31 gennaio 2015
SERGIO MATTARELLA ELETTO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
La redazione di TRE RIGHE augura al neo Presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, buon lavoro certi che la sua storia di vita e professionale come anche la sua indipendenza di pensiero al servizio del Paese sono la migliore garanzia per la grande responsabilità a cui è stato chiamato dal popolo italiano.
RECENSIONE DOCUFILM:STRIPLIVE,GAZA IN A DAY,registi diversi
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Cinema: vita quotidiana in Palestina, oltre la guerra
Cinema: vita quotidiana in Palestina, oltre la guerra
da ANSAmed
(di Francesco Gallo) (ANSAmed) - - E' uscito in Italia , distribuito da Lab 80, 'Striplife. Gaza in a Day', film corale e pluripremiato che racconta il quotidiano nella Striscia di Gaza.
In primo piano la vita di ogni giorno di uomini e donne qualsiasi per raccontare, una volta tanto, la realtà della Palestina non attraverso il filtro della guerra. Il film è stato realizzato da cinque registi italiani (Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli). Sette i protagonisti.
Tra loro, un giovane rapper, una giornalista tv, un fotografo, un vecchio contadino, due allevatrici. E poi ci sono i pescatori della spiaggia di Gaza City e un gruppo di ragazzi che fanno parkour.
"Con questo lavoro abbiamo voluto guardare la Palestina in modo diverso - spiega Andrea Zambelli, uno degli autori del film -. L'idea della quotidianità favorisce un'identificazione tra lo spettatore e i protagonisti, ben diversa dalla distanza che creano le consuete immagini di guerra".
Tra le scene cult del docu il misterioso ritrovamento di decine di mante arenate sulla spiaggia all'alba, evento che crea scompiglio e frenesia tra i pescatori; la maniacale cura con cui la telegiornalista Noor si prepara per andare al lavoro; la passione per il rap proibito di Antar, che nel pomeriggio deve registrare il suo primo disco; l'instancabile dedizione per la fotografia di Moemen e, ancora, la fatica di Jabber, contadino che lavora vicino al confine e le surreali piroette in un vecchio cimitero dei ragazzi del Gaza Parkour Team.
"Insieme a noi hanno lavorato anche alcuni videomaker palestinesi, con cui abbiamo condiviso idee, competenze, storie e visioni - dice Valeria Testagrossa -. Per questo ci sentiamo di dire che il nostro non è un film su Gaza, ma un film con Gaza. E siamo molto felici che esca in sala: il cinema, grazie alla sua capacità di favorire l'immedesimazione, è lo strumento migliore per avvicinare il pubblico alla realtà vera della Striscia, andando oltre gli stereotipi e i racconti che generalmente vengono proposti dai media". Il film, prodotto dal basso da Teleimmagini grazie ad un lavoro di crowdfunding, con il supporto di Vivo Film.(ANSAmed).
In primo piano la vita di ogni giorno di uomini e donne qualsiasi per raccontare, una volta tanto, la realtà della Palestina non attraverso il filtro della guerra. Il film è stato realizzato da cinque registi italiani (Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli). Sette i protagonisti.
Tra loro, un giovane rapper, una giornalista tv, un fotografo, un vecchio contadino, due allevatrici. E poi ci sono i pescatori della spiaggia di Gaza City e un gruppo di ragazzi che fanno parkour.
"Con questo lavoro abbiamo voluto guardare la Palestina in modo diverso - spiega Andrea Zambelli, uno degli autori del film -. L'idea della quotidianità favorisce un'identificazione tra lo spettatore e i protagonisti, ben diversa dalla distanza che creano le consuete immagini di guerra".
Tra le scene cult del docu il misterioso ritrovamento di decine di mante arenate sulla spiaggia all'alba, evento che crea scompiglio e frenesia tra i pescatori; la maniacale cura con cui la telegiornalista Noor si prepara per andare al lavoro; la passione per il rap proibito di Antar, che nel pomeriggio deve registrare il suo primo disco; l'instancabile dedizione per la fotografia di Moemen e, ancora, la fatica di Jabber, contadino che lavora vicino al confine e le surreali piroette in un vecchio cimitero dei ragazzi del Gaza Parkour Team.
"Insieme a noi hanno lavorato anche alcuni videomaker palestinesi, con cui abbiamo condiviso idee, competenze, storie e visioni - dice Valeria Testagrossa -. Per questo ci sentiamo di dire che il nostro non è un film su Gaza, ma un film con Gaza. E siamo molto felici che esca in sala: il cinema, grazie alla sua capacità di favorire l'immedesimazione, è lo strumento migliore per avvicinare il pubblico alla realtà vera della Striscia, andando oltre gli stereotipi e i racconti che generalmente vengono proposti dai media". Il film, prodotto dal basso da Teleimmagini grazie ad un lavoro di crowdfunding, con il supporto di Vivo Film.(ANSAmed).
30 gennaio 2015
MALGRADO LA TURCHIA,I CURDI SI RIPRENDONO KOBANE
Mentre l'attenzione dei media italiani è focalizzata sui fatti di casa nostra,sull'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e sul dramma che si sta compiendo in questi giorni riassunto nell''angosciante interrogativo "Terrà o non terrà il Patto del Nazareno",altrove si lotta per la vita e per la civiltà contro il fondamentalismo sanguinario dell'ISIS .La resistenza di Kobane ,la piccola cittadina siriana al confine con la Turchia,è fondamentale per fermare l'avanzata,finora inarrestabile,delle orde sanguinarie dell' autoproclamatosi Califfato.Ci aggiorna sulla sua situazione l'articolo che pubblichiamo tratto dal sito il sole24ore.it.
I curdi stanno per riconquistare Kobane dopo mesi d'assedio. In questi giorni in cui parla tanto d'Europa, questo modesto e dimenticato borgo siriano è il vero centro della resistenza europea, non soltanto perché al confine della Turchia, Paese cardine della Nato, ma anche perché uomini e donne della resistenza curda hanno difeso i valori dell'Europa, di libertà, di indipendenza e laicismo contro l'oscurantismo delle orde del Califfato. Non dimentichiamo che i curdi stanno ancora combattendo contro tutto e contro tutti, anche se nelle ultime settimane i raid della coalizione internazionale anti-Isil si sono rivelati finalmente efficaci nell'indebolire le postazioni del Califfato.
Il governo islamico della coppia Erdogan-Davutoglu ha bastonato duramente i curdi per impedire che passassero la frontiera provocando nei mesi scorsi un'ondata nazionale di proteste con 35 morti. Poi anche il governo turco ha ceduto alle pressioni interne e internazionali lasciando che andassero a farsi massacrare nella trincea di Kobane. Il messaggio di Ankara ai curdi è stato questo: fatevi pure ammazzare contro il Califfato ma non sperate di ottenere nulla, né autonomia né tanto meno indipendenza.Per vincere la guerra al Califfato bisogna essere convinti non soltanto della retorica sui valori occidentali che abbiamo sentito dopo gli attentati di Parigi. Serve anche un progetto per rimettere insieme i pezzi dell'Iraq e della Siria o per disegnare nuovi confini ed entità politiche nel vuoto lasciato da stati falliti. I curdi stanno salvando se stessi e il loro destino ma intanto ci stanno dando una lezione.
29 gennaio 2015
PAOLO MADDALENA:PER UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DALLA PARTE DEI CITTADINI
Paolo Maddalena
Mentre oggi iniziano le votazioni per il Presidente della Repubblica,che hanno avuto una premessa irrituale come le consultazioni del Presidente del Consiglio con i segretari di tutti i partiti tranne il Movimento Cinque Stelle, svoltesi presso la sede del Partito Democratico al Nazareno,Tre Righe sottoscrive la candidatura di Paolo Maddalena,augurandosi con questo di far un attimino riflettere su quali dovrebbero essere le qualità che dovrebbe possedere un Presidente della Repubblica,che non fosse il risultato di patti segreti ed inconfessabili tra giovani leader rampanti e vecchi leader condannati.
Soprattutto un Presidente dalla parte dei cittadini.
Paolo Maddalena vice presidente della Corte Costituzionale ,79 anni,napoletano di nascita e romano di adozione.
Un’esperienza civile e professionale al servizio dell’Italia .
Un modo di pensare non convenzionale,scomodo,non asservito ai poteri forti né ai partiti politici ma sempre e comunque pronto a mettere a disposizione le sue conoscenze e le sue competenze in favore del Paese.
Sarebbe perfetto:un Presidente della Repubblica al servizio degli italiani,in difesa e tutela del Paese,contro la sua progressiva svendita in favore delle fauci rapaci del neocolonialismo finanziario di cui l’Italia è vittima,resa possibile anche grazie all’asservimento dei suoi leader politici.
Una voce fuori dal coro:ferma,autorevole,saggia.
Come Pertini,se mi permettete il paragone.
Domenico Fischetto
Riportiamo le conclusioni di un intervento di Paolo Maddalena al convegno su "Consumo di suolo e riconversione ecologica della città" :
“Salvare il territorio e salvare il lavoro di tutti, in ultima analisi, richiede, secondo la Costituzione, l’intervento di tutti. Ed è evidente che è in nostro potere salvare innanzitutto il nostro“territorio”, e cioè “le risorse” che la Terra, la “iustissima tellus”, abbondantemente ci offre.
Uno, dunque, è l’imperativo categorico che si impone per vincere la cosiddetta crisi finanziaria: “tornare alla terra”. Alla “nostra terra”, che è ricchissima di caratteristiche particolari, come la bellezza del paesaggio e la feracità dei suoi terreni coltivabili. Tornare alla Terra, tra l’altro, significa anche far rivivere le caratteristiche proprie del nostro popolo, universalmente riconosciute nella“creatività”e nel “culto della bellezza”, vuol dire anche impegnarsi nella ricerca, nella cultura e nelle attività produttive di beni reali.
Dunque, una volta assicurate in mano nostra le cosiddette “industrie strategiche”, occorre dedicarsi all’agricoltura, all’artigianato (protetto dal comma secondo dell’art. 45 Cost.), al turismo, e, come si diceva, cominciare da una grande opera pubblica di ristabilimento dell’equilibrio idrogeologico della nostra Italia.
In tal modo potremo vincere anche la pervicace speculazione finanziaria internazionale, e saremo in grado di tornare al “mercato reale”, rendendo produttivo il nostro impareggiabile territorio nazionale.”
28 gennaio 2015
LE AFFINITA' TRA LA SINISTRA ITALIANA E LA ROMA
Singolare è l'affinità che traccia Marchesini tra la sinstra italiana e la squadra di calcio.Leggiamo la sua riflessione.
Sono notoriamente un aficionado, grazie anche alla complicità di mio figlio, della Roma. E, probabilmente grazie anche alla contrapposizione con i miei genitori, democristiani integrali e integerrimi - oltreché ovviamente al ’68 - sono un irriducibile militante della sinistra. Vorrei provare a spiegare perché per me c’è una qualche affinità e assonanza tra i comportamenti recenti della Roma e quelli, anche meno recenti, della sinistra nostrana. Cominciamo dunque dalla mia ama...ta squadra. Dopo la batosta con il Bayern (7 a 1!), la Roma è rimasta come interiormente spezzata. Sembra non credere più in se stessa, è demotivata, sofferente, come assente e sospesa. Nei primi tempi di ogni partita si direbbe cercare di nascosto un varco per uscire alla chetichella dal campo. Insomma, mostra platealmente di avere paura. Poi, nel secondo tempo, rinfrancata dall’esserci ancora, riprende confidenza e fiducia, e, grazie al talento o a un colpo di genio di qualcuno, segna e quantomeno pareggia. Ma la scena tormentata si ripropone alla partita successiva. Insomma, il problema della squadra è un problema di testa. Non ha bisogno di un allenatore, ma di un motivatore terapeuta.
Per la sinistra italiana il problema, per quanto diverso, non lo è poi così tanto. Ciò che la ostacola, impedisce e trattiene è …la paura di vincere! E se poi vince, cosa farà, quali enormi responsabilità dovrà assumere, e se poi non ce la fa? Ecco, la Roma non crede di essere più capace di vincere alla grande come una volta, prima che arrivasse il ciclone Bayern. La sinistra, almeno questa sinistra qui, non vuole vincere, preferisce i piccoli agi e comfort dell’opposizione minoritaria cui è abituata. Ha paura dello scenario complesso e complicato che, una volta vinto, dovrebbe affrontare. Preferisce lasciare ad altri il lavoro duro del governo, a chi ne è così irresistibilmente attratto da correre ad allearsi anche con chi del lavoro sporco è indiscusso maestro.
Per la sinistra italiana il problema, per quanto diverso, non lo è poi così tanto. Ciò che la ostacola, impedisce e trattiene è …la paura di vincere! E se poi vince, cosa farà, quali enormi responsabilità dovrà assumere, e se poi non ce la fa? Ecco, la Roma non crede di essere più capace di vincere alla grande come una volta, prima che arrivasse il ciclone Bayern. La sinistra, almeno questa sinistra qui, non vuole vincere, preferisce i piccoli agi e comfort dell’opposizione minoritaria cui è abituata. Ha paura dello scenario complesso e complicato che, una volta vinto, dovrebbe affrontare. Preferisce lasciare ad altri il lavoro duro del governo, a chi ne è così irresistibilmente attratto da correre ad allearsi anche con chi del lavoro sporco è indiscusso maestro.
Gian Carlo Marchesini
L'APPROFONDIMENTO:LE ELEZIONI POLITICHE GRECHE
Ieri 27 gennaio 2015 Alexis Tsipras ha formato il nuovo governo in Grecia.
Ce la farà a mantenere le sfidanti promesse elettorali?
Ce la farà a sconfiggere sul fronte interno la cronica evasione fiscale per recuperare risorse e alleviare così le condizioni di vita dei greci meno abbienti?
C'è davvero all'orizzonte un nuovo corso per l'Unione europea, dopo la vittoria di Syriza alle elezioni greche?
Tutta l'Europa ora guarda alla Grecia e alle mosse del suo nuovo leader.Dopo la Grecia,potrebbe essere il turno della Spagna dove la formazione politica PODEMOS,unico vero partito fratello di Syriza, è in continua ascesa.E ,anche se di segno politico opposto,quello antieuropeista del Front National di Marina Le Pen,dato come primo partito in Francia.In Italia invece il partito antieuropeista più forte,quello del Movimento Cinque Stelle si sta sgretolando di giorno in giorno davanti agli occhi di tutti.
Insomma,date queste premesse, si prospetta un anno sulle montagne russe per l'Unione Europea
Approfondiamo intanto il risultato delle elezioni politiche greche con un commento pubblicato sulla newsletter di Affari Internazionali.
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Alexis Tsipras ce l’ha fatta. I pronostici della vigilia sono stati rispettati. Ora tocca a lui formare il nuovo governo di Atene.
Il cuore del suo mandato sarà il rinegoziato degli impegni greci con l’Unione europea (Ue) (e con la Trojka) sulla restituzione dell’enorme debito cumulato in questi ultimi anni. Ma prima di chiedersi quali potranno essere le sue richieste e le risposte dell’Europa è opportuno cogliere il significato di queste elezioni ( vedi Scheda informativa ) che hanno visto l’emergere di una nuova forza politica estranea alla tradizionale dialettica socialisti-conservatori. La crescita prepotente di Syriza rappresenta infatti un messaggio importante per il resto dell’Europa, le cui politiche non rispondono più alle necessità dell’economia reale. In altre parole, la crisi finanziaria e monetaria che ha investito l’area euro si è trasformata in una vera e propria crisi politica e sociale. Essa colpisce larghe fasce della popolazione della zona euro e non si può risolvere solamente con politiche di disciplina fiscale o, come ha ripetuto più volte Tsipras, attraverso piani di austerità. Di per sé, Syriza non è un movimento antieuropeo o anti-euro, ma una forza politica che vorrebbe “cambiare verso” all’Europa. Il problema, tuttavia, è di capire come si possa riuscire a mettere assieme il diavolo e l’acqua santa, cioè di sposare disciplina con crescita, problema non nuovo neppure da noi se guardiamo alle pressioni in questa direzione esercitate dal nostro primo ministro Matteo Renzi. Cancellazione del debito greco Vanno quindi valutate fin da subito le richieste elettorali avanzate da Tsipras per comprenderne limiti e potenzialità. La prima, a cui probabilmente non crede più neppure il leader greco, è la richiesta di una parziale cancellazione del debito greco, che oggi è arrivato al 177% del Pil interno pari a 330 miliardi di euro. Tsipras ha infatti evocato in diverse occasioni una conferenza europea che tagli del 70-80% questa cifra, rifacendosi al precedente della Germania - sconfitta - che nel 1952 ottenne il taglio del 62% del suo debito di guerra. Paragone improponibile se non altro perché la Grecia ha volontariamente chiesto di entrare nell’euro, perfettamente conscia delle eventuali conseguenze negative di un mancato rispetto delle regole. Questa proposta è chiaramente inaccettabile sia perché viola il trattato di Maastricht sia perché costituirebbe un precedente pericoloso per l’Ue nel caso di richieste analoghe da parte di paesi indebitati ben più “pesanti” della Grecia (Italia?). Più probabile quindi che si possano ancora una volta ritoccare i termini della restituzione del debito senza fare saltare il tavolo delle regole comunitarie. Sfuggire alle grinfie della Troika La seconda richiesta è quella di uscire dalle “grinfie” della cosiddetta Troika, Commissione, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale. Soprattutto nei confronti di quest’ultimo, vera “frusta” inflessibile nella richiesta di riforme e tagli di spesa, si è diretta l’animosità delle forze politiche greche e della popolazione. In effetti ci si è sempre chiesti perché di fronte a un problema strettamente europeo ci si sia rivolti da un’istituzione internazionale basata a Washington. Si sta quindi facendo strada in Europa l’idea di sostituire la Troika con uno speciale incarico alla sola Commissione europea sotto il controllo del Comitato di bilancio del Parlamento europeo, il che risponderebbe anche a un criterio di maggiore legittimità dei controlli nei confronti di un paese in difficoltà. Se ciò avvenisse sarebbe un bel successo per Tsipras, ma certo non è decisione che si potrebbe prendere in pochi giorni o mesi. Da piani di austerità a politiche di crescita Infine vi è la richiesta di passare da un’esasperata politica di austerità a una di più decisa azione di crescita. Su questo terreno ormai ci stiamo movendo: la recente decisione della Bce sull’aumento di liquidità nel sistema monetario europeo, il piano Juncker di investimenti (circa 315 miliardi) e il pacchetto di misure sulla flessibilità proposto dalla Commissione sono importanti segnali di una nuova agenda europea indirizzata a ridare fiato all’economia. Dobbiamo riconoscere che l’Italia, nel corso del suo semestre di presidenza, ha puntato molto sul decollo di politiche di questo tipo, che magari non saranno decisive in assenza di ulteriori riforme a livello nazionale, ma che in ogni caso indicano una maggiore attenzione verso i veri problemi dell’economia e dello sviluppo sociale. Va tuttavia riconosciuto che se anche questo pacchetto dovesse diventare operativo, gli effetti rimarrebbero pur sempre parziali e limitati: certamente non sarebbero tali da rispondere alle richieste della Grecia, ma anche di altri paesi, fra cui il nostro, che guardano alla risposta europea ad Atene con grande preoccupazione. Vale la pena tenere a mente le parole di Draghi che nel presentare il piano di quantitative easing ha fatto cenno alle responsabilità della politica, sia a livello nazionale attraverso le riforme, sia a livello europeo attraverso un passaggio coraggioso alla creazione di un vero governo dell’economia. Altrimenti non si riuscirà davvero a uscire da questo stato di crisi infinita. Questo passaggio politico, se bene gestito dal resto dell’Ue, potrà allora confermare che il clima sta migliorando e che forse l’Europa ha deciso di cambiare rotta per dare una prima parziale risposta al diffuso euroscetticismo che ne mette in forse le sue stesse fondamenta politiche. Lo shock di Atene sarebbe allora un evento positivo non solo per i greci, ma per l’intera Ue. Gianni Bonvicini è vicepresidente vicario dello IAI. |
SCHEDA INFORMATIVA SULLA GRECIA
Grecia (gennaio 2015)
Situazione economica
Dal 2009 l’economica greca ha subito una contrazione del 20%
Debito: 175% GDP
Tasso di disoccupazione: 25% - Disoccupazione giovanile: 49%
Dopo 6 anni di recessione, nel 2014 si è registrato un avanzo di bilancio ed è prevista una crescita del GDP dello 0,6%, che dovrebbe arrivare al 2,9% nel 2015.
Fallimento delle elezioni presidenziali
Le elezioni presidenziali si sarebbero dovute svolgere nel marzo 2015, allo scadere del mandato di Carolos Papoulias, ma sono state anticipate in risposta all’instabilità del Paese negli ultimi mesi.
La coalizione di governo, formata dal partito di centro-destra Nuova Democrazia e dal partito socialdemocratico Pasok, non è riuscita a far eleggere il suo candidato alla Presidenza (Stavros Dimas, già Commissario europeo) nei tre round di votazioni in Parlamento nel dicembre 2014. Al terzo round erano necessari 180 voti, ma Dimas ne ha ricevuti 168.
Per questo motivo, il Primo Ministro Antonis Samaras ha indetto elezioni parlamentari anticipate per il 25 gennaio.
Elezioni del 25 gennaio
Si sono eletti i 300 membri del Parlamento, che è a camera unica. I parlamentari sono eletti in 56 circoscrizioni con sistema proporzionale detto ‘rafforzato’. Il mandato è di 4 anni.
Syriza, il partito di Alexis Tsipras, ha ottenuto il 36,34% dei voti, avanti di quasi 9 punti rispetto a Nuova Democrazia, partito di centro-destra dell’attuale Primo Ministro Antonis Samaras: Nuova Democrazia si è fermata infatti al 27,81%, ottenendo 76 seggi.
Il Pasok, partito socialdemocratico guidato da Evangelos Venizelos e partner di governo di Nuova Democrazia dal 2012, è crollato al 4,68%, conquistando 13 seggi.
Oltre a Syriza, Nuova Democrazia e Pasok, altri 4 partiti minori hanno superato la soglia del 3% necessaria per entrare in Parlamento:
o Alba Dorata (6,28% - 17 seggi)
o To Potami (6,05% - 17 seggi)
o Partito Comunista – KKE (5,47% - 15 seggi)
o ANEL - Greci Indipendenti (4,75% - 13 seggi)
Il sistema elettorale greco prevede un bonus di 50 seggi per il partito che ottenga la maggioranza relativa. Con questo, Syriza è arrivato a 149 seggi: 2 in meno della maggioranza assoluta.
Nei giorni passati, si era detto che il partner di coalizione più probabile fosse To Potami, partito moderato di centro-sinistra fondato nel 2014 da Stavros Theodorakis, popolare giornalista televisivo.
Tsipras ha invece annunciato la formazione di una coalizione con ANEL, partito degli ‘Indipendenti’ di centro-destra, dichiaratamente anti-austerity. ANEL ha guadagnato 13 seggi, portando dunque la coalizione di governo ad una maggioranza di 162.
Programma elettorale di Syriza
Il programma elettorale di Tsipras è naturalmente incentrato sulle politiche economiche, e in particolare sulla fine dell’austerity e la promozione di nuove politiche per la crescita e contro la disoccupazione, soprattutto giovanile.
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Una prima fase comprende una riduzione delle tasse, l’aumento del salario minimo e una serie di misure in favore delle classi più disagiate (tra cui la reintroduzione della tredicesima e la gratuità dei trasporti pubblici).
Una seconda fase consiste invece nella rinegoziazione delle condizioni dei prestiti: attualmente i prestiti erogati dalla troika alla Grecia ammontano a €240 miliardi (110 erogati nel 2010 e 130 nel 2012). Tsipras potrebbe chiedere la ristrutturazione di almeno la metà del debito. Secondo le condizioni del programma BCE+FMI+CE, l’ultima tranche degli aiuti avrebbe dovuto essere erogata a dicembre 2014, ma è stata posticipata perché la Grecia non è riuscita a raggiungere con la Commissione un accordo sul bilancio 2015. L’UE ha quindi concesso al governo greco due mesi supplementari per trovare un compromesso. Il prossimo governo dovrà quindi trovare un accordo entro febbraio per poter ricevere gli ultimi aiuti (per un ammontare di €10,8 miliardi).
Speculazioni su una possibile ‘Grexit’
Il 5 gennaio Der Spiegel ha scritto che il governo tedesco non teme un’eventuale uscita della Grecia dall’euro, in quanto, grazie ai meccanismi di protezione contro gli shock creati dall’UE, i rischi di contagio sono molto minori di quanto fossero nel 2010. Ha anche aggiunto che la ‘Grexit’ sarebbe praticamente inevitabile in caso di vittoria di Syriza alle elezioni. L’annuncio ha provocato un forte aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato greci (che avevano già subito un forte rialzo a seguito del fallimento delle elezioni presidenziali e dell’annuncio di elezioni anticipate).
La cancelliera Merkel ha smentito la notizia, sostenendo che la posizione tedesca nei confronti della Grecia non è cambiata, e che l’UE continuerà quindi a sostenere l’integrità dell’unione monetaria. Ha anche affermato di essere certa che la Grecia rispetterà gli impegni presi con i creditori internazionali.
Tsipras ha annunciato che l’uscita dall’euro non è nelle intenzioni del suo partito.
Alba Dorata, Greci Indipendenti e KKE (partito comunista) sono partiti anti-austerity che potrebbero sostenere un’uscita dall’euro.
I sondaggi stimano la percentuale di greci che vuole restare nell’euro tra il 60 e il 75%.
Conseguenze negative di una possibile ‘Grexit’: le istituzioni europee (che detengono l’80% del debito sovrano greco) non vedrebbero ripagati i prestiti concessi; rischio di contagio se altri partiti europei (Podemos, Front National, Die Linke, Movimento 5 Stelle) premono per seguire il modello di Syriza.
27 gennaio 2015
IL PIANO URBANO PARCHEGGI ovvero LA SPECULAZIONE EDILIZIA SOTTERRANEA
L'aula Giulio Cesare
Come se la parola partecipazione fosse stata cancellata dal vocabolario della giunta capitolina,un nuovo ennesimo piano urbano parcheggi viene calato dall’alto sulla testa dei cittadini.
Ma dopo sedici e più anni di gestione del Piano Parcheggi, il Campidoglio non ha tratto alcun insegnamento anzi si comporta come se fosse la prima volta.Il consigliere Policastro ,delegato ai pup, ,malgrado l’anzianità anagrafica e quella di servizio, si muove come se fosse la prima volta per lui.Potrebbe chiedere ad un suo illustre,si fà per dire, predecessore nonché compagno di partito assurto persino alla carica di capogruppo.Ma niente.Lui è alle prime armi,piccolino.Allora siamo noi che gli rinfreschiamo la memoria.
Intanto ci teniamo a ribadire che I pup non sono altro che una forma mascherata di ennesima speculazione edilizia,sotterranea,con la foglia di fico di togliere le macchine dalla strada per lasciare spazio libero in superficie.Niente di più falso .Ricordiamo che i box dei vari pup sparsi per Roma danno comunque diritto ai proprietari di parcheggiare la propria auto in superficie nella zona di residenza ricevendo l’apposito bollino di autorizzazione distribuito dall’agenzia alla mobilità.Se così non fosse sicuramente se ne vedrebbe qualche benefico effetto.
I cittadini residenti nelle zone interessate ai nuovi pup non vengono consultati preventivamente né vengono risarciti dei danni che spesso lo scavo,che può durare anche anni, comporta.Qualcuno lo è stato negli anni passati ma al Comune gli hanno fatto vedere i sorci verdi per la documentazione che ha dovuto presentare.
Gli oneri concessori che vengono pagati dai costruttori sono sempre gli stessi in proporzione al numero di box costruiti e mai al valore a cui vengono venduti.E la differenza può essere molto grande in considerazione se il pup è in periferia o in zone centrali o semicentrali.
Infine uno sguardo all'uso dei box.L’utilizzo dei box come ricovero delle autovetture dei proprietari è uno degli utilizzi ma ce ne sono tanti altri ,tra cui ricordiamo: i box/magazzino a servizio dei commercianti della zona,i box/officina,i box/deposito,i box/sala prova e anche….i .box/garconniere.E ci fermiamo qui.
A farne le spese di questo nuovo piano saranno principalmente i territori di tre municipi :il I ,il II e l’VIII. Vediamo in particolare i Parcheggi previsti nel II Municipio:Ne sono previsti una dozzina, tra cui quelli di piazza Manila, viale Bruno Buozzi, via Adige, piazza San Saturnino, piazza Mancini, via Catania, lungotevere Arnaldo Da Brescia, via Mascagni, parco Nemorense, via Stern, via di Santa Costanza. Ma da parte del Municipio stesso ci sono dei pareri contrari, in particolare per le nuove soste che riguardano parco Nemorense, San Saturnino, via Stern e via Catania.
Una volta il parere dei Municipi era vincolante per l’individuazione delle aree da destinare a pup.Lo è ancora,ma saprà il mini mini sindaco e la sua mini-giunta opporsi alle indicazioni del Campidoglio?I cittadini ,che giustamente non si fidano, si sono organizzati in comitati e associazioni e sono sul piede di guerra.
Tre Righe informerà i lettori sugli sviluppi della vicenda.Ma considerando quanto questa giunta ha già concesso alla speculazione edilizia in un quartiere importante come San Lorenzo,abbiamo i nostri dubbi .
Domenico Fischetto
26 gennaio 2015
IL NUOVO STADIO E IL FASCINO INDISCRETO DEL CEMENTO
Giovanni Caudo,Assessore all'Urbanistica del Comune di Roma
Se lo possiamo dire,la differenza del colore politico delle amministrazioni che si avvicendano al Campidoglio,si attenua fino ad annullarsi quando si tratta di fare favori al dio cemento.La storia puntualmente si ripete ogni volta.Oggi per esempio pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato "Difendiamo Tor di Valle dal cemento" che si oppone con tutte le sue forze all' edificazione intensiva nell'area di Tor di Valle a seguito della costruzione del nuovo stadio ,di cui francamente non è che se ne sentisse tutto questo bisogno.
Soltanto una notazione al Comitato ,se ce lo permette:hanno presentato al poco paziente Caudo ,Assessore all'Urbanistica ,un plico contenente duemila firme di cittadini che si opppongono a questa ennesima speculazione.Ebbene non vogliamo essere facili profeti,ma altre cause con molte più firme a corredo sono state letteralmente ignorate dal Campidoglio,regnante Marino.Ora,per carità glielo auguriamo di tutto cuore il massimo dei successi,ma,viste le premesse,anche se avessero presentato diecimila firme ,l'attenzione dell'assessore non sarebbe cambiata.
Business is business,come direbbe il proprietario americano del nuovo stadio.
Continuassero la loro lotta e Tre Righe gli sarà accanto e ne informerà i suoi lettori.Ma un pò di sano pragmatismo non guasterebbe.Bisognerebbe ricordarsene quando si va a votare e non farsi incantare dai pifferai magici di turno.
Raffaele Fischetto
> *Comitato “Difendiamo Tor di Valle dal cemento”*
>
> *Comunicato stampa 23 gennaio 2015*
>
> *IERI L’INCONTRO TRA L’ASSESSORE ALL’URBANISTICA CAUDO
> E IL COMITATO “DIFENDIAMO TOR DI VALLE DAL CEMENTO”*
>
> *IL COMITATO RIBADISCE: «IL COMUNE DI ROMA STA INTERPRETANDO LA
LEGGE
> SUGLI STADI IN MANIERA PERICOLOSA: IN QUESTO MODO IL PRIVATO E’
> LEGITTIMATO A COSTRUIRE, A PROPRIO PIACIMENTO, MILIONI DI METRI
CUBI
> ACCANTO AGLI IMPIANTI SPORTIVI»*
>
> Ieri una delegazione del Comitato “Difendiamo Tor di Valle dal
cemento”
> è stata ricevuta dall’Assessore alla Programmazione e Attuazione
> Urbanistica, Caudo, delegato dal sindaco Marino a cui il Comitato
aveva
> chiesto l’incontro per consegnare le 2.000 firme raccolte ai
banchetti
> su una petizione di forte contrarietà al progetto “Stadio della
Roma a
> Tor di Valle”. Caudo ha esordito accusando il Comitato di non dire
la
> verità, ma alla risposta che è il Comune a non informare i
cittadini,
> parlando solo di stadio e non del milione di metri cubi di
cemento, ha
> perso la calma. Secondo la sua visione infatti sono i cittadini
che sono
> tenuti ad informarsi. L’incontro è servito ad entrare nel merito
dei
> singoli argomenti oggetto della delibera comunale. Il Comitato ha
> ribadito la sua contrarietà all’opera sia come impianto generale
sia nel
> dettaglio delle singole infrastrutture a servizio dello Stadio
che,
> secondo il Comune, servirebbero anche la città di Roma, ma che
invece
> sono funzionali solo al Business Park. Le valutazioni di merito
hanno
> messo in evidenza la totale diversità di opinioni tra le parti.
>
> In particolare la differenza di opinione tra l’Assessore Caudo e
> ilComitato è emersa riguardo il rispetto della normativa esistente
(in
> particolare la Legge di Stabilità 2014, commi 303-305, conosciuti
come
> “legge sugli stadi”) e la stessa legittimità della deliberazione
> adottata (deliberazione n° 132 del 22 dicembre 2014) da parte
> dell’Assemblea Capitolina che ha dato parere positivo al pubblico
> interesse per la costruzione dello Stadio della Roma a Tor di
Valle.
>
> Secondo il Comitato il mancato rispetto di questa normativa da
parte del
> Comune, ha giustificato l’esposto presentato dal Comitato stesso
alla
> Procura della Repubblica di Roma.
>
> Appare inoltre del tutto evidente che la realizzazione dell’opera,
con
> la foglia di fico dello Stadio (che rimane di proprietà di un
cittadino
> privato, James Pallotta), ha il solo scopo di sostenere una forte
> speculazione edilizia che rischia di aprire un’autostrada a
similari
> interventi in tutto il Paese, sostenuti da analoghe disinvolte
> interpretazioni della legge.
>
> //
>
> */Comitato Salviamo Tor di Valle dal cemento/*
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> */E-mail: /*difendiamotordivalle@gmail.com
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>
25 gennaio 2015
LETTERA AL SIGNOR RENZI
Il Presidente del Consiglio, sig. Matteo Renzi
Sig. Renzi,
ho smesso da tempo di votare PD, anzi, di votare tout court, quindi non intendo rammaricarmi per questo mediocre gruppo dirigente.
D’altronde il mondo è pieno di politici mediocri; non vedo come un paese incolto e traffichino come il nostro, potrebbe darsi leader di grande statura. La logica del sistema, ovunque nel mondo, pretende che le intelligenze importanti stiano altrove. In politica, oggi servono mediocrità, per lo più arroganti.
Quindi non è per questo che non la stimo.
Non la contesto nemmeno per essersi circondato di cervelli mediamente deboli (tranne rare e inaspettate eccezioni), privi di proprie convinzioni, palesemente e sconsolatamente pappagalleschi.
C’è però una cosa che mi indigna, pur se conscio della impossibilità per lei – figuriamoci per i suoi – di afferrare il senso tragico di questa amoralità.
Lei ha sostenuto e sostiene che un numero non indifferente di voti è determinante per definire il rilievo politico del destinatario di quel consenso. Convinzione corretta;ma lei sostiene anche che non importa chi sia questo destinatario e che, in virtù del consenso ottenuto, chiunque sia, ha il diritto di essere riconosciuto tra gli attori che definiscono la struttura della “democrazia” del paese.
In altre parole, se un delinquente ottiene voti sufficienti, il paese deve riconoscergli lo stato di leader, con cui è giusto definre accordi di qualunque tipo.
Del vecchio Berlusconi non mi importa molto; ma il fatto che, per lei, un delinquente con condanna passata in giudicato sia l’alleato con cui collaborare, illumina molto bene quale sia la sua idea di democrazia.
Forse lei potrebbe eccepire che si tratta poi soltanto di un truffatore, che ha frodato lo stato, con amici impresentabili e non di un assassino seriale o cose così.
In questo caso la sua giustificazione peggiorerebbe le cose, lasciando intravvedere quale sia la sua idea di potere e di stato.
Comunque lei ha privilegiato – per necessità, sostiene; per affinità, sostengo - un accordo con il vecchio delinquente.
Mi è balenata in testa un’idea: Berlusconi non se la sente più di combattere. Per di più, i numeri gli sono sfavorevoli.
Nell’incontro, non ha preteso nulla in cambio. Ha soltanto deciso che lei sarebbe stato l’uomo capace di realizzare le sue idee politiche e lo ha riconosciuto come suo successore. Era quello che lei pensava da sempre.
Anche di questo però, onestamente, posso farle addebito parziale. Lei può godere della circostanza attenuante di una indubbia forza: si è formato respirando a pieni polmoni la mefitica atmosfera berlusconiana. E’ un imprinting letale.
Una cosa dovrebbe essere sicuramente in grado di fare. E’ una cosa molto facile, che non pretende altro che il non ripetere cose che insultano la mia intelligenza e non aumentano neppure la sua presa sugli ignoranti plaudenti che non sanno catalogare le persone cui si riferisce.
Non dica mai più, per piacere, che i suoi maestri sono stati don Milani e l’on. Tina Anselmi.
Umberto pradella
n.b.: non sono un metalmeccanico di Landini; nemmeno un pensionato della CGIL; non appartengo a nessuna corrente del PD, nè ne faccio parte; non sono iscritto a nessun partito.
Ho fatto il liceo (serio; prima delle moderne riforme e della tragica farsa della Gelmini), sono laureato in Bocconi e costruisco le mie opinioni liberamente.
Non posso che condividere quanto scrive Umberto
Quanto al Cavaliere ,dato che non puo' piu', dopo una onorata carriera , aspirare alla Presidenza della Repubblica poiche' un complotto marxista-leninista lo ha seccato,:penso che sia giusto dargli la presidenza in un ente di prestigio a titolo di ricompensa per il bene fatto al paese
La presidenza della Croce Rossa penso sia la carica giusta.
saluti
L.M.
24 gennaio 2015
IN RICORDO DI FRANCESCO ROSI:LE MANI SULLA CITTA'
di Francesco Rosi
speculazione immobiliare e conflitto d’interessi
Grazie Maestro!
Grazie Maestro!
In occasione della recente scomparsa di Francesco Rosi,
l’ultimo grande maestro del neorealismo, Il Dipartimento di Architettura
dell’Università Roma Tre, ha organizzato una proiezione del suo film Mani sulla città del 1963.
Erano molti anni che non lo rivedevo e ne sono rimasta
entusiasta: un autentico capolavoro. Il film vinse il Leone d'oro al Festival di Venezia nello stesso
anno. Ero troppo piccola per aver
visto il film quando è uscito ma ricordo distintamente l’ambiente, le
automobili (quasi tutte Fiat o Alfa Romeo), le timide pubblicità in un’Italia
all’inizio del suo boom economico. Napoli, città natale del regista, è un soggetto ricorrente nella
sua filmografia: era già ne La sfida del 1958, la ritroveremo in Lucky
Luciano del 1973 in Cadaveri eccellenti del 1976 e in Tre
fratelli del 1981. Francesco Rosi realizza anche per la televisione Diario
napoletano del 1992, un film inchiesta sulla situazione urbana napoletana,
con rievocazioni dei luoghi della sua infanzia.
La tematica della speculazione edilizia, la classe politica,
la realtà urbana e sociale sono drammaticamente attuali e pertanto sono rimasta
affascinata dall’intelligenza, intuizione e coraggio che ha avuto Rosi nel
portarle sullo schermo. Le mani sulla città, infatti, denuncia la speculazione immobiliare che
porta a derogare il PRG e svela i meccanismi che permettono agli interessi
politici di coincidere con quelli economici. Quello di Rosi è
stato un film in qualche misura precognitore arrivando vent’anni prima di “Mani
Pulite” (…per quello che è servito!) e trenta prima del palese conflitto di
interessi nel nostro Governo. Francesco Rosi afferma: "L'aspetto negativo della
speculazione immobiliare non consiste soltanto nella distruzione della città e
nell'aspetto caotico che essa assume, ma anche nella distruzione di una cultura
a vantaggio di un'altra in cui l'uomo non trova più posto" e così ricorda
Raffaele La Capria co-sceneggiatore del film: "Napoli è stata una delle
città più devastate da una speculazione immobiliare oscena; era una città
bellissima e sono riusciti a rovinare tutto, anche la salute e la vita dei suoi
abitanti".
Gli attori sono bravissimi: Rod Steiger che interpreta
l’imprenditore corruttore e consigliere senza scrupoli, sembra un vero napoletano
anche nell’incedere; Salvo Randone che interpreta il neo-eletto Sindaco
democristiano è strepitoso, mentre il bravo
consigliere comunale comunista non è un attore
ma un vero politico e sindacalista. Infatti, Carlo Fermariello è stato consigliere comunale a
Napoli dagli inizi degli anni ’50 e, per la figura del consigliere De
Vita, si è ispirato al
famoso architetto comunista Luigi Cosenza che si batté contro Achille Lauro, Sindaco
di Napoli negli anni anni ‘50.
L’uso
del bianco e nero della fotografia di Gianni Di Venanzo e le sonorità
metalliche della musica di Piero Piccioni creano un clima oppressivo che dà al
film una velatura da thriller
politico. Ma ciò che più mi ha
fatto molto effetto è vedere che non c’era neanche una donna in tutto il
Consiglio Comunale e che l’unica donna rappresntata del
film è l’amica di Maglione (interpretato da Guido Alberti) una bionda un po’
svampita con cagnolino bianco (precognizione anche questa?).
APPELLO AL VOTO PER SYRIZA/TSIPRAS
Alexis Tsipras
Domani la Grecia andrà alle urne e tutta l'Europa guarda al suo risultato con attenzione,rispetto e speranza.Alexis Tsipras rappresenta la nuova Europa,libera dal giogo delle restrizioni e delle condizioni capestro.Gli auguriamo di tutto cuore che la sua formazione politica,Syriza, si affermi con una maggioranza schiacciante e possa portare alla rinascita il nostro Paese fratello,la Grecia, ed essere da guida e da esempio per tutti quei Paesi europei che,quasi come se ci fosse un rinnovato colonialismo ma questa volta non militare o economico ma finanziario,sono sottomessi alla Germania e al capitale finanziario.
L'Italia ,e in particolare quella parte ancora non sottomessa ai potentati economici e alle blandizie di un Governo privo di idee, di coraggio , di amor proprio ma reso forte proprio dall'appoggio dei "poteri forti" e dalla finanza internazionale, che sta continuando l'azione intrapresa dalla destra di svendere l'Italia a pezzi al miglior offerente,questa Italia, dicevamo, guarda con speranza a queste elezioni.
Si mettano da parte i piccoli ,miserabili interessi di bottega,i bizantinismi dialettici,si prenda coraggio e si alzi la testa.I piccoli partiti e movimenti di sinistra,gli uomini che non si sentono più a casa loro nei partiti di governo la smettano di giocare ad una partita che li vede sconfitti in partenza ma piuttosto si riprendano la vita nelle loro mani e non accettino più sterili compromessi.Gli uomini della galassia della sinistra italiana facciano tutti un passo indietro, si mettano insieme senza propositi di leadership e di protagonismo.Facciano del buon senso e della salvezza dell'Italia il collante della loro unione.L'Italia e gli Italiani hanno bisogno di loro e le piccole baruffe basate sul nulla vengano una volta per tutte messe da parte per il bene comune .
L'Italia gliene sarà grata.
Domenico Fischetto
Domenico Fischetto
23 gennaio 2015
ANCORA SU VANESSA E GRETA
Malgrado il nostro appello al silenzio,la stampa e la televisione continuano ad occuparsi del caso delle due cooperanti ,Vanessa e Greta,rapite in Siria e recentemente liberate.
Questo che segue è il commento di Marchesini su un articolo pubblicato sul Manifesto.
Invidio a Bia Sarasini la sicurezza con cui, su il
Manifesto di ieri (21/1), definisce Greta e Vanessa “due semplici ragazze
coraggiose”. Io tifo perché lei abbia
ragione, e spero che nessun possibile fatto nuovo incrini la sua sicurezza o la
smentisca. All’età delle due ragazze lombarde sono stato anch’io, con molti
altri giovani, in luoghi colpiti da calamità. L’alluvione a Firenze nel ’66, il
terremoto nel Belice nel gennaio del 68, e infine quello che ha colpito
catastroficamente Basilicata e Irpinia nel 1980. In quei luoghi di distruzione
e sofferenza ho incontrato molte ragazze mie coetanee. Eravamo in gruppo,
seguiti dall’Università, associazioni o altre strutture di volontariato e
soccorso. Lavoravamo coordinati con le forze pubbliche e le autorità civili del
posto. Non erano luoghi sconosciuti in paesi lontani e stranieri, non c’era in
corso una sanguinosa guerra civile. Erano aree e regioni del nostro Paese,
c’era bisogno di dare una mano per ridurre il più possibile il danno subito da
intere popolazioni. Io penso che noi giovani soccorritori allora eravamo
realmente e semplicemente definibili come coraggiosi e generosi. Malgrado
Gasparri e la indecente e misogina canea dei suoi seguaci, anch’io però nel
caso di Vanessa e Greta nutro dei dubbi. Possono partire, per una zona
infestata in Siria da guerra civile alimentata da religioni in guerra e opposte
etnie, due ventenni milanesi da sole per portare kit di medicazione destinati a
tutte le vittime di ogni parte? Certo, sono maggiorenni. Ma è sufficiente per
mettere seriamente a repentaglio la propria vita ed eventualmente anche quella
altrui?
Immagino che, se una ipotetica figlia ventenne di
Bia Sarasini si fosse a lei presentata per annunciarle un simile progetto,
insieme a una reazione di ammirazione orgogliosa per la generosità, Bia
Sarasini avrebbe avuto anche altre reazioni. La prima che a me viene spontanea:
figlia mia, perché non ti unisci alla Caritas e ad altre organizzazioni che
alla stazione di Milano e nel suo hinterland si occupano di assistenza alle
centinaia di migranti e rifugiati che vi approdano ogni giorno? Non ce n’è abbastanza per sentirti utile e
benefica? Svolgendo tale tipo di azione
persuasiva, qualcuno avrebbe potuto accusare Bia Sarasini di misoginia, o di
non rispettare la volontà della figlia? Insomma, un punto di vista, una
responsabilità di noi adulti genitori esiste ancora? Lo so, lo so, i tempi sono
terribili: ma per cavarsela basta affermare che ragazze e ragazzi che partono
soli per soccorrere le vittime di una guerra civile in Siria sono “semplicemente
coraggiosi”?
Ripeto, invidio le certezze di Bia. Ma io lascerei
spazio anche a valutazioni diverse: perché non ritenere le ragazze anche “avventate,
irresponsabili e sconsiderate”? Perché così scatta lo stigma della misoginia?
Ma non rischia di diventare paradossalmente anche questo, per quanto invertito,
un pregiudizio sessista?
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