28 gennaio 2015

L'APPROFONDIMENTO:LE ELEZIONI POLITICHE GRECHE

 Ieri 27 gennaio 2015 Alexis Tsipras ha formato il nuovo governo in Grecia.
Ce la farà a mantenere le  sfidanti  promesse elettorali?
Ce la farà a sconfiggere sul fronte interno  la cronica evasione fiscale per recuperare risorse e alleviare così le condizioni di vita dei greci meno abbienti?
C'è davvero all'orizzonte un nuovo corso per l'Unione europea, dopo la vittoria di Syriza alle elezioni greche?
 Tutta l'Europa ora guarda alla Grecia e alle mosse del  suo nuovo leader.Dopo la Grecia,potrebbe essere il turno della Spagna dove la formazione politica PODEMOS,unico vero partito fratello di Syriza, è in continua ascesa.E ,anche se di segno politico opposto,quello antieuropeista del Front National   di Marina Le Pen,dato come primo partito in Francia.In Italia invece il partito antieuropeista più forte,quello del Movimento Cinque Stelle si sta sgretolando di giorno in giorno davanti agli occhi di tutti.
Insomma,date queste premesse, si prospetta un anno sulle montagne russe per l'Unione Europea
 
Approfondiamo intanto il risultato delle elezioni  politiche greche con un commento pubblicato sulla newsletter di Affari Internazionali.

Elezioni greche
Tsipras, elettroshock al cuore dell’Ue
Gianni Bonvicini
26/01/2015
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Alexis Tsipras ce l’ha fatta. I pronostici della vigilia sono stati rispettati. Ora tocca a lui formare il nuovo governo di Atene.

Il cuore del suo mandato sarà il rinegoziato degli impegni greci con l’Unione europea (Ue) (e con la Trojka) sulla restituzione dell’enorme debito cumulato in questi ultimi anni.

Ma prima di chiedersi quali potranno essere le sue richieste e le risposte dell’Europa è opportuno cogliere il significato di queste elezioni ( vedi Scheda informativa ) che hanno visto l’emergere di una nuova forza politica estranea alla tradizionale dialettica socialisti-conservatori.

La crescita prepotente di Syriza rappresenta infatti un messaggio importante per il resto dell’Europa, le cui politiche non rispondono più alle necessità dell’economia reale.

In altre parole, la crisi finanziaria e monetaria che ha investito l’area euro si è trasformata in una vera e propria crisi politica e sociale. Essa colpisce larghe fasce della popolazione della zona euro e non si può risolvere solamente con politiche di disciplina fiscale o, come ha ripetuto più volte Tsipras, attraverso piani di austerità.

Di per sé, Syriza non è un movimento antieuropeo o anti-euro, ma una forza politica che vorrebbe “cambiare verso” all’Europa.

Il problema, tuttavia, è di capire come si possa riuscire a mettere assieme il diavolo e l’acqua santa, cioè di sposare disciplina con crescita, problema non nuovo neppure da noi se guardiamo alle pressioni in questa direzione esercitate dal nostro primo ministro Matteo Renzi.

Cancellazione del debito greco
Vanno quindi valutate fin da subito le richieste elettorali avanzate da Tsipras per comprenderne limiti e potenzialità.

La prima, a cui probabilmente non crede più neppure il leader greco, è la richiesta di una parziale cancellazione del debito greco, che oggi è arrivato al 177% del Pil interno pari a 330 miliardi di euro.

Tsipras ha infatti evocato in diverse occasioni una conferenza europea che tagli del 70-80% questa cifra, rifacendosi al precedente della Germania - sconfitta - che nel 1952 ottenne il taglio del 62% del suo debito di guerra. Paragone improponibile se non altro perché la Grecia ha volontariamente chiesto di entrare nell’euro, perfettamente conscia delle eventuali conseguenze negative di un mancato rispetto delle regole.

Questa proposta è chiaramente inaccettabile sia perché viola il trattato di Maastricht sia perché costituirebbe un precedente pericoloso per l’Ue nel caso di richieste analoghe da parte di paesi indebitati ben più “pesanti” della Grecia (Italia?).

Più probabile quindi che si possano ancora una volta ritoccare i termini della restituzione del debito senza fare saltare il tavolo delle regole comunitarie.

Sfuggire alle grinfie della Troika
La seconda richiesta è quella di uscire dalle “grinfie” della cosiddetta Troika, Commissione, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale.

Soprattutto nei confronti di quest’ultimo, vera “frusta” inflessibile nella richiesta di riforme e tagli di spesa, si è diretta l’animosità delle forze politiche greche e della popolazione.

In effetti ci si è sempre chiesti perché di fronte a un problema strettamente europeo ci si sia rivolti da un’istituzione internazionale basata a Washington.

Si sta quindi facendo strada in Europa l’idea di sostituire la Troika con uno speciale incarico alla sola Commissione europea sotto il controllo del Comitato di bilancio del Parlamento europeo, il che risponderebbe anche a un criterio di maggiore legittimità dei controlli nei confronti di un paese in difficoltà.

Se ciò avvenisse sarebbe un bel successo per Tsipras, ma certo non è decisione che si potrebbe prendere in pochi giorni o mesi.

Da piani di austerità a politiche di crescita
Infine vi è la richiesta di passare da un’esasperata politica di austerità a una di più decisa azione di crescita. Su questo terreno ormai ci stiamo movendo: la recente decisione della Bce sull’aumento di liquidità nel sistema monetario europeo, il piano Juncker di investimenti (circa 315 miliardi) e il pacchetto di misure sulla flessibilità proposto dalla Commissione sono importanti segnali di una nuova agenda europea indirizzata a ridare fiato all’economia.

Dobbiamo riconoscere che l’Italia, nel corso del suo semestre di presidenza, ha puntato molto sul decollo di politiche di questo tipo, che magari non saranno decisive in assenza di ulteriori riforme a livello nazionale, ma che in ogni caso indicano una maggiore attenzione verso i veri problemi dell’economia e dello sviluppo sociale.

Va tuttavia riconosciuto che se anche questo pacchetto dovesse diventare operativo, gli effetti rimarrebbero pur sempre parziali e limitati: certamente non sarebbero tali da rispondere alle richieste della Grecia, ma anche di altri paesi, fra cui il nostro, che guardano alla risposta europea ad Atene con grande preoccupazione.

Vale la pena tenere a mente le parole di Draghi che nel presentare il piano di quantitative easing ha fatto cenno alle responsabilità della politica, sia a livello nazionale attraverso le riforme, sia a livello europeo attraverso un passaggio coraggioso alla creazione di un vero governo dell’economia. Altrimenti non si riuscirà davvero a uscire da questo stato di crisi infinita.

Questo passaggio politico, se bene gestito dal resto dell’Ue, potrà allora confermare che il clima sta migliorando e che forse l’Europa ha deciso di cambiare rotta per dare una prima parziale risposta al diffuso euroscetticismo che ne mette in forse le sue stesse fondamenta politiche.

Lo shock di Atene sarebbe allora un evento positivo non solo per i greci, ma per l’intera Ue.

Gianni Bonvicini è vicepresidente vicario dello IAI.
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SCHEDA INFORMATIVA SULLA GRECIA


Grecia (gennaio 2015)

Situazione economica

Dal 2009 l’economica greca ha subito una contrazione del 20%

 Debito: 175% GDP

 Tasso di disoccupazione: 25% - Disoccupazione giovanile: 49%

 Dopo 6 anni di recessione, nel 2014 si è registrato un avanzo di bilancio ed è prevista una crescita del GDP dello 0,6%, che dovrebbe arrivare al 2,9% nel 2015.

Fallimento delle elezioni presidenziali

Le elezioni presidenziali si sarebbero dovute svolgere nel marzo 2015, allo scadere del mandato di Carolos Papoulias, ma sono state anticipate in risposta all’instabilità del Paese negli ultimi mesi.

 La coalizione di governo, formata dal partito di centro-destra Nuova Democrazia e dal partito socialdemocratico Pasok, non è riuscita a far eleggere il suo candidato alla Presidenza (Stavros Dimas, già Commissario europeo) nei tre round di votazioni in Parlamento nel dicembre 2014. Al terzo round erano necessari 180 voti, ma Dimas ne ha ricevuti 168.

 Per questo motivo, il Primo Ministro Antonis Samaras ha indetto elezioni parlamentari anticipate per il 25 gennaio.

Elezioni del 25 gennaio

Si sono eletti i 300 membri del Parlamento, che è a camera unica. I parlamentari sono eletti in 56 circoscrizioni con sistema proporzionale detto ‘rafforzato’. Il mandato è di 4 anni.

 Syriza, il partito di Alexis Tsipras, ha ottenuto il 36,34% dei voti, avanti di quasi 9 punti rispetto a Nuova Democrazia, partito di centro-destra dell’attuale Primo Ministro Antonis Samaras: Nuova Democrazia si è fermata infatti al 27,81%, ottenendo 76 seggi.

 Il Pasok, partito socialdemocratico guidato da Evangelos Venizelos e partner di governo di Nuova Democrazia dal 2012, è crollato al 4,68%, conquistando 13 seggi.

 Oltre a Syriza, Nuova Democrazia e Pasok, altri 4 partiti minori hanno superato la soglia del 3% necessaria per entrare in Parlamento:

o Alba Dorata (6,28% - 17 seggi)

o To Potami (6,05% - 17 seggi)

o Partito Comunista – KKE (5,47% - 15 seggi)

o ANEL - Greci Indipendenti (4,75% - 13 seggi)

 Il sistema elettorale greco prevede un bonus di 50 seggi per il partito che ottenga la maggioranza relativa. Con questo, Syriza è arrivato a 149 seggi: 2 in meno della maggioranza assoluta.

 Nei giorni passati, si era detto che il partner di coalizione più probabile fosse To Potami, partito moderato di centro-sinistra fondato nel 2014 da Stavros Theodorakis, popolare giornalista televisivo.

 Tsipras ha invece annunciato la formazione di una coalizione con ANEL, partito degli ‘Indipendenti’ di centro-destra, dichiaratamente anti-austerity. ANEL ha guadagnato 13 seggi, portando dunque la coalizione di governo ad una maggioranza di 162.

Programma elettorale di Syriza

Il programma elettorale di Tsipras è naturalmente incentrato sulle politiche economiche, e in particolare sulla fine dell’austerity e la promozione di nuove politiche per la crescita e contro la disoccupazione, soprattutto giovanile.

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Una prima fase comprende una riduzione delle tasse, l’aumento del salario minimo e una serie di misure in favore delle classi più disagiate (tra cui la reintroduzione della tredicesima e la gratuità dei trasporti pubblici).

 Una seconda fase consiste invece nella rinegoziazione delle condizioni dei prestiti: attualmente i prestiti erogati dalla troika alla Grecia ammontano a €240 miliardi (110 erogati nel 2010 e 130 nel 2012). Tsipras potrebbe chiedere la ristrutturazione di almeno la metà del debito. Secondo le condizioni del programma BCE+FMI+CE, l’ultima tranche degli aiuti avrebbe dovuto essere erogata a dicembre 2014, ma è stata posticipata perché la Grecia non è riuscita a raggiungere con la Commissione un accordo sul bilancio 2015. L’UE ha quindi concesso al governo greco due mesi supplementari per trovare un compromesso. Il prossimo governo dovrà quindi trovare un accordo entro febbraio per poter ricevere gli ultimi aiuti (per un ammontare di €10,8 miliardi).

Speculazioni su una possibile ‘Grexit’

Il 5 gennaio Der Spiegel ha scritto che il governo tedesco non teme un’eventuale uscita della Grecia dall’euro, in quanto, grazie ai meccanismi di protezione contro gli shock creati dall’UE, i rischi di contagio sono molto minori di quanto fossero nel 2010. Ha anche aggiunto che la ‘Grexit’ sarebbe praticamente inevitabile in caso di vittoria di Syriza alle elezioni. L’annuncio ha provocato un forte aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato greci (che avevano già subito un forte rialzo a seguito del fallimento delle elezioni presidenziali e dell’annuncio di elezioni anticipate).

 La cancelliera Merkel ha smentito la notizia, sostenendo che la posizione tedesca nei confronti della Grecia non è cambiata, e che l’UE continuerà quindi a sostenere l’integrità dell’unione monetaria. Ha anche affermato di essere certa che la Grecia rispetterà gli impegni presi con i creditori internazionali.

 Tsipras ha annunciato che l’uscita dall’euro non è nelle intenzioni del suo partito.

 Alba Dorata, Greci Indipendenti e KKE (partito comunista) sono partiti anti-austerity che potrebbero sostenere un’uscita dall’euro.

 I sondaggi stimano la percentuale di greci che vuole restare nell’euro tra il 60 e il 75%.

 Conseguenze negative di una possibile ‘Grexit’: le istituzioni europee (che detengono l’80% del debito sovrano greco) non vedrebbero ripagati i prestiti concessi; rischio di contagio se altri partiti europei (Podemos, Front National, Die Linke, Movimento 5 Stelle) premono per seguire il modello di Syriza.





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