10 gennaio 2015

LE MORTI DI CHARLIE HEBDO HANNO COLPITO LA MIA EUROPA

 
 
 
Che le stragi avvengano in Medio Oriente, in Africa, nei Balcani, in Oriente o persino negli Stati Uniti, sollecitava la mia attenzione come osservatore distaccato. Quelle che sono avvenute in Europa, a Madrid, a Londra,...erano “attentati” che sarebbero – nella mia visione – potuti accadere in altre metropolitane e in altri luoghi. La specificità europea, a torto o a ragione – non mi sembrava messa in discussione.
La strage di giovani in un’isola della Svezia, poteva sembrare la follia di uno di noi, , che voleva un Europa vichinga e conquistatrice e non conquistata, roba da nazisti,ariani, ecc... 
Le morti del Charlie Hebdò, hanno colpito la “mia Europa”.
Ho scoperto di essere europeo fino al midollo. Di amare questo vecchissimo pezzo di mondo e di portarmelo tutto dentro.
Sono stati uccise persone che incarnavano oggi, lo spirito volterriano, degli enciclopedisti e dei libertini che avevano creato "la borghesia” e si erano liberati dalle pastoie dell’ipse dixit, dalla religione occhiuta e crudele, dai parassiti della nobiltà, e che oggi, senza nessuna attenzione al “politicamente corretto” suscitando discussioni infinite sul “rispetto” dovuto alla religione o alla politica o ad altri moloch, continuavano la tradizione tutta europea della insubordinazione alle convenzioni, ai credi, al potere, che affonda le proprie radici nella Grecia di Sofocle, Democrito, Epicuro e poi di Ovidio e poi dell’umanesimo e del rinascimento....
Ho sentito scossa l’Europa che amo e di cui mi sento parte, che ho dentro, diversa da ogni altra cosa.
E’ tutta immaginazione? E’ una costruzione mentale? Certo, ma è quello che ho assorbito fin da piccolo.
Allora, per ragionare, ritrovando il distacco necessario, ci ho dovuto dormire su.
Anche “il distacco necessario” mi viene dall’Europa: la capacità di autocritica, quella di seguire razionalità  e di cercare giudizi non partigiani per convenienza, di esaminare le proprie inclinazioni con il massimo di severità possibile (almeno dal punto di vista sociale)...
Allora di quest’ Europa che ha creato l’Occidente e di questo Occidente che ha conquistato il mondo, bisogna parlare, secondo me, per capire cosa sta succedendo.
 
Allora, è in virtù di questa  necessità razionale di giudizio distaccato, deposito culturale di cui andare orgogliosi, che non ci si puo limitare alla visione nostalgica di una Europa che è quasi del tutto scomparsa.
Ho sentito dibattiti e dibattiti su quello che è accaduto.
Da tutti  - in un modo o nell’altro – è stato ricordato un vecchio adagio – di quelli che ci fanno sentire bene:
la nostra civiltà difende e difenderà sempre l’espressione libera di ogni opinione.
E’ uno degli stereotipi con cui l’occidente assolve se stesso
Non solo non è mai stato vero, ma nasconde persino una ipocrisia di cattiva coscienza.
In teoria, se si va fino in fondo, questo vuol dire che tutto può essere detto: anche discorsi di “cattivi maestri”, se, senza incitare al delitto, predicano i loro  valori irrinunciabili e le loro  verità indiscutibili.
Ma, su menti deboli, non importa se islamiche o ariane,  “principi irrinunciabili e verità assolute” agiscono in modo dirompente.
La miscela esplosiva si innesca quando verità assolute si mescolano a povertà,  precarietà, assenza di futuro. Il detonatore diventa l’irrisione. I presunti assassini di Parigi non sono immigrati clandestini
Il fanatismo diventa un’arma potente nelle mani di chi ha subito, nel mondo, la violenza del potere occidentale diretto o esercitato da intermediari, ancora più odiosi.
Il reclutamento dei soliti,  destinati a uccidere e morire, avviene sempre sbandierando verità e principi elementari e potenti, vestiti di sacro.
Le religioni della trascendenza, tutte, fioriscono tra i poveri e i diseredati, cui è facile dare a bere che l’unico futuro, l’unico baluardo e l’unica ricompensa a una vita invivibile, è un dio. Sfioriscono dove c’è opulenza, scalzate da una diversa fede forse più crudele: quella della ricchezza e del potere.
Tra le religioni del libro, cristianesimo e islam stanno convergendo (la paura e l’ostilità dei ricchi evangelici e delle gerarchie conservatrici cattoliche per il crescere del pauperismo religioso, della teoria della liberazione o, oggi, per un papato “anomalo” in occidente, sono la cartina di tornasole, fiutate persino da menti mediocri come quella del nostro Salvini ).
La religione ebraica ha invece lasciato il posto alla difesa del gruppo, ricco, occidentale per forza e necessità, baluardo in un mondo che sta scrollandosi di dosso l’egemonia occidentale, pretendendo di sostituirla, in un modo cruento, confuso, dagli esiti sconosciuti, con una propria, dove ai poveri viene consegnata la fede in dio e ai ricchi, però,  quella occidentale del mercato.
Così si sta dividendo il mondo intero: tra ricchi e detentori del potere che, tutti, ovunque, si assomigliano; pochi, agguerriti, che fanno leggi e decidono i contenuti della “civiltà”; e poveri, tantissimi da sempre, o nuovi a ingrossarne le fila, cui fanatismo e ribellione daranno più coraggio in un mondo in cui le differenze diventano sempre più stridenti e ostentate.
Qui, in occidente, sarà sempre più difficile stare con il mercato e insieme  con Bergoglio. Alla fine si dovrà scegliere e scherarsi.
Dilagherà il fanatismo cui si risponderà con altro fanatismo. In fondo questo vuol dire schierarsi, a questo punto.
Dai fanatismi non ci si difende nè si possono arginare, una volta che sono stati messi in moto.
Al fanatismo declinato con il  terrorismo, alla creazione di insicurezza endemica,alla paura, risponderà quello della tecnologia, delle libertà negate, della creazione di ghetti, di nuova e diversa oppressione e di altra paura.
Houellebeck, modestissimo scrittore, è segnale dello scontro tra fanatismi.
Lo sfaldamento della egemonia occidentale e la trasversale  polarizzazione del mondo tra opulenza e povertà, alimenta scenari imprevedibili e catastrofici.
L’Europa, oggi marginale e “a rimorchio”, sballottata e confusa, è teatro di guerre quasi mai sue, contro cui le difese sono impossibili mentre  la paura alimenta la follia di impossibili rigurgiti di grandezza.
 
Umberto Pradella

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