THE END OF THE TOUR
Regia di James Ponsoldt
con Jason Segel e Jesse
Eisenberg
Il film “The End
of the Tour” del regista James Ponsoldt narra la bella storia dell’incontro
dei due David scrittori, intellettuali (entrambi di seconda generazione)
americani così come raccontato nel libro-intervista “Come diventare se stessi”. Tutto il film è imperniato sui loro
dialoghi, scritti dall’esordiente Donal Margulies. Bravi gli attori Jason Segel
e Jesse Eisenberg, ma bravi anche gli spettatori che devono reggere un ritmo veloce
e piuttosto smart.
Uno dei due protagonisti è il più famoso romanziere
trentaquattrenne David Foster Wallace - definito dal “New York Times” un «Emile
Zola post-millennio» - che deve presentare il suo ultimo libro “Infinite jest“ di più di 1000 pagine! L’altro
è il giornalista trentenne, a sua volta scrittore e futuro autore del libro “Come diventare se stessi”, David Lipsky
che lo vuole intervistare per la nota rivista “Rolling Stone”. Nell’inverno del
1996 i due passeranno cinque intensi giorni assieme, dove sembrerebbe ci sia un
gioco di specchi e talvolta uno scambio delle parti di “chi intervista chi.”
Wallace è un ragazzone timido pieno di contraddizioni: ironico e depresso, con
un grande desiderio di affetto ma anche con un grande ego, solitario ed
esibizionista, assetato di successo ma sfuggente la mondanità. Vive solo con
due grossi cani trovatelli in una casa semi-sperduta lontano dai riflettori e
insegna nella piccola Università dello Stato dell’Illinois. Wallace ha paura
dei sentimenti, non vuole lasciarsi andare perché poi è troppo difficile
abituarsi all’assenza dell’affettività; tende alle dipendenze di cui o se ne
tiene lontano e le accoglie in pieno (alcool, televisione, tabacco…). Ha avuto
varie esperienze diverse di vita dall’aver praticato vari sport ad aver fatto
lavori umili. L’altro David invece è rappresentato un po’ più vicino allo
stereotipo dell’ebreo intellettuale newyorkese, intelligente e seduttivo, più
“integrato” e metropolitano, decisamente in carriera, anche un tantino
viziatello.
Lipsky avendo una stima profonda del Wallace saggista
ha avuto l’idea di scriverne la storia, pertanto è partito da New York con
l’obiettivo di conoscere una persona sicuramente complessa e difficile e per
verificare anche alcune dicerie: si faceva di eroina? è stato in una clinica
psichiatrica? I due sulle prime si studiano, poi si piacciono, e alla fine diventano
profondamente amici. In un rapporto così breve ma così carico, i protagonisti riescono
anche a litigare per gelosia. James Ponsoldt riesce a ribaltare le regole delle
identificazioni: all’inizio lo spettatore si identifica nel ragazzo in
soggezione davanti al genio, mano a mano invece si tende a farlo nel fragile
nel più intrigante e fragile scrittore.
Tutta la vicenda si svolge una ventina di anni fa, così
come sottolineano le canzoni scelte come colonna sonora, ma alcune tematiche
tipicamente maschili “adolescenziali” - come ad esempio il problema del
rapporto con le ragazze e con la masturbazione - sembrano essere precedenti,
più vicine a “Il giovane Holden” che è ambientato all’inizio degli anni ’50.
A causa del tour
promozionale per l’uscita del nuovo libro, si passa dall’Illinois al Minnesota
e le scene sono molto significative: da un lato lo skyline del Central Business District di Minneapolis con i suoi
grattacieli post-moderni, dall’altra i non-luoghi
come le stanze anonime di alberghi, le caffetterie, le stazioni di servizio e i
giganteschi parcheggi. Bella e sconvolgente, per l’appunto, è la scena della
ricerca affannosa dell’auto presa a noleggio e lasciata parcheggiata
all’aeroporto un paio di giorni prima.
Il film, considerato di uno stile molto “indipendente”,
è stato presentato in Selezione Ufficiale al Festival di Roma del 2015 e ha
ottenuto gran successo di critica. Il regista James Ponsoldt già due anni fa
era stato acclamato al Sundance Festival per il suo
precedente film “The Spectacular Now”.
Ghisi Grütter
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