Il pensiero lungo non è amato dagli italiani, perché capire è faticoso.
Parlo di decisioni che leghino problemi e soluzioni, articolate
per più interventi e più anni. Quella che si chiama pianificazione
e che serve a raggiungere miglioramenti durevoli, strutturali.
Un esempio di questa soluzione di lungo periodo è la lotta
all'inquinamento urbano. Che richiederebbe una concatenazione di
innovazioni nella mobilità (efficiente servizio pubblico e basso
impatto), nel lavoro, per limitare il pendolarismo (telelavoro e
decentramento), nell'urbanistica (riuso aree degradate e
pedonalizzazioni), alternative al mezzo privato (condivisione di
auto, condivisione di percorsi).
Si preferisce invece l'emergenza e la politica della
contingenza. Ovvero, nel caso dell'inquinamento urbano, quando si
alzano le polveri, scatta il palliativo delle targhe alterne.
Il fatto è che le politiche strutturali richiedono un tempo che
supera quello di rielezione del politico di turno e quello della
prospettiva di comprensione di un elettore medio.
Meglio l'emergenza. Il politico fa la sua bella figura da
decisionista; il cittadino medio si deresponsabilizza nella forza
maggiore.
Non si risolve nulla, ma ognuno può continuare a farsi gli
affari propri.
Senza la fatica di capire, pretendere, provvedere. Ma con ampia
libertà di lamentarsi e maledire (gli altri).
Massimo Marnetto
www.libertaegiustizia.it
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