La vicenda degli alloggi "dimenticati" al prezzo di una pizza del Comune di Roma mette in evidenza il difficile rapporto tra buona amministrazione e consenso.
E' indubbio, infatti, che tutta l'opacità che da sempre regna
su questi appartamenti ubbidisce alla logica dei pubblici
amministratori di non farsi nemici (gli inquilini), cioè di non
precludersi un buon pacchetto di voti alle elezioni, pretendendo
canoni adeguati dai legittimi occupanti o cacciando gli abusivi.
Ma di "pacchetti di voti" a Roma ce ne sono tanti. Come quelli
dei dipendenti Atac o la lobby dei tassisti, dei ristoratori con
tavolini in quarta fila, ecc.
Tutte situazioni sbilanciate a vantaggio dei privati e a danno
dell'interesse pubblico, che qualche sindaco ha provato a
regolare, con trattative incerte e risultati modesti.
Poi arriva Tronca, un commissario che non ha il problema di
garantirsi la rielezione o accumulare consenso da investire in
altre scalate politiche. E mette sotto la lente affittopoli, non
solo pubblicando tabulati, indirizzi e cifre - già redatti dalle
precedenti consiliature, ma accuratamente custoditi - ma vuole
anche capire le connivenze nella PA capitolina che hanno permesso
questo danno erariale. Poi, senza mai ridere, nomina Rettighieri
all'Atac un direttore generale con il mandato di fare pulizia. E
abbassare l'indecente inefficienza e assenteismo dell'azienda dei trasporti
Insomma, questo grigio funzionario sta dimostrando come si può
rimettere ordine anche nel caos dell'amministrazione romana,
perché insensibile al consenso.
Ne esce la bocciatura a pieni voti della politica e
dell'opinione pubblica, che non la selezione né controlla. Una
situazione che impone una profonda riflessione sulla decadenza
della democrazia di fronte agli attacchi delle lobby e la
diserzione individualistica dei cittadini.
Un uomo solo al comando non è un bene, neanche quando lavora
bene.
Massimo Marnetto
www.libertaegiustizia.it
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