Terza appuntamento su Tre Righe delle considerazioni di Umberto a seguito dei tragici fatti di Parigi .Seguiamolo nelle sue riflessioni.
Chi
ci leggesse e non avesse familiarità con il nostro gruppo di discussione, avrebbe a disposizione alcune
ipotesi interpretative:
·
L’invasione
degli spazi europei da parte di orde di immigrati, sarà pressochè costituita da
islamici provenienti dal medio oriente e dall’ Africa musulmana. Asiatici in
genere: cinesi, indiani, sud-est asiatici, non parteciperanno ai grandi flussi
migratori del futuro, nemmeno tanto lontano.
·
Gli
immigrati, di qualunque provenienza, saranno, prevalentemente, persone che
“sceglieranno” l’Europa come meta, ma che posti di fronte al “giuramento” di
accettazione della Way of life del vecchio continente, potrebbero decidere di
cambiare idea, visto che saranno edotti del fatto che se si rifiutassero,
sarebbero rimpatriati, o peggio, sottoposti a dure e immediate sanzioni.
Essendo una scelta, e conoscendo le regole,
molti rinuncerebbero a venire da noi e sceglierebbero mete più permissive o
addirittura preferirebbero rimanere dove sono.
·
Il
giuramento con cui gli immigrati
dichiareranno di uniformarsi alle regole della civiltà ospitante, ci metteranno
al riparo da terroristi subdoli; soltanto alla seconda generazione, i loro
figli, nati in Europa, decideranno di rivoltarsi contro la terra che li ha
accolti
·
L’immigrazione
musulmana prevaricante; composta di intransigenti integralisti, non accetterà
il melting pot culturale, ma pretenderà di uniformare e plasmare l’intera
società europea secondo i canoni della legge coranica. Il papato abbandonerà
Roma e le confessioni cristiane europee e i laici – timorosi e pavidi – si
arrenderanno al credo delle masse dominanti.
·
L’unica
possibilità di sopravvivenza almeno culturale, per gli europei tremebondi – se
non avranno in fegato di costruire una barriera impenetrabile e respingente,
attorno all’europa intera – sarà quella di abbandonare il continente e migrare,
a loro volta, in territori dove l’islamismo non possa raggiungerli, sperando di
essere accettati in un paese che incomincia a vedere come il fumo negli occhi
gli immigrati “non WASP” e che si difende (malamente) dai latinos, con barriere
lunghe migliaia di chilometri e pattugliamenti costanti.
·
Per
ovviare alla diminuzione della popolazione e quindi del livello dei consumi
necessari a garantire almeno i livelli attuali di ricchezza, si riconoscerà che
l’accoglienza di milioni di immigrati è necessaria, ma strateghi accorti – se
ne può dedurre- mentre scoraggeranno i flussi islamici, favoriranno quelli
dalla Mongolia, dalla Siberia, dalla Cina non musulmana, dall’India indù
(fieramente nemica dell’Islam e garanzia di contrasto efficace alla
islamizzazione).
Devo
obiettare che le correnti migratorie non sono una “scelta” di condizioni migliori, ma il risultato di
catastrofi umanitarie
La
gente non abbandona i propri luoghi, se
non per evitare – nella stragrande maggioranza – la pressochè sicura fine della
vita per mancanza di mezzi di sussistenza o per violenza gemeralizzata che conduce alla morte.
Le
masse che si spostano – è sempre avvenuto – non sono controllabili, a
prescindere dal buon cuore o dal platonismo infantile di chiunque.
Tra
le masse che si spostano sarà sempre
impossibile evitare la presenza di individui che non accetteranno la loro
sorte e si ribelleranno tragicamente.
Tra
i discendenti degli immigrati, offesi a torto o a ragione, dalla convinzione –
vera o presunta – di essere emarginati e sfruttati, sarà statisticamente sempre
possibile trovare chi cederà alla pressione e si rivolterà in modo cruento e
imprevedibile.
Persone
manipolanti, che sappiano sfruttare le religioni – islam o induismo o
cristianesimo o ebraesimo.... – in momenti di profondi cambiamenti degli asseti
geopolitici, ormai mondiali, quando le elites dominanti dell’una e delle altre
parti – scossi gli assetti precedenti e non più sostenibili - si scontreranno per formare nuove gerarchie,
approfitteranno, come sempre, di queste situazioni marasmatiche, finchè un
nuovo assetto di equilibrio, favorevole a nuovi dominanti, non sarà raggiunto.
Qualcuno
potrebbe pensare che tutto questo si possa risolvere con atteggiamenti
riformisti e con il riconoscimento di
eccessive
disuguaglianze da correggere e così via.
Credo
che non accaddrà, come non è mai accaduto.
Tutti
questi discorsi – che si sono focalizzati
sul disastro francese – sono incominciati molto tempo fa, sulla base di considerazioni
che mi hanno sempre visto nella parte del pessimista per antonimasia, convinto
che la fine vicina della ideologia capitalistica e le enormi disuguaglianze
provocate dal regime liberista della concorrenza senza limiti, si sarebbero
risolte in una tragedia epocale, in cui le vecchie idee di progresso,benessere,
civiltà sarebbero state rimescolate in modo violento.
Mi
è stato consigliato di vedere il bicchiere mezzo pieno; di sorridere e di
pensare che “la sinistra” avesse ancora un preciso significato e che non era
vero che una guerra tra masse di
diseredati e manipoli di pochi ricchi e potenti fosse inevitabile, ma che, una
politica capace di ridurre gli eccessi di ingiustizia qui e ovunque, riducendo
le differenze troppo stridenti, avrebbe evitato il peggio.
Oggi
trovo quasi tutti arroccati su una difesa impossibile degli assetti che ci
vedono privilegiati.
Vedo
irrobustirsi atteggiamenti dettati dalla paura e da nascente “razzismo” almeno
culturale.
Vedo
avanzare la tentazione di dar ragione ai vari Salvini o Le Pen.
Mi
trovo spiazzato.
Da
pessimista senza speranza, mi scopro incapace di sentirmi minacciato dall’islam
e quindi incoscentemente ottimista.
Scopro
che le mie tristezze (per la fine di una “civiltà” cui sento di appartenere fin
nel midollo – la civiltà della borghesia -mai esistita davvero in Italia, dove
si è confusa con il ceto medio - che non mi obbligano a indossare armature di
sorta, ma a considerare, con il massimo di lucidità possibile, le colpe morali,
politiche e strategiche della mia stessa
parte, la cui involuzione è alla radice dei mali moderni e degli sconquassi
conseguenti), sono viste come cedimenti imbelli di fronte alle ombre di una
catarsi inevitabile.
Non
è infrequente accorgersi in ritardo di essersi scambiati i panni.
Umberto Pradella
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