19 agosto 2017

A PROPOSITO DI ATAC :il pensiero di Pradella




Se in una azienda privata l’azionista di maggioranza interviene pesantemente e pretende mettere in atto favoritismi e così via (situazioni molto meno frequenti di quanto si creda, specialmente nelle aziende non quotate, in questo paese), penso che anche i più strenui difensori della supremazia del privato, converranno che la responsabilità del cattivo funzionamento aziendale e, forse, del fallimento dell’impresa ricada sull’azionista. Si può naturalmente censurare anche il team manageriale che non si sia opposto alla ingerenza stupida e nefasta del “padrone”, ma in genere, azionisti di questo tipo scielgono manager acquiescenti, alle dipendenze dei quali si ritrovano sempre dipendenti infedeli.
Non vedo perchè i politici (e non la politica), oscenamente deteriori, che si sono succeduti al governo di Roma, hanno usato le aziende di servizi per scopi ben lontani dal bene comune, sciegliendo manager, forse anche  incapaci, ma sicuraente gestibili, non debbano essere ritenuti responsabili del disastro.
Se proprio si volesse allargare il discorso, si dovrebbe censurare questo “popolo”, osannato dai vari mestatori politici, come meraviglioso e adamantino unicum monolitico ( che meraviglioso e monolitico non è)  che questi mediocri, ha voluto come capi del gregge.
Credo che Fassina rappresenti una sinistra che non sa interpretare il nuovo. Ma il nuovo non è quello che pensano quanti hanno firmato il referendum dei radicali.
Per di più, sommessamente, vorrei sapere se anche a Milano, l’azienda pubblica dei trasporti, che offre un servizio egregio alla cittadinanza e riesce persino a produrre utili (cosa non richiesta a nessun servizio pubblico, il cui sistema di valori non contempla il profitto) dovrebbe essere privatizzata, in nome della “modernità” della “nuova” politica.
Umberto

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