Continua la protesta silenziosa dei professori universitari di cui già Tre Righe si è occupata il mese scorso.La vicenda è balzata nuovamente agli onori della cronaca con un articolo di qualche giorno fà pubblicato dal Corriere della Sera in cui ,tra l'altro, viene riportato,come caso significativo, l'esperienza del professore Giuseppe Mingione ,sicuramente uno dei più insigni professori di matematica italiani,e dei mezzi messi a sua disposizione per poter fare ricerca.
Ma leggiamo questa breve nota di Gurung, che riassume i termini della vicenda,prima di leggere l'articolo del Corriere.
Ma leggiamo questa breve nota di Gurung, che riassume i termini della vicenda,prima di leggere l'articolo del Corriere.
Una parte dei Professori Universitari sta esercitando una
protesta “silenziosa” nei confronti del Governo Renzi, rivolta in particolare
al Ministro dell’Università.
Essendoci stato il blocco degli stipendi per sei anni cioè
dal 2010 al 2015 compreso, la legittima richiesta vuole che gli anni siano
almeno riconosciuti giuridicamente. Ciò vuol dire una serie di cose ma la più
grave è che questi anni di lavoro non vengono riconosciuti ai fini
pensionistici né ai fini di avanzamento di carriera. Interrotto parzialmente
il blocco da gennaio 2016 (non di tutte le categorie insieme) si ricomincia
come se niente fosse successo e in termini economici ci potrebbe essere circa
un aumento di 100 euro invece di 350 che sarebbero spettati.
Altro punto del contendere è che tutte le altre categorie di
statali hanno avuto il ripristino dello stipendio da gennaio 2015 esclusi i
docenti universitari che lo hanno avuto dal 2016.
La situazione di lavoro dei docenti universitari è in sofferenza
per la mancanza di aule e di strutture per la didattica, per i tagli dei fondi
di ricerca, per la mancanza di nuovi posti a sostituzione dei docenti andati in
pensione e adesso anche per il taglio degli stipendi.
Il rifiuto di comunicare i propri “prodotti” scientifici
(libri, articoli, saggi ecc. ecc.) nei rispettivi siti falsa la VQR , cioè la
Valutazione Qualità della Ricerca – ormai si comunica solo per acronimi - per
la quale vengono dati dei fondi agli Atenei e ai diversi Dipartimenti e penalizza
gli stessi docenti che si rifiutano, a loro volta, anche di essere valutatori. Considerata
da alcuni baroni una battaglia
“impropria”, lo sciopero bianco continua in tutta Italia facendo in modo che
molti Atenei stanno slittando la deadline di
consegna dei prodotti.
Gurung
UNIVERSITÀ
La protesta del super matematico
che fa ricerca senza ottenere fondi
Giuseppe Mingione è uno dei 99 matematici più citati del mondo. In 4 anni ha avuto 3 mila euro di finanziamenti contro il 250 mila dei suoi colleghi stranieri. «Per questo ho deciso di boicottare la valutazione della ricerca. Difendo la mia dignità professionale»
di Orsola Riva
Giuseppe
Mingione, 43 anni, ordinario di Analisi Matematica all’università di
Parma, Medaglia Stampacchia nel 2006, European Research Council Award
nel 2007, Premio Caccioppoli nel 2010, il suo nome figura fra quello dei
99 matematici più citati del mondo
Alzi la mano chi non è d’accordo con il principio sacrosanto che le
università italiane debbano essere valutate e che chi è più bravo vada
anche premiato economicamente per la qualità del proprio lavoro. «Certo
che sono d’accordo. Io sono più che favorevole alla valutazione ma il
punto è che a queste condizioni di autentico maltrattamento
professionale non ci sto — dice Giuseppe Mingione, docente di Analisi
Matematica all’università di Parma —. Ed è per questo che ho deciso di
boicottare la Vqr per protesta».
La battaglia contro la Vqr 2011-2014
Con
l’acronimo Vqr si indica il processo di valutazione della qualità della
ricerca partito nel 2011 e terminato a luglio 2013 con la pubblicazione
della classifica delle università migliori sul fronte della produzione
scientifica (in testa Padova). Un’operazione di trasparenza utile,
almeno sulla carta, sia per studenti e genitori che ai fini
dell’assegnazione di una parte del Fondo di finanziamento ordinario su
base premiale. Attualmente è in corso la seconda edizione della Vqr,
perché il giudizio sulle università deve essere periodicamente
aggiornato sulla base dei prodotti più recenti. A ogni docente è stato
chiesto di presentare due pubblicazioni effettuate fra il 2011 e il 2014
e di inviarle all’Anvur, l’organismo indipendente che è stato
incaricato dal ministero di valutare la ricerca in base a un criterio
bibliometrico che incrocia il numero di citazioni su riviste
scientifiche internazionali con il prestigio delle stesse. Tutto molto
semplice e molto chiaro, apparentemente. E invece no. Da mesi ormai la
Vqr è finita nel mirino di diversi critici: a macchia di leopardo un po’
in tutta la penisola si moltiplicano mozioni e appelli al boicottaggio.
Il sito Firmiamo.org ha pubblicato una petizione che invita alla
disobbedienza civile. I firmatari contestano un sistema che si serve del
cavallo di Troia della valutazione per portare avanti una politica di
strozzamento delle università: erosione dei fondi e del diritto allo
studio, mortificazione della didattica. I ricercatori della Rete29aprile
hanno lanciato l’hashtag ironico #VQRstaiserena.
Il blocco degli scatti di anzianità
Poi
c’è il fronte che protesta contro il blocco degli scatti stipendiali e
contro la mancanza di finanziamenti. «Sono diventato ordinario nel 2006 a
33 anni. Da allora però non ho visto riconosciuta la mia anzianità di
servizio che è stata incredibilmente annullata, con conseguente danno
economico, una cosa che non mi risulta abbia riscontro in alcun sistema
universitario di mia conoscenza — spiega Mingione —. E questo lo ritengo
lesivo della mia dignità professionale». E che professionalità!
Medaglia Stampacchia nel 2006, European Research Council Award nel 2007,
Premio Caccioppoli nel 2010, il suo nome figura fra quello dei 99
matematici più citati del mondo (Highly Cited Researchers 2015).
Attaccanti e portieri della ricerca
«Io
non sono un medico o un ingegnere, sono un matematico, dipendo
totalmente dai soldi pubblici. Ma il fondo per la ricerca di base è
stato praticamente azzerato. Negli ultimi 4 anni per le mie ricerche
avrò preso 2/3 mila euro in tutto, mentre i miei collaboratori europei
anche più giovani di me nel frattempo viaggiano sui 250 mila euro.
Quando si arriva a questi livelli di mortificazione professionale,
qualunque protesta va bene». Anche il boicottaggio della Vqr? «Certo.
Ripeto: io non sono contro la valutazione, tutt’altro. Ma mi sono
scocciato di essere trattato così. Se poi vogliamo essere pignoli, ci
sarebbe da dire qualcosa anche sui criteri della Vqr. In questi quattro
anni ho prodotto 16 lavori di prima fascia (il massimo per la Vqr).
Perché devo limitarmi a presentarne due? È come se durante una partita
di calcio un giocatore venisse messo in panchina dopo che ha segnato due
gol». In questo modo — spiega Mingione — si finisce per perseguire una
linea di mediocrità. L’impressione è che il vero scopo della Vqr non sia
premiare le eccellenze ma stanare i presunti fannulloni. «Un concetto
più delicato di quello che sembra — aggiunge Mingione —. In università
non siamo tutti uguali: c’è chi fa più ricerca e chi si dedica
maggiormente alla didattica. Per restare al calcio, sarebbe ingiusto
pretendere di misurare un portiere o anche solo un difensore in base ai
gol che hanno segnato. Quindi chi fa di più dovrebbe poterlo far pesare.
Inoltre la Vqr prende in considerazione un periodo di tempo troppo
breve, almeno per alcuni settori. Io scrivo cose che richiedono tempo
per essere capite. Le mie ricerche più citate sono di 15 anni fa».
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