole appese a mezz'aria senza pensiero e senza memoria. Del resto, va detto, che il tema è scabroso. Il comunismo, nato come un fantasma, è tornato ad esserlo dopo il crollo della sua ( unica ) forma e prova statale storicamente realizzata. E la sinistra mondiale ( anche quella non comunista ) non si è ancora liberata di quel fantasma. I fatti hanno dimostrato che la vittoria bolscevica di 100 anni fa era una necessità organica, resa tale dal fatto che quel gruppo politico era il solo ad avere un'idea di Stato in grado di sostituire, in quel preciso contesto, l'autocrazia zarista e di tenere in piedi ( al prezzo di immense tragedie ) un vasto impero composto di popoli ed etnie diversissime. La possibilità della rivoluzione ha inciso profondamente sulla natura del socialismo europeo. Ha introdotto un'alterazione nella prospettiva riformista e gradualista ( ormai assunta anche da Engels dopo la morte di Marx) della trasformazione sociale. Dopo di allora la sinistra occidentale none stata mai più in grado di esercitare un'opzione rivoluzionaria ed anzi ne ha quasi del tutto e progressivamente rinnegato la validità. Tuttavia la suggestione dell'atto rivoluzionario, il sedimento anti-sistema, non è scomparsa ma è rimasta come istinto, come retaggio di irrinunciabile purezza. Ed è questo fondo depositato nell'inconscio che conduce ancora oggi, a "sopportare" l'esercizio della responsabilità di governo, la parzialità dei risultati, il gradualismo degli obbiettivi, il compromesso come passo avanti e non come rinuncia e che prima o poi fa sempre esplodere l'accusa di tradimento, di deviazione verso chi prova "da sinistra" a fare in concreto. Per qualcuno c'è sempre un "di più" da fare o un "di meno" che non si è fatto o c'è sempre, prima o poi, un traditore da additare. Insomma dopo 100 anni non abbiamo fatto fino in fondo i conti con l'Ottobre e con il riformismo. Lenin è vivo e lotta dentro noi.
Roberto Morassut.
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