29 agosto 2017

Incendio sul monte Morrone

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Sabato 19 agosto un devastante incendio è stato acceso sul monte Morrone, nei pressi di Sulmona (AQ), facente parte del Parco Nazionale della Majella, uno splendido parco in cui sono presenti numerose zone di riserva naturale integrale, con numerose specie protette sia animali che vegetali, frutto di decine e decine di anni di protezione e di ripopolamento. Un rogo che purtroppo è sfuggito dal controllo dei Vigili del fuoco, nonostante l'ingente impegno nello spegnerlo. Né l'utilizzo di canadair, né di elicotteri ad oggi, sabato 26 agosto, sono riusciti a fermare le fiamme e, al momento, sono circa 900 gli ettari andati letteralmente in fumo. Migliaia gli animali arsi vivi, selvatici e non, come le mucche nei pascoli. Centinaia gli animali riversati nel centro abitato, come i lupi. Molti uomini e donne civili e umili cittadini, hanno agito come volontari, per cercare di limitare i danni; da ieri, tuttavia, vi è il divieto assoluto per i civili, di avvicinarsi alle zone interessate dall'incendio. Tutto questo disastro sta avvenendo nella totale indifferenza da parte dei maggiori tg e delle istituzioni nazionali, nonostante le richieste avanzate alle varie redazioni e nonostante gli appelli di aiuto delle nostre istituzioni locali. Vorrei, con questo messaggio, sensibilizzare l'Italia intera circa questo inferno che ci sta portando via quanto di più bello avevamo in questa zona. Vi chiedo di far girare in tutta Italia.

Per approfondire

da http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2017/08/28/news/abruzzo_incendi_boschi_morrone_catastrofe_ambientale-3641938/
Abruzzo, sul Morrone è catastrofe ambientale

Per incendi di origine dolosa già in fumo tremila ettari di bosco nel Parco nazionale della Majella, quasi il 5% dell'intera superficie dell'area protetta

di Davide Michielin
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Le sommità del Morrone devastate dall'incendio. Fotografia per gentile concessione Parco Nazionale della Majella
Da dieci giorni bruciano le montagne del Morrone, nel parco nazionale della Majella ferito dalla siccità e dagli incendi dolosi, mentre il fumo ha invaso la valle Peligna, alle pendici del gruppo, rendendo l'aria irrespirabile, e praticamente invisibili dalle strade di accesso gli abitati di Sulmona e Pacentro. La visione notturna della zona, per chi percorreva ancora ieri l'autostrada dei Parchi, nei due sensi del tratto Roma-Pescara, era impressionante: vari focolai su più fronti, con alte lingue di fuoco - che nella giornata di domenica hanno interessato le alture di San Cosimo, nei pressi del comune di Prezza - rendevano il paesaggio simile ad un girone dantesco. Dal 19 agosto a oggi sono decine gli inneschi appiccati all’interno dei confini della riserva, i più gravi dei quali concentrati in territorio peligno.

E mentre protezione civile, alpini e vigili del fuoco sono tuttora impegnati ad avere ragione delle ultime fiamme, il bilancio provvisorio dell’ente di gestione recita cifre impietose: sono oltre tremila gli ettari andati in fumo, cioè quasi il 5% dell’intera superficie del Parco. Se la maggioranza di questi era coperta da pineta da riforestazione, nella conta figurano quasi 600 ettari di praterie
sommitali, prezioso serbatoio di biodiversità che ospita numerose specie rare ed endemiche. L’epicentro di quello che si profila come il più violento incendio dell’ultimo decennio nel Parco, è sono le pinete poste sui versanti occidentale e meridionale del Monte Morrone, già protagonista di un episodio altrettanto intenso negli anni ‘80. Eppure, l’efficacia con cui le fiamme hanno percorso e percorrono tuttora i versanti, ravvivate da continui nuovi inneschi posizionati alle spalle delle linee tagliafuoco, suggerisce una pianificazione raffinata e ambiziosa, mai osservata nel Parco. Dietro la quale, secondo Giuseppe Bellelli, procuratore della Repubblica a Sulmona, potrebbe nascondersi un’unica mente.

“Un grave danno alla biodiversità del Parco, in uno dei settori più belli e di pregio. Un vero e proprio attacco alla politiche di conservazione del Parco e i quali danni saranno visibili per anni” si legge in una nota del direttore del Parco, Oremo Di Nino. Il fuoco non ha sfregiato solamente il patrimonio floristico del Parco, che con oltre duemila specie vegetali può vantare circa un terzo dell’intera flora italiana. A farne le spese è anche la fauna, come osserva lo zoologo Marco Carafa “Le specie più in pericolo sono quelle che si spostano lentamente o che non si spostano affatto, come orbettini e lucertole che si rifugiano sotto le pietre”. Ma anche l’elusivo colubro di Riccioli (Coronella girondica), specie di serpente innocua e comune ma di difficilissima osservazione, segnalata a bassa quota sul Monte Morrone. “Questo non significa che gli animali di grossa taglia siano immuni: lupo e capriolo sono territoriali, per loro l’incendio rappresenta un vero e proprio sfratto” prosegue Carafa.

La consueta aridità che caratterizza la zona in questa stagione, resa eccezionale da questo 2017 particolarmente asciutto, ha fornito ai piromani abbondante vegetazione secca per innescare la scintilla. Il fuoco guadagna le cime degli alberi e salta di chioma in chioma, rendendo complessi e pericolosi gli interventi di spegnimento da terra. “Lo stesso personale del parco, che conosce il territorio, si è attivato per evitare che gli incendi scavallassero la cresta e raggiungessero il versante orientale” ricorda Nicola Scalzitti, responsabile dell’ufficio stampa del Parco. Un’operazione normalmente coordinata dal Corpo forestale dello stato, la cui assenza si è fatta sentire una volta di più in questa prima estate dalla sua soppressione. Nelle scorse settimane il Parco aveva già messo a disposizione della Sala Operativa Regionale i mezzi e i gruppi antincendio provenienti dal disciolto Corpo forestale; ciò che più è mancato è l’esperienza e la competenza della gestione a terra degli incendi, come nell’approntare le linee tagliafuoco.

Il tutto mentre a livello politico infuriano le polemiche sui presunti gravi ritardi con cui si è cominciato a intervenire per spegnere i primi focolai e accuse di inadempienza come quella del coordinatore della Federazione Nazionale dei Verdi Angelo Bonelli verso il Ministero dell'Ambiente.

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