di Francesco Rosi
speculazione immobiliare e conflitto d’interessi
Grazie Maestro!
Grazie Maestro!
In occasione della recente scomparsa di Francesco Rosi,
l’ultimo grande maestro del neorealismo, Il Dipartimento di Architettura
dell’Università Roma Tre, ha organizzato una proiezione del suo film Mani sulla città del 1963.
Erano molti anni che non lo rivedevo e ne sono rimasta
entusiasta: un autentico capolavoro. Il film vinse il Leone d'oro al Festival di Venezia nello stesso
anno. Ero troppo piccola per aver
visto il film quando è uscito ma ricordo distintamente l’ambiente, le
automobili (quasi tutte Fiat o Alfa Romeo), le timide pubblicità in un’Italia
all’inizio del suo boom economico. Napoli, città natale del regista, è un soggetto ricorrente nella
sua filmografia: era già ne La sfida del 1958, la ritroveremo in Lucky
Luciano del 1973 in Cadaveri eccellenti del 1976 e in Tre
fratelli del 1981. Francesco Rosi realizza anche per la televisione Diario
napoletano del 1992, un film inchiesta sulla situazione urbana napoletana,
con rievocazioni dei luoghi della sua infanzia.
La tematica della speculazione edilizia, la classe politica,
la realtà urbana e sociale sono drammaticamente attuali e pertanto sono rimasta
affascinata dall’intelligenza, intuizione e coraggio che ha avuto Rosi nel
portarle sullo schermo. Le mani sulla città, infatti, denuncia la speculazione immobiliare che
porta a derogare il PRG e svela i meccanismi che permettono agli interessi
politici di coincidere con quelli economici. Quello di Rosi è
stato un film in qualche misura precognitore arrivando vent’anni prima di “Mani
Pulite” (…per quello che è servito!) e trenta prima del palese conflitto di
interessi nel nostro Governo. Francesco Rosi afferma: "L'aspetto negativo della
speculazione immobiliare non consiste soltanto nella distruzione della città e
nell'aspetto caotico che essa assume, ma anche nella distruzione di una cultura
a vantaggio di un'altra in cui l'uomo non trova più posto" e così ricorda
Raffaele La Capria co-sceneggiatore del film: "Napoli è stata una delle
città più devastate da una speculazione immobiliare oscena; era una città
bellissima e sono riusciti a rovinare tutto, anche la salute e la vita dei suoi
abitanti".
Gli attori sono bravissimi: Rod Steiger che interpreta
l’imprenditore corruttore e consigliere senza scrupoli, sembra un vero napoletano
anche nell’incedere; Salvo Randone che interpreta il neo-eletto Sindaco
democristiano è strepitoso, mentre il bravo
consigliere comunale comunista non è un attore
ma un vero politico e sindacalista. Infatti, Carlo Fermariello è stato consigliere comunale a
Napoli dagli inizi degli anni ’50 e, per la figura del consigliere De
Vita, si è ispirato al
famoso architetto comunista Luigi Cosenza che si batté contro Achille Lauro, Sindaco
di Napoli negli anni anni ‘50.
L’uso
del bianco e nero della fotografia di Gianni Di Venanzo e le sonorità
metalliche della musica di Piero Piccioni creano un clima oppressivo che dà al
film una velatura da thriller
politico. Ma ciò che più mi ha
fatto molto effetto è vedere che non c’era neanche una donna in tutto il
Consiglio Comunale e che l’unica donna rappresntata del
film è l’amica di Maglione (interpretato da Guido Alberti) una bionda un po’
svampita con cagnolino bianco (precognizione anche questa?).
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