20 febbraio 2016

Recensione film: THE END OF THE TOUR di James Ponsoldt



THE END OF THE TOUR
Regia di James Ponsoldt
con Jason Segel e Jesse Eisenberg



Il film “The End of the Tour” del regista James Ponsoldt narra la bella storia dell’incontro dei due David scrittori, intellettuali (entrambi di seconda generazione) americani così come raccontato nel libro-intervista “Come diventare se stessi”. Tutto il film è imperniato sui loro dialoghi, scritti dall’esordiente Donal Margulies. Bravi gli attori Jason Segel e Jesse Eisenberg, ma bravi anche gli spettatori che devono reggere un ritmo veloce e piuttosto smart.
Uno dei due protagonisti è il più famoso romanziere trentaquattrenne David Foster Wallace - definito dal “New York Times” un «Emile Zola post-millennio» - che deve presentare il suo ultimo libro “Infinite jest“ di più di 1000 pagine! L’altro è il giornalista trentenne, a sua volta scrittore e futuro autore del libro “Come diventare se stessi”, David Lipsky che lo vuole intervistare per la nota rivista “Rolling Stone”. Nell’inverno del 1996 i due passeranno cinque intensi giorni assieme, dove sembrerebbe ci sia un gioco di specchi e talvolta uno scambio delle parti di “chi intervista chi.” Wallace è un ragazzone timido pieno di contraddizioni: ironico e depresso, con un grande desiderio di affetto ma anche con un grande ego, solitario ed esibizionista, assetato di successo ma sfuggente la mondanità. Vive solo con due grossi cani trovatelli in una casa semi-sperduta lontano dai riflettori e insegna nella piccola Università dello Stato dell’Illinois. Wallace ha paura dei sentimenti, non vuole lasciarsi andare perché poi è troppo difficile abituarsi all’assenza dell’affettività; tende alle dipendenze di cui o se ne tiene lontano e le accoglie in pieno (alcool, televisione, tabacco…). Ha avuto varie esperienze diverse di vita dall’aver praticato vari sport ad aver fatto lavori umili. L’altro David invece è rappresentato un po’ più vicino allo stereotipo dell’ebreo intellettuale newyorkese, intelligente e seduttivo, più “integrato” e metropolitano, decisamente in carriera, anche un tantino viziatello.
Lipsky avendo una stima profonda del Wallace saggista ha avuto l’idea di scriverne la storia, pertanto è partito da New York con l’obiettivo di conoscere una persona sicuramente complessa e difficile e per verificare anche alcune dicerie: si faceva di eroina? è stato in una clinica psichiatrica? I due sulle prime si studiano, poi si piacciono, e alla fine diventano profondamente amici. In un rapporto così breve ma così carico, i protagonisti riescono anche a litigare per gelosia. James Ponsoldt riesce a ribaltare le regole delle identificazioni: all’inizio lo spettatore si identifica nel ragazzo in soggezione davanti al genio, mano a mano invece si tende a farlo nel fragile nel più intrigante e fragile scrittore.
Tutta la vicenda si svolge una ventina di anni fa, così come sottolineano le canzoni scelte come colonna sonora, ma alcune tematiche tipicamente maschili “adolescenziali” - come ad esempio il problema del rapporto con le ragazze e con la masturbazione - sembrano essere precedenti, più vicine a “Il giovane Holden” che è ambientato all’inizio degli anni ’50.
A causa del tour promozionale per l’uscita del nuovo libro, si passa dall’Illinois al Minnesota e le scene sono molto significative: da un lato lo skyline del Central Business District di Minneapolis con i suoi grattacieli post-moderni, dall’altra i non-luoghi come le stanze anonime di alberghi, le caffetterie, le stazioni di servizio e i giganteschi parcheggi. Bella e sconvolgente, per l’appunto, è la scena della ricerca affannosa dell’auto presa a noleggio e lasciata parcheggiata all’aeroporto un paio di giorni prima.
Il film, considerato di uno stile molto “indipendente”, è stato presentato in Selezione Ufficiale al Festival di Roma del 2015 e ha ottenuto gran successo di critica. Il regista James Ponsoldt già due anni fa era stato acclamato al Sundance Festival per il suo precedente film “The Spectacular Now”.

Ghisi Grütter

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