Su segnalazione di Marchesini, che si è letteralmente innamorato di questo libro!!!
Al netto dello spirito zen necessario per muoversi con i mezzi pubblici a Roma, lo stato disastrato di ATAC è sotto gli occhi di tutti. Le ragioni sono molte, e vanno dalla situazione debitoria dell'ente all'assenteismo del personale, ai perenni conflitti sindacali, alle assunzioni clientelari, ai biglietti falsi, alla obsolescenza dei mezzi fino ai traffici sulle forniture. Eppure, potrebbe suonare sorprendente scoprire che la ragione principale del dissesto di ATAC non è nessuna delle sopracitate. Il tracollo, oramai irreparabile, è il frutto di una decisione perfettamente legittima, presa alla luce del sole con l'intento, riuscito malissimo, di semplificare il sistema dei trasporti per renderlo più snello ed efficiente. Per la precisione, una determinazione di Gianni Alemanno approvata dalla sua maggioranza e anche dall'opposizione in Consiglio comunale nel 2009. L'accorpamento delle società ATAC, Trambus e Metro portò il debito della capogruppo Atac a gravare sulle altre due, invece in attivo. Tra il 2008 e il 2010 ATAC, Metro e Trambus avviarono un'infornata di assunzioni di massa, con metodi non proprio limpidi, che diede il via all'inchiesta denominata Parentopoli che ha portato alla condanna in primo grado di quattro manager dell'epoca. L'accorpamento delle società deciso dalla Giunta Alemanno diede il via a un circolo vizioso in cui i passeggeri avevano tutto da perdere. Lo confermano le cifre fornite dalla stessa ATAC. Tra il 2009 e il 2013 si diedero il cambio cinque amministratori delegati, uno all'anno, a dimostrazione della difficoltà oggettiva di cavalcare il nuovo mostro creato dal Campidoglio. Nello stesso periodo i chilometri percorsi dai mezzi ATAC passarono dai 206 milioni nel 2009 ai 157 milioni del 2013. Il circolo vizioso di cui ATAC è prigioniera rischia di trascinare a fondo anche il Campidoglio. Attualmente ha circa un miliardo e 300 milioni di debito, e ne produce ogni anno dai 70 ai 150 milioni. Il sindaco Raggi che manda messaggi rassicuranti sul futuro dei trasporti cittadini sembra un ostaggio in preda alla sindrome di Stoccolma, a una persona che affoga abbracciata a una grossa pietra, che però non vuole mollare perché la considera parte integrante della sua eredità. L'idea di cedere il controllo di ATAC fa rabbrividire tutti i sindaci capitolini, ma il peso del fardello è tale che rischia di travolgere qualsiasi primo cittadino abbastanza stolido da rimanerci attaccato.
(Leggendo Roma Kaputt di Marco Bettini)
GCM
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