Il quesito di Predella è interessante, oltre che
attualissimo. Per rispondere ci vuole tempo e grande ponderazione, oltre che
non avere idee preconcette.
Io le idee preconcette le ho.
Per il momento più che dare risposte al problema attuale,
vorrei riandare ai tempi antichi, quando fu formato il primo nucleo di quella
che sarebbe dovuta diventare l’Europa Unita.
Al di là delle visioni dei grandi Padri, dopo la guerra e le
stragi, l’idea che fosse possibile l’unione fraterna di nazioni che si erano
combattute per più di mille anni, pareva la panacea che avrebbe scongiurato le
inimicizie e le incomprensioni. Si ottenne il MEC, ( così si chiamava allora ) ossia
una unione doganale, in cui le tasse
protettrici venivano man mano eliminate.
Era il 57 ( vado a memoria ) e l’Italia era in pieno boom,
la Germania, ancora divisa progrediva ma stava ancora arrancando. La Francia
non aveva ancora avuto la riforma costituzionale voluta da De Gaulle e si affaticava
con governi ancora più deboli di quelli italiani. Il BENELUX viveva di vita
propria, con una economia stabile. Una unione economica, dunque, ma nella quale
molti vedevano già lo sbocciare di qualcosa di grande. O meglio ci speravano.
Lontano, in America e nell’Unione sovietica, questo MEC
veniva guardato con occhi diversi: in piena guerra fredda, gli USA non potevano
vedere che con interesse il sorgere di un grosso complesso di nazioni amiche
che avrebbero potuto avere anche un peso politico schierato dalla sua parte.
Lo stesso pensiero, naturalmente, gravava sulle spalle dell’Unione
Sovietica, che vedeva come fumo negli occhi il sorgere di una nuova grande
potenza a lei ostile. Da cui le scritte: “ NO ALL’ITALIA NEL MEC” messo su
tutti i muri a cura del PCI ( di gloriosa tradizione )
Gli anni passano, le nazioni progrediscono, le rispettive
posizioni cambiano. L’idea di una unione politica non si è mai riuscita ad
affermare. La CEE ottiene alcuni risultati, molte nazioni si presentano per
essere ammesse. Tra le prime il Regno unito e l’Irlanda. Ma l’EUROPA resta un
nano politico. Immaginiamoci se Inghilterra, Francia e Germania avrebbero mai
potuto mettersi d’accordo su una politica estera comune, con l’Inghilterra
ancora e sempre ancorata alla politica USA!.
L’Inghilterra si trova a disagio nel sentirsi trattata alla
pari dalle altre nazioni, in un consesso che per lei forse, è meno importante
del Commonwealth. Non è mai entrata in sintonia, non ha accettato la guida a
destra ( a differenza della Svezia e dell’Islanda ) Non ha accettato il sistema
metrico decimale, che sa ancora di rivoluzione, non accetta nemmeno l’ora
valida in tutta Europa. C’è l’ostacolo dell’ agricoltura.
E’ una nazione europea? Sarebbe impossibile non definirla
tale, ma forse si va più vicini se si dice che l’Inghilterra è l’Inghilterra. Ricordo
ancora i tempi in cui non partecipava ai campionati mondiali di calcio e si
accettava che si disputassero partite Inghilterra contro il resto del mondo.
Si arriva alla caduta del muro, a Gorbaciov. Per gli USA l’esistenza
di una seconda grande potenza occidentale, che gli avrebbe potuto fare
concorrenza a livello mondiale, non era più una opportunità, ma un ostacolo.
Ricordo ancora che lo pensai il giorno stesso della caduta: chissà se l’Europa
andrà avanti, adesso.
L’unione della Germania ridesta le aspirazioni di predominio
tedesche, non imperialiste, questa volta, ma economiche ( che poi è quello che
conta). L’Inghilterra ( a ragione ) non partecipa ai piccoli progressi che fa l’Europa:
Schengen e Maastricht. Non vuole vincoli. Prevede, forse, quello che accadrà
con la Germania che vuole primeggiare e che conduce i trattati in sede europea secondo
le proprie esigenze. Non può essere seconda, dopo avere vinto la guerra.
Non c’è modo di farla restare. E farla restare come prima
inter pares non è utile. Se vogliamo avere una qualche speranza di avere ancora
una Unione Europea, deve andarsene. Meglio così, era un’ostacolo
Mi dispiace per l'Inghilterra, si decideno andarsene de la UE,con le possibile perdide delle sue "colonie",ma loro sono y saranno sempre parte d'influenza politica e economica,non solo in Europa,e diventerebbeno un elite satellitare a favore del imperio USA.La UE,dovrebbe continuare a costruire l'ideale del manifesto Ventotene, perché è fondamentale un equilibrio di poteri nel mondo.Secondo me questo è valido anche per l'America Latina.Quiza arriverà un giorno che il mondo sia uno solo come lo è, cioè un nuovo ordine mondiale de l'uguaglianza, la giustizia sociale e la giusta distribuzione della riqueza senza scapito dei lavoratori di tutto il mondo.Con la scienza e la tecnologia in mano del popolo questo sarà possibile, ma ce molta strada ancora di eseguire in questo processo storico inevitabile.
M.C.
Cercherò di rispondere "senza preconcetti" a U.P. se ne sarò capace con una successiva mail.
Con questa voglio brevemente commentare ed integrare l'intervento di P.G.
Si tratta di un intervento che fornisce una buona ricostruzione storica del percorso che ha portato alla costruzione dell'Unione Europea di oggi.
Va peraltro integrato citando la CECA cioè la Comunità Europea del Carbone dell'Acciaio creata ad iniziativa di Monnet e Schuman nel 1951 il cui trattato ha anticipato la costituzione
della Comunità economica europea istituita nel 1957 con il Trattato di Roma.
Veniamo al calcio. Qui P.G. mostra qualche lacuna.
Dice : Ricordo ancora i tempi in cui non partecipava ai campionati mondiali di calcio e si accettava che si disputassero partite Inghilterra contro il resto del mondo.
Non è proprio così.
Il Regno unito nel 1920 si ritirò dalla FIFA per evitare di affrontare le nazionali dei paesi contro i quali combatté nella prima guerra mondiale. A partire dal 1950 ha sempre partecipato regolarmente ai campionati mondiali ed europei con quattro squadre : Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord.
Va anche detto che per molti anni tutti gli incontri di calcio che l'Inghilterra disputava a casa propria erano rigorosamente arbitrati da un arbitro inglese. Oggi non è più cosi.
Ai campionati europei 2016 in Francia partecipano : Inghilterra, Irlanda del Nord e Galles. Eliminata la Scozia.
Citando il professore dirò a P.G. : Paolo la storia del calcio non fa per te.
J.G.
29.03
Torno brevemente sulla questione GB versus UE, per dare una ulteriore informazione, se fosse sfuggita.
Nella
mia mail al riguardo citavo genericamente opinioni – seppur
autorevolissime – che, nel divorzio tra UE e GB, vedevano per
quest’ultima, conseguenze rovinose.
C’è
un dato reale e lampante che dà la misura del timore per il
peggioramento delle condizioni della GB, se lasciase la UE, ed è il
valore del cambio Sterlina /Euro, all’avvicinarsi del referendum.
L’economia
dell’Inghilterra sta meglio di quella del “continente” e la sua
inflazione è molto più vicina al livello “traguardo” fissato dalla BCE.
La BCE ha portato i tassi sui cepositi al – 0,40% e sembra sia pronta a fare ancora di più.
La BcE ha escluso tassi negativi.
In queste condizioni, la sterlina dovrebbe apprezzarsi rispetto all’ euro,invece ha perso l’11%, tornando ai livelli del 2014.
La
ragione di questa anomalia è la paura che il referendum decida l’uscita
dalla UE: nelle rilevazioni inglesi periodiche, circa il risultato del
referendum, il vantaggio del “sì” alla UE di tre punti, a marzo si è
ridotto a 0, 9 punti.
A maggior ragione non riesco a spiegarmi la accondiscendenza negoziale della UE.
umberto .
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