Dopo il recente incontro pubblico su ATAC organizzato da Riccardo Agostini di Articolo 1 MDP e il comunicato stampa sempre sullo stesso argomento di Stefano Fassina , consigliere in Campidoglio per Sinistra Italiana, Tre Righe ha lanciato un sondaggio di opinione tra i suoi lettori.
Finora abbiamo registrato e pubblicato il commento di Umberto Pradella, ex dirigente d'azienda, mentre oggi pubblichiamo quello di Giò Mantovani, esperto di mobilità.
Venendo ad Atac, qualche premessa:
1. Atag, poi Atac, era un'ottima azienda, con notevoli capacità tecniche e organizzative. Ebbe direttori e dirigenti del mestiere (anche prof), di grande competenza specifica. È stata stravolta da politici che, invece di svolgere il loro compito (dare indirizzi generali e assicurare le giuste risorse) l'hanno usata per fini impropri, intromettendosi nella gestione e occupandola con schiere di persone inutili o inadeguate. Del prima e dal dopo, ho testimonianze dirette.
2. Naturalmente, lo sfacelo non può essere imputato all'insipienza fin qui mostrata dalla Giunta M5S, ma ha lunghe radici: non solo la Giunta Alemanno, ma anche quelle precedenti, di sinistra (Rutelli e Veltroni ndr). Una conferma della diffusione del malcostume politico.
3. Condivido pienamente, di principio, quanto dice Umberto Pradella sulla privatizzazione dei servizi pubblici. Perché un privato deve guadagnare sull'erogazione di servizi primari? Il principio è però intaccato da due fattori: le direttive comunitarie (certamente opinabili) e la pessima qualità di certe gestioni pubbliche, che non solo offrono servizi scadenti ma, fatti tutti i conti, costano anche troppo.
4. Ci sono in Europa molti esempi dì buone gestioni pubbliche (magari accompagnate da limitate concessioni a privati). Non solo Atm Milano ma anche, per citare solo qualche esempio che conosco bene, Vienna, Monaco, Parigi ...
5. Ci sono però anche moltissimi esempi di reti il cui esercizio è affidato a società private, mediante validi contratti di servizio. La qualità offerta è buona e il personale è trattato correttamente, senza i fenomeni cui accenna Fassina (veri slogan veterocomunisti).
6. Rimanendo a Fassina, non si capisce quale meccanismo dovrebbe rimettere in ordine Atac, se gli si desse tempo fino al 2024. Per salvare Atac e riportarla ai tempi migliori, occorre elaborare un piano organico e realistico (se fattibile!), che tenga conto di tutte le componenti: tecniche, organizzative, finanziarie, sociali ... I proclami velleitari non portano a nulla.
7. La politica ha ovviamente un peso predominante comunque. Se i servizi sono affidati ad un'azienda pubblica, bisogna metterla in condizioni di operare bene (dirigenza valida, personale appropriato e non esuberante, assenza di intromissioni nella gestione, ...). Se si ricorre all'affidamento a privati, occorre che l'organismo pubblico cui restano le funzioni di pianificazione, regolazione, affidamento e controllo sia esso stesso composto di persone del mestiere, esperte e oneste, che ci sia chiarezza di ruoli e che il rapporto con i politici sia corretto.
8. Una notazione a margine: non sempre privatizzazione vuol dire mettere in mano a veri privati. In Italia assistiamo p. es. a una corsa di Busitalia (gruppo Fsi) ad acquisire, in un modo o nell'altro, reti di trasporto pubblico locale. Opportuno, in una visione di scenario generale? Una forma di imperialismo economico di mano pubblica?
Detto tutto ciò, sono alquanto pessimista su Roma; sia che si punti a mantenere pubblico l'esercizio del t.p.l., sia che si voglia affidarlo (validamente) a privati, occorre un profondo rinnovo della mentalità, una crescita della classe politica, ma non ne vedo ancora un segno.
1. Atag, poi Atac, era un'ottima azienda, con notevoli capacità tecniche e organizzative. Ebbe direttori e dirigenti del mestiere (anche prof), di grande competenza specifica. È stata stravolta da politici che, invece di svolgere il loro compito (dare indirizzi generali e assicurare le giuste risorse) l'hanno usata per fini impropri, intromettendosi nella gestione e occupandola con schiere di persone inutili o inadeguate. Del prima e dal dopo, ho testimonianze dirette.
2. Naturalmente, lo sfacelo non può essere imputato all'insipienza fin qui mostrata dalla Giunta M5S, ma ha lunghe radici: non solo la Giunta Alemanno, ma anche quelle precedenti, di sinistra (Rutelli e Veltroni ndr). Una conferma della diffusione del malcostume politico.
3. Condivido pienamente, di principio, quanto dice Umberto Pradella sulla privatizzazione dei servizi pubblici. Perché un privato deve guadagnare sull'erogazione di servizi primari? Il principio è però intaccato da due fattori: le direttive comunitarie (certamente opinabili) e la pessima qualità di certe gestioni pubbliche, che non solo offrono servizi scadenti ma, fatti tutti i conti, costano anche troppo.
4. Ci sono in Europa molti esempi dì buone gestioni pubbliche (magari accompagnate da limitate concessioni a privati). Non solo Atm Milano ma anche, per citare solo qualche esempio che conosco bene, Vienna, Monaco, Parigi ...
5. Ci sono però anche moltissimi esempi di reti il cui esercizio è affidato a società private, mediante validi contratti di servizio. La qualità offerta è buona e il personale è trattato correttamente, senza i fenomeni cui accenna Fassina (veri slogan veterocomunisti).
6. Rimanendo a Fassina, non si capisce quale meccanismo dovrebbe rimettere in ordine Atac, se gli si desse tempo fino al 2024. Per salvare Atac e riportarla ai tempi migliori, occorre elaborare un piano organico e realistico (se fattibile!), che tenga conto di tutte le componenti: tecniche, organizzative, finanziarie, sociali ... I proclami velleitari non portano a nulla.
7. La politica ha ovviamente un peso predominante comunque. Se i servizi sono affidati ad un'azienda pubblica, bisogna metterla in condizioni di operare bene (dirigenza valida, personale appropriato e non esuberante, assenza di intromissioni nella gestione, ...). Se si ricorre all'affidamento a privati, occorre che l'organismo pubblico cui restano le funzioni di pianificazione, regolazione, affidamento e controllo sia esso stesso composto di persone del mestiere, esperte e oneste, che ci sia chiarezza di ruoli e che il rapporto con i politici sia corretto.
8. Una notazione a margine: non sempre privatizzazione vuol dire mettere in mano a veri privati. In Italia assistiamo p. es. a una corsa di Busitalia (gruppo Fsi) ad acquisire, in un modo o nell'altro, reti di trasporto pubblico locale. Opportuno, in una visione di scenario generale? Una forma di imperialismo economico di mano pubblica?
Detto tutto ciò, sono alquanto pessimista su Roma; sia che si punti a mantenere pubblico l'esercizio del t.p.l., sia che si voglia affidarlo (validamente) a privati, occorre un profondo rinnovo della mentalità, una crescita della classe politica, ma non ne vedo ancora un segno.
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